E’ di pochi giorni fa (21 luglio) la notizia dell’insediamento della nuova primaria di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, Maria Giovanna Salerno.
E solo questo basterebbe a chiedersi: perché proprio lei? Proprio un’obiettrice a dirigere il reparto di Ginecologia?Il direttore del San Camillo sembrerebbe sicuro che la risposta giusta sia nel metodo democratico-meritocratico: la Salerno è stata selezionata su base concorsuale pubblica e ha vinto “per merito” della sua formazione, specializzazione, curriculum eccellente…
Ebbene caro direttore la risposta di metodo non ci basta, anzi, ci fa un pochino incazzare.Innanzitutto è piuttosto inquietante che questa assunzione sia stata fatta proprio al San Camillo: l’ospedale romano che effettua il maggior numero di interruzioni volontarie di gravidanza, 2.180 nel 2015, poco meno di un terzo di tutte quelle praticate nello stesso periodo nella Capitale, e dove esiste un sempre affollatissimo centro antiviolenza e “sportello donna” dove si recano ragazze da tutta Roma e provincia; non proprio un’avanguardia ma quantomeno un punto fermo, considerato il totale vuoto capitolino e la violenza che ogni donna deve subire quotidianamente a tutti i livelli in questa città, che non trova luoghi di sfogo e di aiuto.Inoltre proprio in vista dell’assunzione della Salerno, il San Camillo era stato protagonista delle proteste delle donne di Non Una di Meno, che hanno fatto irruzione nelle stanze del direttore per chiedere conto dei criteri di reclutamento del personale e per ribadire che tale scelta (perchè ricordiamocelo, si tratta sempre di una scelta!) non sarebbe passata inosservata.
Oggi però, purtroppo, anche il San Camillo inizia ufficialmente la riconversione alla “norma” bigotta e violenta, a cui sono stati adeguati tutti gli ospedali capitolini.
Eppure tutto questo non ci stupisce affatto, in un momento storico in cui l’ex premier Renzi parla di riorganizzare il partito creando un nuovo “dipartimento mamme”, perchè “spesso la maternità è un desiderio negato”, ci sembra che la questione di chi decide sul corpo delle donne sia più che mai interpretata come un affare di Stato.
Sta a noi tutte dunque far capire, a Renzi e alla Salerno, che la direzione che invece molte stanno prendendo, dal basso, è tutt’altra e che la violenza e l’arroganza delle istituzioni non resterà impunita.