di Fabrizio Poggi
da contropiano.org
La NATO ha messo in circolazione un videoclip di otto minuti su “I fratelli dei boschi in lotta per il Baltico”, attivi al termine della Seconda guerra mondiale, eroicizzandone le gesta contro “l’occupazione sovietica” che, a detta di quei “fratelli” e, dunque, anche della NATO, non avrebbe fatto altro che subentrare al giogo nazista.
Ora, chi erano quei “fratelli dei boschi” – in russo “lesnye bratja” – che seminarono il terrore nei Paesi baltici, tra il 1944 e il 1953, prima di essere definitivamente debellati dalle forze del Ministero degli interni dell’URSS? In larga parte, si trattava di ex appartenenti alle legioni baltiche delle SS o ai reparti della polizia ausiliaria agli ordini dei nazisti: la variante baltica, in sostanza, della divisione SS “Galizia” formata dai filonazisti ucraini di OUN-UPA, che seminò stragi, per lo più nel 1942-’43, tra soldati sovietici e popolazione civile di origine ebraica, ucraina, bielorussa e si distinse soprattutto nei massacri di civili polacchi nella Volinija. Tra le “gesta eroiche” delle ex SS baltiche nel dopoguerra, che, secondo la NATO, avrebbero combattuto per la “statualità baltica”, ci sono altrettante stragi di civili, loro conterranei, rei di appoggiare l’ordinamento sovietico.
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