Quando qualche servo, di fronte ai mille problemi dei servizi pubblici gestiti dalle varie amministrazioni pubbliche, si precipita a dire “serve privatizzare”, fategli leggere questa notiziola apparsa sul quotidiano toscano La Nazione.
Naturalmente l’articolista – lavorando per un giornale di destra – si guarda bene dal trarre conclusioni generali sui pericoli della privatizzazione nella gestione dell’acqua pubblica in quell’area (o comunque sulla logica “privatistica” – orientata esclusivamente dalla ricerca del profitto di impresa – operante anche nel caso di molte aziende cotrollate dal pubblico ma quotate in borsa, come l’Acea). E preferisce buttarla sul “lieto fine” garantito da un singolo benefattore (“privato” anche lui, per forza di cose) che ha impedito che una famiglia povera restasse addirittura senz’acqua.
Ma gli elementi informativi ci sono tutti. Un’azienda a capitale pubblico – la Gaia – taglia l’acqua in seguito al mancato pagamento di due bollette.
L’utente “moroso” è appunto una famiglia (moglie, marito, figli) in cui l’unico reddito certo è una pensione da 600 euro al mese.
I criteri burocratici per definire la condizione di povertà – e dunque assicurare comunque un minimo vitale di acqua al giorno – sono decisamente bizzarri (un fondo agriclo che dà “rendita” per pochi euro sembra una grande ricchezza).
La procedura per farsi erogare nuovamente il servizio è infinita (immaginiamo che ci sia un call center “neutro”, ossia con personale che non dipende dall’azienda fornitrice, e dunque poco sa e poco può fare per risolvere problemi imprevisti).
E per fortuna che Gaia è ancora un’azienda “a capitale pubblico”… Se era una già privatizzata, a questa famiglia, gli mandavano i contractor a casa in cerca di liquidità (monetaria)…
Continua…
http://contropiano.org/news/politica-news/2017/08/21/lacqua-solo-la-puo-pagare-094902