La crisi tra Arabia saudita e Qatar si riverbera sulle opposizioni, sempre più divise, costrette ad arretrare per l’avanzata di Damasco. I raid israeliani al confine sud e il bellicismo trumpiano sono la dimostrazione dell’incapacità di sconfiggere il presidente siriano
di Michele Giorgio – Il Manifesto
Roma, 01 luglio 2017, Nena News – Il ragionamento di Abdelbari Atwan, noto analista arabo e direttore di Raya al Youm, è semplice. Se i soldati siriani avanzano rapidamente sul campo di battaglia e il presidente Bashar Assad, con l’appoggio della Russia, si rafforza ogni giorno di più sul piano politico e diplomatico; se il Qatar e l’Arabia saudita, che finanziano e armano fazioni jihadiste e qaediste in Siria, sono divisi e sull’orlo di una guerra; se l’opposizione sta vivendo i suoi giorni peggiori, perché mai Damasco dovrebbe ricorrere all’uso armi chimiche mettendosi contro mezzo mondo?
La risposta a questo interrogativo è che l’amministrazione Trump, accusando la Siria di essere «sul punto di usare le armi chimiche», da un lato conferma il fallimento, evidente, della sua strategia e dei suoi alleati occidentali e arabi volta a rovesciare Assad; e dall’altro segnala di essere pronta, con ampie forze, a scendere sul campo di battaglia contro Damasco e contro l’Iran, il suo obiettivo principale, che in Siria rafforza il suo ruolo e la sua presenza.
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