Il meccanismo mediatico di mobilitazione dell’opposizione pubblica mediante l’esclusiva leva dell’indignazione è uno strumento sempre più usurato. Il richiamo all’antifascismo fondato solo sul bisogno morale di riconoscimento dell’altro, si riduce a bandiera estetica.

L’antifascimo depoliticizzato*

Già qualche settimana fa, da una bella inchiesta di Fanpage, è emerso il profondo radicamento del razzismo nelle file dei gruppi giovanili di Fratelli d’Italia. Oggi il tema è riemerso sulle pagine di Repubblica con alcuni esempi di vergognoso antisemitismo.

Che il partito di Giorgia Meloni sia formato da gente che ama frequentare i bassifondi della storia era del resto cosa nota. Quello che però ora mi chiedo è se l’emersione di questo schifo possa essere combattuto soltanto con la ricerca di una reazione morale da parte dell’opinione pubblica.

Comincio infatti a temere che il meccanismo mediatico di mobilitazione dell’opposizione pubblica mediante l’esclusiva leva dell’indignazione sia uno strumento sempre più usurato.

Quello che del resto mi pare che manchi nella lotta all’antisemitismo e più in generale al razzismo è la sua politicizzazione. In passato la lotta al razzismo era il tratto distintivo dei gruppi sociali organizzati della sinistra.

Questo non significa che i Radicali o il PLI fossero meno antirazzisti. Vuole soltanto dire che l’ostilità al razzismo era un tratto interno ai modi in cui le classi lavoratrici e operaie rappresentavano se stesse e concepivano la propria lotta, là dove per altre formazioni quell’argomento era appunto solo un tema morale, legato al comportamento civico, all’ideale del buon cittadino.

Dopo la catastrofe delle formazioni socialcomuniste, anche anche la sinistra ha assunto una dimensione interclassista. Non esiste più un’identità operaia. Non esistono più gruppi sociali distinguibili in base ai loro bisogni materiali e all’indirizzo delle loro scelte politiche nel conflitto tra capitale e lavoro.

E anche i temi riferibili all’antirazzismo, dunque legati a una consapevolezza storica delle forme di sfruttamento e di costruzione del nemico hanno perso quell’aggancio alla dimensione della lotta politica regredendo a scelta morale, secondo l’ottica liberale che assegna al singolo la responsabilità di autodeterminarsi al di fuori delle mediazioni sociali che invece agivano a sinistra.

Questo rivolgimento ha prodotto una perdita politica enorme. Era del resto proprio questa la consapevolezza storico-sociale che consentiva a Pci e Psi di essere fieri sostenitori della causa palestinese senza cedere nulla, niente all’antisemitismo.

Oggi invece l’antirazzismo fondato solo sul bisogno morale di riconoscimento dell’altro, avulso da qualsiasi ragionamento politico, privo di inquadramento storico, rischia di provocare un’opposizione fragile, prepolitica, puramente emozionale, quasi come un passatempo o una bandiera estetica incapace di vedere al di fuori dell’esteriorità la complessità del fenomeno razzista.

Insomma, Fratelli d’Italia, di cui era facilmente intuibile la vicinanza alle più becere e vergognose manifestazioni della destra italiana, oggi ha reagito con durezza verso i propri militanti razzisti.

La mia impressione è che però a lungo andare questi atteggiamenti verranno sempre più tollerati e che l’onda morale di indignazione si stemperi trasformando quella che dovrebbe essere un’eccezione in un’abitudine da accettare fatalisticamente.

D’altra parte non ha suscitato reazioni concrete il fatto che un fascistone come La Russa divenisse la seconda carica dello stato. La stessa risposta dei partiti è stata debole e questo perché in fondo l’estrema destra al potere è concepita come qualcosa di inevitabile dal momento che chi agitava la bandiera antirazzista, parallelamente, ha sostenuto battaglie sociali contro i lavoratori e contro le classi popolari.

La china è dunque già da tempo negativa e senza una ripoliticizzazione dei temi oggi lasciati al moralismo, prenderà una piega ancor più pericolosa.

* Ripreso dalla pagina FB di Paolo Desogus

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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