Ho letto con amarezza e sconforto le ultime dichiarazioni di Pier Luigi Bersani, a cui, nonostante tutto, va riconosciuto il merito di esprimere quello che pensa in maniera chiara. In sostanza Bersani dice che occorre fare rinascere il centrosinistra – e fin qui non è una novità – attraverso una federazione di forze politiche, tra cui deve esserci necessariamente il pd renziano. Qui sta il primo dato problematico: Bersani prende atto del risultato delle primarie, che evidentemente pensava – illudendosi – sarebbero andate in modo diverso e riconosce il pd, da cui è uscito in maniera clamorosa, come elemento fondante dello schieramento di centrosinistra. Qui sta la parte più scivolosa del suo ragionamento: ne è egli stesso consapevole e infatti tenta di distinguere tra il gruppo dirigente renziano e i militanti renziani, questi ultimi secondo lui certamente legati al centrosinistra, dato non scontato per i primi. E proprio per questo Bersani spiega che renzi non può essere il federatore di questo nuovo centrosinistra. L’ex segretario del pd dice di avere in mente diverse figure che potrebbero svolgere questo ruolo, ma di questi possibili e immaginifici federatori cita soltanto Giuliano Pisapia.
Se il contributo di Bersani e dei suoi amici alla ricostruzione della sinistra in Italia si ferma qui, allora ringrazio, rifiuto e vado avanti. Conoscendo un po’ Bersani e i suoi amici temevo che la montagna avrebbe partorito questo asfittico topolino. Certamente non voterò per Mdp se la prospettiva è quella di sostenere un centrosinistra con dentro il pd, perché il partito di renzi ormai non fa più parte di questo schieramento, non ne fanno più parte i suoi dirigenti né molti dei suoi iscritti: quelli del pd sono un’altra cosa, sono quello che in Francia è rappresentato da Macron, un movimento che si definisce di sinistra solo perché ha un’idea alta dei diritti civili. Ma pensare che le persone omosessuali si possano sposare non significa essere di sinistra; e infatti in Europa molti partiti dichiaratamente di destra sostengono questa tesi. Ho l’impressione che anche Bersani, che pure dice – giustamente – che “la sinistra esiste in natura” ha dimenticato cosa significhi essere di sinistra, probabilmente perché da tempo, da molto tempo prima che nascesse il pd, ha smesso di esserlo o almeno ha smesso di fare politiche di sinistra.
Naturalmente sono consapevole che nel pd è rimasta anche una quota non irrilevante di persone che davvero sono di sinistra, le conosco, so quanto valgono, ho lavorato insieme a loro troppi anni per non sapere cosa possono ancora dare, ma la scelta di rimanere in quel partito, per quanto umanamente comprensibile, è politicamente miope.
Sento che Pisapia, uno dei possibili federatori, parla di “nuovo Ulivo”. No, basta. E dobbiamo dirlo prima di tutto noi, che abbiamo fatto quello vecchio, perché siamo stati noi a mettere le basi per il jobs act, per le privatizzazioni selvagge dei servizi pubblici, per la vendita ai privati dei beni comuni, per tutto quello che adesso imputiamo a renzi. E’ colpa nostra se è nato renzi: o lo riconosciamo – e Bersani non mi pare disposto a farlo – o moriamo. Probabilmente a questo punto la seconda opzione è quella preferibile, perché finché noi continueremo a fare politica, ci sarà qualcuno che crederà che la sinistra è lo schifo che siamo stati noi a partire dagli anni Novanta del secolo scorso. La sinistra deve liberarsi di noi, del nostro buon senso, della nostra moderazione, della nostra capacità di essere corretti, deve gettarci via in maniera definitiva. E quindi dovete essere politicamente scorretti, smoderati, radicali, rivoluzionari perfino, tutto quello che noi non siamo stati, non abbiamo voluto essere. Prima lo farete meglio sarà.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…