Una quindicina di anni or sono Montanelli identificava la vera natura del fenomeno Berlusconi: “è una malattia”. Ne deduceva che gli italiani sarebbero guariti dopo il suo naturale decorso, cioè si sarebbero liberati di Berlusconi dopo il governo del medesimo (Montanelli contemplava pure le alternative della presidenza della Repubblica e del papato).
Sennonché, tanto era corretta la prima parte del ragionamento – effettivamente Berlusconi è una malattia -, quanto fallace era la seconda. Non si trattava di malattia transitoria, ma degenerativa. Insomma, non era influenza, era alzheimer.
Solo che in una parte della popolazione si è manifestata immediatamente, mentre nell’altra si è rimasta latente. Viene oggi fuori e si scopre che lo schieramento degli antiberlusconiani era composto da una maggioranza di berlusconiani che ancora non sapevano di essere tali.
Ora lo sanno. La malattia è conclamata. Per molti militanti PD, Berlusconi è preferibile a D’Alema. Lo so, è vero che bisogna mettersi d’impegno per trovare argomenti a difesa della storia di D’Alema, ma il Berlusconi di cui si parla è lo stesso Berlusconi condannato per frode fiscale, è lo stesso Berlusconi delle leggi ad personam, è lo stesso che ci ha fatto ridere dietro dal mondo intero, è lo stesso che ha raso al suolo il residuo senso etico del paese, è lo stesso Berlusconi più volte tirato in ballo da pentiti mafiosi e il cui braccio destro sta in carcere per mafia.
Ma… ma forse nel frattempo anche Dell’Utri ha fatto il suo ingresso nel pantheon di molti militanti PD.
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