Brasile, Temer tira dritto nel suo programma di attacco al welfare e ai diritti. Tagli al sussidio per un milione di poveri
Più di un milione di famiglie povere brasiliane sono state private dal governo di Michel Temer dei benefici di “Bolsa Familia”. In un momento in cui i brasiliani hanno più bisogno dei programmi sociali pubblici, così come hanno messo in evidenza con una denuncia pubblica i vescovi del paese nei giorni scorsi e come ha ribadito anche la Centrale Unica dei Lavoratori (CUT) Temer, forte del pronunciamento del Parlamento che ha respinto la possibilità di istituire un processo a suo carico per corruzione, Temer ha ripreso in mano il suo programma antisociale che prevede anche una precarizzazione spinta del mondo del lavoro.
Solo in luglio di questo anno – sottolinea la CUT nel suo portale di notizie – sono stati eliminati 543 mila beneficiari di questo progetto, spinto dal 2003 dall’allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva e che permise di far uscire dalla povertà estrema 36 milioni di persone ed aiutare uno su quattro brasiliani.
I tagli, documenta la Cut, includono tanto la soppressione dei beneficiari come le sospensioni per analisi di casi di possibili famiglie che non abbiano oramai bisogno di questo appoggio indispensabile dello Stato.
In tempi di crisi, con più di 14 milioni di disoccupati, e quando sono ancora più necessari i programmi sociali pubblici di sicurezza alimentare, sottolinea ancora la CUT, è emerso che “Bolsa Familia”, oltre ad essere un complemento del reddito, aiuta a muovere l’economia.
Con lo sviluppo di questo progetto innovatore sono state aiutate 13.900.000 famiglie, e il Brasile è riuscito ad aggiungersi tra i 72 paesi che hanno ottenuto di ridurre alla metà la denutrizione per l’anno 2015, il più importante di tutti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio stabiliti dall’ONU nell’anno 2000.
“Di fronte alla crisi, la solidarieta’ e’ il passo piu’ urgente che come credenti siamo chiamati a fare”, scrive in una nota la Comunita’ missionaria di Villaregia in un contributo pubblicato su ‘Il Nuovo Diario Messaggero’, settimanale cattolico di Imola, nel quale viene presentata la situazione che sta attraversando il Brasile.
“Considerato nel 2011 una grande potenza economica emergente”, il Brasile “si trova, oggi, alle prese con la maggiore recessione della sua storia moderna, con piu’ di 14 milioni di disoccupati e con un calo del Pil, in due anni, del 7,2%”. A cio’ si aggiunge la “diffusa corruzione politica”. Il presidente Michel Temer ha fatto ricorso ad una politica di austerita’ con la riforma del sistema previdenziale.
Lo scorso 28 aprile si e’ tenuto uno sciopero generale “con una massiccia partecipazione popolare, come ai tempi duri della dittatura militare”. Stesso risultato alla fine di gugno, quando l’astensione dal lavoro è stata proclamata per quattro giorni di fila. “A fianco della protesta popolare – scrive la Comunita’ missionaria – si e’ schierata anche la Conferenza dei vescovi brasiliani (Cnbb)”. “Un centinaio di vescovi – aggiungono – ha invitato i fedeli delle rispettive diocesi a partecipare allo sciopero generale, cosi’ come diversi istituti religiosi e associazioni hanno espresso pubblicamente la piena adesione allo sciopero”.