Il regime medioevale saudita, principale alleato del governo Gentiloni per l’area del Golfo e del Medio Oriente, ha condannato all’impiccagione 14 uomini accusati di aver partecipato a proteste governative dopo un processo che Amnesty International ha definito una ridicola messa in scena.
“Confermando queste sentenze, le autorità dell’Arabia Saudita hanno mostrato il loro impegno indiscrimanto all’uso della pena di morte come arma per colpire il dissenso e neutralizzare gli oppositori politici”, ha dichiarato a TelesurSamah Hadid di Amnesty International.
Ad inizio luglio, la Corte suprema saudita aveva deciso di sostenere la sentenza e i 14 uomini sono stati trasferiti a Riad. L’esecuzione potrebbe avvenire in qualunque momento. “La firma del Re Salman è ora l’unica cosa che li divide dall’esecuzione”, ha proseguito Hadid.
Secondo Amnesty International, i detenuti sono stati soggetti di torture con le quali “hanno estratto le loro confessioni”. Tra i condannati anche un giovane studente, Mujtaba al-Suweyket, che all’epoca dell’arresto aveva solo 17 anni e si stava preparando per partire per gli Stati Uniti dove avrebbe studiato alla Michigan University.
Oltre a al-Suweyket, gli altri uomini che rischiano l’impiccagione sono Hussein al-Rabi’, Abdullah al-Tureif, Hussein al-Mosallem, Mohamed al-Naser, Mustafa al-Darwish, Fadel Labbad, Sa’id al-Sakafi, Salman al-Qureish, Munir al-Adam, Abdullah al-Asreeh, Ahmad al-Darwish, Abdulaziz al-Sahwi e Ahmad al-Rab’i.
Le esecuzioni avvengono in modo brutale, impiccagione (come i cinque nella foto) o per crocifissione. Il tutto avviene nel paese che acquista il maggior numero di armi dagli Stati Uniti ed è il principale alleato dell’Unione Europea nella regione. Sarà per questo che nessuno dei media “liberi” occidentali vi informa?