C-Star, documenti falsi e traffico di esseri umani: sarebbero cadute le accuse al capitano della nave di Defend Europe che vorrebbe impedire i salvataggi in mare
di Ercole Olmi
la locandina di Alessio Spataro per l’iniziativa catanese contro la nave dei fascisti di Defend Europe
28 luglio: Così riporta l’Ansa: «La C-star è ripartita con il suo comandante. Bugie e fake news delle Ong sono state smentite. DefendEurope verso Catania!». Lo scrive sul proprio profilo Facebook il movimento Generazione identitaria pubblicando anche un Twitter di #DefendEuropa: «Nulla di illegale è stato trovato a bordo. Anche le infamie hanno le gambe corte!». La C-star era stata bloccata dalle autorità di Cipro che avevano fermato e poi rilasciati il comandante, il suo vice e altri sette componenti l’equipaggio, ipotizzando un traffico di esseri umani e documenti falsi.
A Catania, intanto, gli antirazzisti stanno approntando azioni di “non-benvenuto”.
26 luglio: La nave noleggiata dal gruppo di estrema destra Defend Europe per ostacolare il salvataggio dei rifugiati nel Mediterraneo è stata evacuata e il suo capitano e il vice capo sono stati arrestati a Cipro, secondo i media locali. A bordo una ventina di marinai di origine tamil che avrebbero pagato per essere imbarcati e hanno chiesto asilo politico. Per Defend Europe, la controversa coalizione di estrema destra, sarebbero apprendisti che avrebbero pagato per convalidare il loro brevetto professionale. Una versione surreale condita da accuse alle Ong che avrebbero offerto soldi ai marittimi schiavizzati. In realtà l’epilogo di questa vicenda sembra confermare tutti i dubbi sulla natura della spedizione.
Kibris Postasi riferisce che i due marittimi legati, secondo alcune fonti alla rete di fascistoidi, mercenari, suprematisti cristiani che si fa chiamare Defend Europe è stata arrestata per aver esibito documenti falsi e il resto dell’equipaggio della C-Star è stato scortato in una stazione di polizia locale.
Il monitoraggio satellitare mostra la nave attualmente ormeggiata a Famagosta sulla costa orientale turca dell’isola mediterranea. La nave era attesa a Catania per rifornirsi e imbarcare altri volontari del gruppuscolo di estrema destra italiano Generazione identitaria.
Intanto da Catania si rilancia l’idea della “Flotilla Cittadina”, un’aggregazione colorata di kayak, pedalò, gommoni, e piccole imbarcazioni a vela e a motore per opporsi all’arrivo eventuale della nave degli estremisti di destra.
Chi raggiungerà la spiaggia a piedi potrà salire su una delle canoe a disposizione, incluse le famose Dragon Boats con oltre 20 posti, guidate degli esperti canoisti del Circolo Canoa Catania – Network, che con il suo sostegno ha reso possibile la manifestazione. Chiunque quindi può partecipare anche se non ha alcuna esperienza e non è uno sportivo.
Se invece avete un vostro mezzo acquatico, una canoa, un kayak, una piccola imbarcazione (a remi, vela o motore), l’appuntamento è a largo del Lido Azzurro, subito fuori dal porto di Catania.
Non è il primo increscioso intoppo per la spedizione considerata criminale dalle reti antirazziste che si ripropone di contravvenire al diritto internazionale del mare. Anche il 20 luglio era tutto pronto per la partenza della C-Star in coda nel canale di Suez ma la nave, noleggiata dal gruppo di estrema destra Defend Europe per ostacolare il salvataggio dei rifugiati nel Mediterraneo, è stata bloccata. Secondo un gruppo anti-razzista, Hope Not Hate, le autorità navali hanno circondato la nave e ne hanno assunto il controllo. Un dipendente dell’Autorità Canale di Suez ha spiegato che si tratta “una questione di sicurezza a causa della mancanza di documentazione”.
A Catania, intanto, la rete antirazzista ha deciso di spiegare perché la C-Star non è la benvenuta: la sosta nel porto di Catania o in altri porti siciliani sarebbe funzionale all’imbarco delle provviste necessarie alla “missione” ed all’imbarco di “volontari” arruolati nell’operazione paramilitare. Dalla fine dell’anno scorso l’agenzia Frontex e certi “servizi segreti” dei governi europei diffondono infamanti accuse di collusione tra i trafficanti e le ONG delle navi umanitarie; purtroppo buona parte dei mezzi di comunicazione, anziché verificare l’attendibilità delle fonti e dei fatti, hanno amplificato il clima d’intolleranza verso i soccorsi in mare, così di fatto inasprendo i deliri xenofobi di forze politiche apertamente razziste, nonostante la “istigazione all’odio razziale” sia un reato perseguibile in base alla legge Mancino (n.205 del ’93).
«Le navi umanitarie sempre più spesso sono testimoni di veri e propri sequestri di persona in acque internazionali, operati dalle navi della guardia costiera libica. Ogni intervento dei libici, per bloccare i gommoni in fuga, è segnato da una lista infinita di morti e di dispersi senza nome; prima e dopo i respingimenti in Libia i/le migranti subiscono ogni genere di violenze, torture e stupri.Esprimiamo la nostra solidarietà alle ONG delle navi umanitarie, a cui riconosciamo il merito non solo di salvare concretamente migliaia di vite umane ma anche di costituire una testimonianza insostituibile di quello che accade quotidianamente nel Canale di Sicilia e sulle coste libiche, proprio quando i governi europei finanziano ed armano la guardia costiera libica per impedire le partenze dei migranti e Frontex sta progressivamente riducendo gli interventi di ricerca e soccorso perché considera prioritario bloccare militarmente le partenze e blindare i confini. La “missione” di generazione identitaria chiude il cerchio di un crescente clima in Europa di criminalizzazione delle realtà solidali, da Catania a Ventimiglia, dalla Grecia a Calais», scrivono le organizzazioni antirazziste che vogliono impedire l’approdo della C-Star.
Il monitoraggio satellitare mostra la nave attualmente appena fuori dall’ingresso del Canale di Suez dove stava cercando di accedere al Mediterraneo per iniziare la missione di Generazione identitaria, gruppuscolo razzista ossessionato da presunti traffici oscuri delle Ong tipo Save the children come buona parte dei politicanti grillini e leghisti in compagnia di omologhi europei. Come il governo nazistoide di Orban che ha appena fatto approvare al Parlamento la legge “antiSoros” sulla scia di una norma analoga coniata da Putin e che è di prossima approvazione in Polonia, Slovacchia, Macedonia. Si tratta di misure restrittive per l’attività delle ONG più impegnate nella difesa dei diritti civili: dei profughi, dei migranti, dei dissidenti e dei poveri. «Il suo reale obiettivo: stigmatizzare, screditare e intimidire la voce critica delle ong e compromettere le loro attività vitali”, come dichiara John Dalhuisen, direttore di Amnesty per l’Europa». Una giornalista del Sun ha annunciato che avrebbe passato alcuni giorni a bordo della nave. Si tratta di Katie Hopkins, del Sun, una statura professionale come quella a cui ci hanno abituato giornali come Libero, programmi come Quinta colonna, Agorà e chi più ne ha più ne metta. Già in primavera la cronista ariana aveva paragonato i migranti agli scarafaggi: «Dobbiamo fare come gli australiani: tiriamo fuori le navi militari, puntiamo i cannoni, li facciamo tornare a riva e poi bruciamo i barconi».
Ora vorrebbe realizzare quel sogno grazie alla missione inumanitaria. «Il nostro obiettivo è denunciare l’attività illecita delle navi delle Ong – spiega all’Ansa, Lorenzo Fiato, universitario 24enne, faccia italica di Defend Europe – non vogliamo interrompere le missioni di salvataggio ma fermare i criminali che fanno affari coi trafficanti di migranti». Nei giorni scorsi il gruppo ha annunciato la partenza da Catania di un gruppo di attivisti italiani e stranieri (Austria, Francia, Germania e Belgio) a bordo di una nave noleggiata per 60 mila euro da un simpatizzante britannico. Sui soldi le cifre ballano: «Abbiamo raccolto oltre 160 mila euro con il crowdfunding, soldi che serviranno per sostenere la nostra missione che dovrebbe svolgersi per 2-3 settimane lungo le coste libiche». L’Huff britannico dice che sarebbero state raccolte 91mila sterline, poco più di 110mila euro. Ma per l’estrema destra europea i soldi non sono mai stati un problema come dimostrano le collusioni di moltissimi gruppi con servizi segreti, multinazionali e criminalità organizzata. Fiato spera che questo sia solo l’inizio di un ciclo di missioni «per svelare il lato oscuro delle Ong». «Le autorità locali libiche (a proposito di collusioni, ndr) sono dalla nostra parte. Hanno scoperto che le Ong hanno rapporti poco chiari con gli scafisti, spengono i transponder, entrano nelle acque libiche senza autorizzazione. Assieme alla guardia costiera libica andremo a caccia di trafficanti e distruggeremo le loro barche. Se ci sarà bisogno di salvare qualcuno, lo faremo».
La C-Star è una nave mercantile di 40 metri battente bandiera mongola. È salpata da Gibuti e l’armatore è la Maritime Global Service Ltd, società inglese con sede a Cardiff. Rappresentante è lo svedese Sven Tomas Egerstrom, che risulta legato a una serie di società attive nel settore della sicurezza e specializzate nella difesa privata con impiego di ex militari russi e ucraini. Eppure, precisa Fiato, a bordo non ci saranno persone armate. «Speriamo di non trovarci in brutte situazioni. Se i trafficanti dovessero mostrarci le armi allora ci tireremo indietro». La nave può ospitare 30 persone, 12 delle quali fanno parte dell’equipaggio professionista. «I nostri attivisti arrivano da diversi Paesi europei ma non ci sono rappresentanti politici. La nostra prima iniziativa è stata a maggio, quando abbiamo noleggiato un gommone con cui abbiamo infastidito la rotta della nave Aquarius (la nave di Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee di fronte alle coste libiche, ndr). Volevamo impedirgli di partire ma siamo stati fermati dalla guardia costiera poco fuori il porto di Catania. Eppure quell’azione ha fatto crescere moltissimo le adesioni al nostro movimento, migliaia di persone ci hanno scritto chiedendoci nuovi interventi. Da ciò è nato il progetto di Defend Europe che ci ha portato all’idea della C-Star». In coda per navigare con loro ci sono giovani suprematisti bianchi, vecchi arnesi stile ku klux klan, ragazzine ipercattoliche australiane omofobe e antisioniste ma soprattutto mercenari e personaggi abituati a traffici e imprese in zone di guerra in cerca di nuovi business. Come sempre: segui i soldi, trovi i fascisti. Da parte sua Save the children si dice preoccupata dall’entrata in scena della nave dei razzisti: «Ignorano l’obbligo morale e legale di salvare vite in mare. Senza ONG e altri attori di ricerca e salvataggio, molte altre vite, come gli uomini, le donne e i bambini che abbiamo salvato, sarebbero state perse. Il 2016 è stato l’anno più mortale registrato nel Mediterraneo con più di 5.000 morti in mare e il 2017 potrebbe essere peggio ancora. Il Mediterraneo è una delle più grandi tombe di massa degli ultimi tempi. Come organizzazione umanitaria, la nostra missione è salvare vite e andare dove i bambini affrontano i maggiori rischi. Durante il 2016 Save the Children assistito nel salvataggio di 2.700 rifugiati e migranti. Finora quest’anno il totale si attesta a quasi 4.000, tra cui più di 625 bambini». [vedi anche il sito di Adif: perché danno fastidio le Ong nel Mediterraneo]
Famiglia cristiana spiega che si sono addestrati sulle Alpi francesi, con lezioni di autodifesa e geopolitica. Hanno alle spalle una rete internazionale, si riuniscono comunicando il luogo solo all’ultimo minuto e sono in grado di gestire raccolte di fondi cambiando conto e banca in poche ore.
Ed ora hanno una nave, presa a nolo da una società inglese di mercenari del mare, una “fortezza” galleggiante arrivata direttamente da Gibuti.
La nave affittata da “Generazione Identitaria” «racconta un mondo complesso e pericoloso, fatto di mercenari e compagnie di sicurezza private, attive da almeno cinque anni nell’Oceano indiano», si legge sul settimanale cattolico. Si chiama C-Star, batte bandiera mongola ed è normalmente ancorata nel porto di Gibuti, il piccolo Stato al nord della Somalia. Secondo i registri navali appartiene ad un armatore di diritto inglese, la Maritime Global Service Limited, con sede a Cardiff, la capitale del Galles. L’attuale rappresentante – e socio unico – è lo svedese Sven Tomas Egerstrom, 49 anni, a capo di un network di società specializzate in difesa privata. Il suo nome è collegato con la società britannica The Marshals Group, holding che riunisce – secondo il sito ufficiale – altre sei società, attive sempre nel settore della sicurezza. Dall’Oceano indiano, dove le navi come la C-Star trasportano i mercenari armati in funzione antipirateria, fino all’Ucraina, paese dilaniato dalla guerra civile, dove la Land Marshals prepara un “open day” per il reclutamento del personale. La bacheca della società sulla rete Linkedin contiene il profilo professionale di alcuni dipendenti, in buona parte ex militari ucraini e russi.
Prima di far parte della flotta di Egerstrom bandiera di Gibuti ed aveva il nome di Suunta. Apparteneva ad un’altra società specializzata in sicurezza marittima privata, la Sovereign Global Solution, fondata dal francese Jerome Paolini e da Bruno Pardigon, uomo d’affari da anni residente proprio a Gibuti. Secondo un cablogramma diffuso da Wikileaks, Pardigon avrebbe dato supporto negli anni passati alla Blackwater statunitense, attraverso la sua precedente società, la Djibouti Maritime Security Services, per operazioni antipirateria.
Jerome Paolini ha un passato di consulente del governo francese e definì la società di Gibuti creata insieme a Pardigon come “legata all’esercizio della sovranità” degli Stati. Secondo un rapporto del comitato sul controllo dell’esportazioni delle armi dell’House of Commons del Parlamento inglese, la nave utilizzata da Generazione identitaria – quando si chiamava ancora Suunta – faceva parte di un elenco di “Santa Barbara galleggianti”. Si tratta di vascelli utilizzati come deposito di armi, che forniscono supporto logistico ai contractors nelle operazioni militari private antipirateria.
Dallo scorso gennaio la Sovereign Global ha annunciato di voler uscire dal settore della sicurezza antipirateria. Poco prima sul sito aveva reso nota la partecipazione ad una missione di recupero di migranti somali. Un cambio di strategia aziendale che potrebbe essere un indizio del futuro utilizzo delle società di mercenari nel controllo dei flussi di migranti. Le società di sicurezza marittima, che hanno operato soprattutto nell’area dell’Oceano indiano, con la riduzione ai minimi termini degli assalti del pirati somali hanno oggi la necessità di trovare nuovi fronti.