Una rete di traffici d’armi che coinvolge almeno 17 Stati. L’Operazione Timber Sycamore, nei suoi vari aspetti, è il caso criminale più importante di traffico di armi nella Storia. [Thierry Meyssan]
La giornalista investigativa bulgara Dilyana Gaytandzhieva
Redazione21 luglio 2017megachip.globalist.it
Una rete di traffici d’armi che coinvolge almeno 17 Stati
«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°248
di Thierry Meyssan.
Negli ultimi sette anni, in Siria sono stati illegalmente introdotti armamenti per diversi miliardi di dollari, un fatto che in sé è sufficiente a smentire la narrazione secondo cui questa guerra sarebbe una rivoluzione democratica. Numerosi documenti attestano che il traffico è stato organizzato dal generale David Petraeus, dapprima in veste pubblica, tramite la CIA, di cui è stato direttore, poi in veste privata, tramite la società finanziaria KKR con l’aiuto di alcuni funzionari di alto livello statunitensi e internazionali, fra cui il segretario generale aggiunto dell’Onu. Così il conflitto, che era inizialmente un’operazione imperialista degli Stati Uniti e del Regno Unito, è diventato un’operazione capitalistica privata, mentre a Washington l’autorità della Casa Bianca veniva contestata dallo Stato profondo. Nuovi elementi mostrano ora il ruolo segreto dell’Azerbaigian nell’evoluzione di questa guerra.
In che modo i jihadisti di Aleppo venivano riforniti di armi bulgare?
DAMASCO (Siria) – In occasione della liberazione di Aleppo e la cattura dello stato maggiore saudita in loco, la giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva constatò la presenza di armi del suo paese in nove magazzini abbandonati dai jihadisti. Notò con attenzione le indicazioni sulle scatole e, una volta tornata a casa, indagò sul modo in cui le armi erano state consegnate in Siria.
Dal 2009 – con la breve eccezione del periodo tra il marzo 2013 e il novembre 2014 – la Bulgaria è stata governata da Boiko Borissov, un personaggio pittoresco, espresso da una delle principali organizzazioni criminali europee, la SIC. Ricordiamo che la Bulgaria è un membro della NATO e dell’Unione europea e che nessuna di queste due organizzazioni ha mosso la minima critica contro l’arrivo al potere di un capomafia, identificato da tanto tempo dai servizi internazionali di polizia.
È dunque chiaramente a rischio della propria vita che Dilyana Gaytandzhieva ha scoperto l’organizzazione e i redattori del giornale di Sofia, Trud, hanno pubblicato la sua inchiesta [1].
Se la Bulgaria è stata uno dei principali esportatori di armi in Siria, ha in ciò ricevuto aiuto dall’Azerbaigian.
Il gigantesco traffico d’armi della CIA contro l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e l’India
Dall’inizio delle primavere arabe, la CIA e il Pentagono hanno organizzato un gigantesco traffico di armi in violazione di numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Tutte le operazioni alle quali faremo qui menzione sono illegali in termini di diritto internazionale, comprese quelli organizzate pubblicamente dal Pentagono.
Per quanto riguarda il traffico di armi, anche quando gli individui o le società private fanno da paravento, è impossibile esportare attrezzature sensibili senza l’autorizzazione dei governi interessati.
Tutte le armi che vogliamo citare, tranne i sistemi di intelligence elettronica, sono di tipo sovietico. Per definizione, benché si pretenda che degli eserciti dotati di armi di tipo NATO siano effettivamente i destinatari finali di queste forniture, questo è impossibile. Questi eserciti servono solo a coprire il traffico.
Sapevamo già che la CIA aveva fatto appello alla SIC e a Boiko Borisov per produrre urgentemente una quantità di Captagon destinata ai jihadisti, prima in Libia, poi in Siria. Dall’inchiesta di Maria Petkova, pubblicata nella Rete di segnalazione investigativa balcanica (BIRN), sapevamo che tra il 2011 e il 2014 la CIA e la SOCOM (Pentagono Special Operations Command) avevano acquistato armi per 500 milioni di dollari dalla Bulgaria per conto dei jihadisti. Poi, in seguito, abbiamo appreso che altre armi erano state pagate dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti e trasportate da Saudi Arabian Cargo e Etihad Cargo [2].
Secondo Krešimir Žabec, del quotidiano di Zagabria Jutarnji list, alla fine del 2012, la Croazia ha consegnato 230 tonnellate di armi ai jihadisti siriani per un valore di 6,5 milioni di dollari. Il trasferimento in Turchia è stato gestito da tre Ilyushin della compagnia Jordan International Air Cargo, e le armi sono state poi paracadute dall’esercito del Qatar [3].
Secondo Eric Schmitt del New York Times, l’intero sistema era stato creato dal generale David Petraeus, direttore della CIA [4].
Nel 2012, quando Hezbollah tentò di scoprire il traffico CIA/SOCOM, venne commesso un attentato contro un certo numero di turisti israeliani all’aeroporto di Burgas, centro nevralgico di quel traffico. Ignorando l’inchiesta della polizia bulgara e la relazione del medico legale, il governo di Borisov accusò del crimine Hezbollah mentre l’Unione europea classificò la Resistenza libanese come un’«organizzazione terroristica» (sic). Abbiamo dovuto aspettare la caduta provvisoria di Borisov prima che il ministro degli esteri, Kristian Vigenin, sottolineasse che questa accusa fosse del tutto destituita di fondamento.
Secondo una fonte vicina al PKK, nel maggio e nel giugno 2014, i servizi segreti turchi hanno noleggiato treni speciali per consegnare armi ucraine a Raqqa, ossia a ciò che a quel tempo veniva chiamato Emirato islamico in Iraq e in Siria, ora conosciuto come Daesh. Le armi ucraine sono state pagate dall’Arabia Saudita, così come un migliaio di veicoli Hilux (pick-up a doppia cabina) appositamente modificati per resistere alle sabbie del deserto. Secondo una fonte belga, l’acquisto dei veicoli era stato negoziato con la ditta giapponese Toyota dalla società saudita Abdul Latif Jameel.
Secondo Andrey Fomin della Oriental Review, il Qatar, che non voleva essere tagliato fuori, ha acquistato per i jihadisti la versione più recente del complesso di difesa missilistica Air “Pechora-2D” presso la società statale ucraina UkrOboronProm. La consegna è stata effettuata dalla società cipriota Blessway Ltd [5].
Secondo Jeremy Binnie e Neil Gibson della rivista professionale di armamenti Jane’s, il comando militare Sealift della US Navy ha pubblicato due bandi nel 2015 per il trasporto delle armi dal porto rumeno di Costanza fino al porto giordano di Aqaba. Il contratto è stato vinto dalla Transatlantic Lines [6].
È stato eseguito il 12 febbraio 2016, subito dopo la firma del cessate il fuoco da parte di Washington, in violazione del suo impegno.
Secondo Pierre Balanian di Asia News, questo sistema è stato esteso nel marzo 2017 con l’apertura di una linea marittima regolare della compagnia statunitense Liberty Global Logistics, che collega Livorno (Itaia) / Aqaba (Giordania) / Gedda (Arabia Saudita) [7].
Secondo il geografo Manlio Dinucci, era destinata principalmente alla consegna di blindati in Siria e in Yemen [8].
A quanto riferiscono i giornalisti turchi Yörük Işık e Alper Beler, gli ultimi contratti dell’era Obama sono stati eseguiti da Orbital ATK, che ha organizzato, attraverso Chemring e Danish H. Folmer & Co, una linea regolare tra Burgas (Bulgaria) e Gedda (Arabia Saudita). Per la prima volta stiamo parlando non solo di armi prodotte dalla Vazovski Machine Building Factory (VMZ) (Bulgaria) ma anche da Tatra Defense Industrial Ltd. (Repubblica Ceca) [9].
Molte altre operazioni si sono svolte in segreto, come dimostrano gli affari del carico Lutfallah II, ispezionato dalla Marina militare libanese il 27 aprile 2012, o il cargo Trader, battente bandiera del Togo, ispezionato dalla Grecia il 1° maggio 2016.
Il totale di queste operazioni rappresenta centinaia di tonnellate di armi e munizioni, forse anche migliaia, prevalentemente pagate dalle monarchie assolute del Golfo, con il pretesto di sostenere una «rivoluzione democratica». In realtà, le petro-dittature intervenivano solo per dispensare l’amministrazione Obama dal rendere conto al Congresso statunitense (Operation Timber Sycamore) e fargli prendere lucciole per lanterne [10].
Tutto questo traffico era sotto il controllo personale del generale David Petraeus, dapprima attraverso la CIA, di cui era direttore, poi tramite la società di investimenti finanziari KKR, per la quale ha lavorato successivamente. Ha beneficiato dell’assistenza di alti funzionari, occasionalmente sotto la presidenza di Barack Obama e poi – massicciamente – sotto quella di Donald Trump.
L’operazione Sycamore (legno di sicomoro) è il più grande caso di traffico d’armi nella storia.
Il ruolo fin qui segreto dell’Azerbaigian
Secondo Sibel Edmonds – ex agente dell’FBI e fondatrice della National Security Whistleblowers Coalition – l’Azerbaigian, sotto il presidente Heydar Aliyev, dal 1997 al 2001 ha ospitato a Baku il numero 2 di Al-Qa’ida, Ayman el-Zawahiri. Ciò è stato fatto su richiesta della CIA. Sebbene fosse ufficialmente ricercato dall’FBI, l’uomo che era allora il numero 2 della rete internazionale jihadista viaggiò regolarmente in aerei della NATO in Afghanistan, Albania, Egitto e Turchia. Ha inoltre ricevuto frequenti visite dal principe Bandar bin Sultan dell’Arabia Saudita [11].
Per i suoi rapporti in materia di sicurezza con Washington e Riad, l’Azerbaigian – la cui popolazione è tuttavia in prevalenza sciita – si aggiunge alla sunnita Ankara, che lo sostiene nel suo conflitto con l’Armenia per la secessione della Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh).
Heydar Aliyev è morto negli Stati Uniti nel 2003, e gli è succeduto suo figlio Ilham Aliyev. La Camera di Commercio USA-Azerbaigian divenne il retrobottega di Washington, e vedeva accanto al presidente Aliyev personaggi del calibro di Richard Armitage, James Baker III, Zbigniew Brzeziński, Dick Cheney, Henry Kissinger, Richard Perle, Brent Scowcroft e John Sununu.
Secondo Dilyana Gaytandzhieva, nel 2015, il ministro per i trasporti Ziya Mammadov mise la compagnia statale Silk Way Airlines a disposizione della CIA, con spese a carico dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti. L’assai poco scrupoloso ministro degli esteri, Elmar Mammadyarov inviò richieste di omologazione dei «voli diplomatici» a varie sue ambasciate, il che ha protetto i voli da ispezioni in base alla Convenzione di Vienna. In meno di tre anni, oltre 350 voli hanno beneficiato di questo straordinario privilegio.
Anche se, ai sensi dei trattati internazionali, i voli civili e diplomatici non sono autorizzati a trasportare materiale militare, le richieste di riconoscimento come «voli diplomatici» richiedono l’esplicita menzione del carico trasportato. Tuttavia, su richiesta del Dipartimento di Stato USA, ci furono almeno Afghanistan, Germania, Arabia Saudita, Bulgaria, Congo, Emirati Arabi Uniti, Ungheria, Israele, Pakistan, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Turchia e Regno Unito a chiudere gli occhi su questa violazione del diritto internazionale, proprio come avevano ignorato i voli della CIA fra le loro prigioni segrete.
In meno di tre anni, la Silk Way Airlines ha trasportato armamenti per un valore di almeno un miliardo di dollari.
Ricollegando argomenti diversi, la giornalista Dilyana Gaytandzhieva ha scoperto un vasto sistema che ha rifornito allo stesso modo i jihadisti non solo in Iraq e in Siria, ma anche in Afghanistan, Pakistan e Congo – sempre a carico di sauditi ed emiratini. Alcune delle armi consegnate in Arabia furono reindirizzate in Sudafrica.
Le armi trasportate in Afghanistan sarebbero pervenute ai Taliban, sotto il controllo degli Stati Uniti, che fingono di combatterli. Quelle consegnate in Pakistan erano probabilmente destinate a commettere attentati islamisti in India. Non sappiamo chi fosse il destinatario finale delle armi consegnate alla Guardia repubblicana del presidente Sassou N’Guesso nel Congo o quelle consegnate nel Sudafrica del presidente Jacob Zuma.
I principali mercanti d’armi erano le aziende statunitensi Chemring (già menzionata), Culmen International, Orbital ATK (pure già menzionata) e Purple Shovel.
Oltre alle armi di tipo sovietico prodotte dalla Bulgaria, l’Azerbaigian, sotto la responsabilità del ministro dell’industria della difesa Yavar Jamalov, acquistò delle scorte in Serbia, Repubblica ceca e anche in altri Stati, dichiarando ogni volta che l’Azerbaigian era il destinatario finale di questi acquisti. Per quanto riguarda il materiale elettronico di intelligence, Israele ha messo a disposizione la ditta Elbit Systems, che ha finto di essere il destinatario finale, in quanto l’Azerbaigian non ha il diritto di acquistare questo tipo di apparecchiature. Queste eccezioni attestano il fatto che il sistema Azerbaigian, sebbene richiesto dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, sia stato controllato dall’inizio alla fine da Tel Aviv.
Lo stato ebraico, che ha finto di essere neutrale lungo tutto il conflitto siriano, ha comunque bombardato molte volte l’Esercito arabo siriano. Ogni volta che Tel Aviv ha riconosciuto i fatti, ha usato il pretesto di aver distrutto le armi destinate agli Hezbollah libanesi. In realtà, tutte queste operazioni, forse con una sola eccezione, sono state coordinate con i jihadisti. Così oggi apprendiamo che Tel Aviv ha supervisionato le consegne di armi a questi stessi jihadisti, di modo che, benché Israele abbia voluto accontentarsi dell’uso della sua aeronautica per sostenerli, ha effettivamente svolto un ruolo centrale nella guerra.
Secondo le convenzioni internazionali, la falsificazione dei certificati di consegna finale e la fornitura di armi a gruppi mercenari che abbattono governi legittimi o distruggono gli stati riconosciuti sono considerati crimini internazionali.
L’Operazione Timber Sycamore, nei suoi vari aspetti, è il caso criminale più importante di traffico di armi nella Storia. Nelle parti aggiornate, coinvolge almeno 17 stati e rappresenta diverse decine di migliaia di tonnellate di armi per svariati miliardi di dollari.
Thierry Meyssan.
NOTE
[1] “350 diplomatic flights carry weapons for terrorists”, Dilyana Gaytandzhieva, Trud, July 2, 2017.
[2] “War Gains : Bulgarian Arms Add Fuel to Middle East Conflicts”, Maria Petkova, Balkan Investigative Reporting Network, December 21, 2015.
[3] “TAJNA LETOVA JORDANSKIH AVIONA S PLESA Sirijski pobunjenici dobivaju oružje preko Zagreba !”, Krešimir Žabec, Jutarnji list, 23 veljača 2013. « TRANSFER HRVATSKOG ORUŽJA POBUNJENICIMA U SIRIJI Sve je dogovoreno prošlog ljeta u Washingtonu ! », Krešimir Žabec, Jutarnji list, 26 veljača 2013. “VIDEO : JUTARNJI OTKRIVA U 4 mjeseca za Siriju sa zagrebačkog aerodroma Pleso otišlo 75 aviona sa 3000 tona oružja !”, Krešimir Žabec, Jutarnji list, 7 ožujak 2013. “PUT KROZ ASADOVU SIRIJU Nevjerojatna priča o državi sravnjenoj sa zemljom i njezinim uništenim ljudima : ’Živote su nam ukrali, snove ubili…’”, Antonija Handabaka, Jutarnji list, 9 ožujak 2013.
[4] “In Shift, Saudis Are Said to Arm Rebels in Syria” and “Airlift To Rebels In Syria Expands With C.I.A.’S Help”, C. J. Chivers & Eric Schmitt, The New York Times, February 26 and March 25, 2013.
[5] “Qatar and Ukraine come to deliver Pechora-2D to ISIS”, by Andrey Fomin, Oriental Review (Russia), Voltaire Network, 22 November 2015.
[6] “US arms shipment to Syrian rebels detailed”, Jeremy Binnie & Neil Gibson, Jane’s, April 7th, 2016.
[7] “Jordan strengthens military presence on border with Syria and Iraq”, Pierre Balanian, AsiaNews, April 11, 2017.
[8] «Da Camp Darby, armi USA per la guerra contro Siria e Yemen», Manlio Dinucci, Il Manifesto, Come Don Chisciotte, 18 aprile 2017.
[9] «Il Pentagono continua a inviare armi agli jihadisti, osservando i contratti conclusi da Obama», Rete Voltaire, Il Cronista, Traduz. Rachele Marmetti, 30 maggio 2017.
[10] “U.S. Relies Heavily on Saudi Money to Support Syrian Rebels”, Mark Mazzetti & Matt Apuzzojan, The New York Times, January 23, 2016.
[11] Classified Woman. The Sibel Edmonds Story : A Memoiret The Lone Gladio, Sibel Edmonds.
Traduzione a cura di Matzu Yagi