Francesco Cecchini
ll libro “Desde nuestro rincón de lucha” è stato presentato in varie città del Paraguay e dell’Argentina, Asunciòn e Buenos Aires tra le altre. Il programma di presentazioni e dibatti continua, ultimamente, mercoledì 17 maggio, è stato presentato a Posadas, Argentina. Agustín Acosta, Simeón Bordón, Basiliano Cardozo, Gustavo Lezcano, Roque Rodríguez y Arístides Vera sono sei prigionieri politici paraguaiani condannati a 35 anni per i quali si chiede la liberazione.
A Buenos Aires, lo scorso 25 aprile, alla presentazione sono intervenuti Perla Alvarez Britez de CONAMURI, Paraguay, Fabricio Arnella del Movimiento 138, José Schulman della Liga Argentina por los Derechos del Hombre, Eduardo Soares della Gremial de Abogados e Claudia Korol di Pañuelos en Rebeldía. Perla Alvarez Britez ha affermato: “Durante il processo, che è stato molto irregolare, non vi è stata nessuna prova che li collegasse all’omicidio e sequestro di persona. Il Paraguay è uno stato borghese, che risponde alla classe oligarchica e crea leggi per difendere questa. Almeno 41 articoli del codice di procedura penale nel processo sono stati violati. La legge borghese viene violata per poter condannare non dei fatti, ma un’ideologia, un pensiero. Per questo diciamo che questi compagni sono prigionieri politici.”
I sei campesinos sono stati sottoposti a due processi. Il primo perché erano membri della direzione del partito Partido Patria Libre (PPL è stato un partito politico marxista e anti-imperialista), accusato del rapimento e l’omicidio di Cecilia Cubas Gusinky figlia del ex presidente del Paraguay, Raúl Cubas Grau . I sei furono accusati di omissioni di aiuto, perché a conoscenza di un sequestro non informarono le autorità. Furono prociolti in assenza di indizi. Siamo nel 2005. Furono, quindi, liberati e iniziò una persecuzione con minacce telefoniche a loro e alle loro famiglie. La procura riaprì un nuovo processo. Questo fu illegale. I processi conclusi non possono essere riaperti per la stessa ragione. I 6 chiesero asilo politico in Argentina, ma le autorità paraguaiane emisero un ordine di cattura. Nello stesso tempo l’avvocato della famiglia Cubas, Enrique Bacchetta, oggi senatore del Partito Colorado, Raúl Cubas e Mirta Gusinky, madre di Cecilia Cubas e ora senatrice del Partito Colorado viaggiarono in Argentina per avere un colloquio con la Corte Suprema argentina e richiedere che i 6 venissero estradati. Per due anni e sette mesi, sono stati prigionieri nelle carceri argentine di Villa Devoto di Marcos Paz. Nel 2008 furono estradati e imprigionati in Paraguay. Solo nel 2012 iniziò il processo e nel luglio di quell’anno furono condannati a 35 anni; non furono riconosciuti gli anni trascorsi nelle prigioni argentine. Significativo è che la sentenza fu pronunciata poco tempo dopo il golpe contro Fernando Lugo.
Claudia Korol nell’introduzione ha scritto: “Dieci di anni in prigione, soffrendo la punizione per un crimine che non hanno commesso. Dieci anni subendo la vendetta crudele di un potere narcosojero che li tiene in ostaggio per scoraggiare le lotte popolari. Lo scopo è quello di criminalizzare il movimento contadino e le sue lotte.”
In questo senso questo caso assomiglia a quello del massacro di Curuguaty, avvenuto 3 mesi prima.
https://www.pressenza.com/it/2015/06/curuguaty-una-ferita-nelle-vene-aperte-dellamerica-latina
Va ricordato che durante la dittatura militare di Stroessener, dal 1954 al 1989, furono assassinati centinaia di campesinos, non vi è una contabilità esatta. Dal 1989 ad oggi, in una fase che viene definita democratica i campesinos uccisi, compresi quelli di Curuguaty, sono stati 150.
Il libro raccoglie lettere inviate e ricevute dai 6 prigionieri politici, comunicati stampa e articoli sulla loro situazione nel corso dei loro primi dieci anni di carcere ed è uno strumento, assieme alle presentazioni e ai dibattiti, della campagna per la liberazione di Agustín Acosta, Simeón Bordón, Basiliano Cardozo, Gustavo Lezcano, Roque Rodríguez y Arístides Vera. Le lettere sono gli strumenti con i quali questi campesinos comunicano con la società e continuano a fare lavoro politico e intellettuale per contribuire all’analisi della situazione del Paraguay, a dimostrazione che, mentre sono stati privati della libertà fisica, rimane fermo il loro impegno per l’emancipazione della classe operaia e dei contadini.
I sei lavorano nella prigione di Tacumbú, Asunciòn, per guadagnare qualcosa e inviarlo alle famiglie, inoltre fanno corsi formazione per altri prigionieri. Agustín Acosta, che era il segretario generala del Partido Patria Libre quando è stato imprigionato in Argentina, è il portavoce del gruppo e ha affermato: ” Collaboriamo a formare criteri di giudizio in questo mondo inumano che dobbiamo vivere ogni giorno.”
La Liga Argentina por los Derechos del Hombre, la Comisión de Familiares dei sei, la Federación Juvenil Comunista e il Partido Comunista dell’Argentina sono gli organizzatori delle presentazioni in Argentina e partecipano alla campagna per la liberazione dei 6 prigionieri politici.
Il link con il testo completo di “Desde nuestro rincón de lucha” è il seguente:
http://libertadalos6.org/uploads/imagenes/67LOS6WEB.pdf