Il metodo Marchionne di spremere i lavoratori fino all’ultimo secondo utile viene applicato in Fca anche quando l’incolumità dei lavoratori è oggettivamente a rischio.
Ieri, nella zona industriale di Termoli (CB), si è sviluppato un incendio di grandi proporzioni, che ha coinvolto lo stabilimento Fca dove le fiamme si sono sviluppate in alcune aree della fabbrica.
Il pericolo era evidente, eppure la dirigenza dello stabilimento di Termoli ha ritenuto di far proseguire le attività produttive ed addirittura di far entrare i lavoratori del secondo turno. Solo diverso tempo dopo è stato lanciato l’ordine di evacuazione dell’intero stabilimento, quando ormai le fiamme avevano coinvolto alcune aree della fabbrica.
Cosa sarebbe accaduto se le fiamme, favorite dai forti venti di scirocco, avessero coinvolto serbatoi e impianti pericolosi? Non vogliamo nemmeno immaginarlo e per fortuna nessun lavoratore si è fatto male. Ma non si può sottacere l’ingordigia e la protervia del management Fca, che anche davanti ad un fronte di fuoco che minaccia la fabbrica e l’incolumità dei lavoratori impone la prosecuzione delle attività.
Dopo la disastrosa alluvione del 2003, che già aveva messo a repentaglio la sicurezza dei lavoratori dello stabilimento Fca di Termoli; dopo questa nuova emergenza che sarebbe potuta finire con esiti ben più gravi, è il metodo Marchionne che pone i lavoratori, le persone come semplici strumenti di produzione che deve essere contrastato. Perché dopo questo nuovo (e solo per fortuna non tragico) evento, è ancora più evidente che per la Fca di Marchionne i profitti vengono prima di tutto e perciò, pure di fronte ad una emergenza “lo spettacolo (della produzione) deve continuare”.
Bene hanno fatto la Fiom ed i sindacati di base a mettere istituzioni ed azienda di fronte alle proprie responsabilità. Ci uniamo a loro e a tutti i lavoratori, che meriterebbero ben altra considerazione: quella che si deve a uomini e donne in carne ed ossa che devono tornare a casa incolumi e non trattati da strumenti di produzione da spremere fino all’ultimo secondo utile.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista