La nuova proposta si deve al capogruppo Pd in prima commissione Emanuele Fiano, già autore del primo «Rosatellum» (votato come testo base e durato meno di una settimana) e del «Tedeschellum» (impallinato in aula dai franchi tiratori di Pd e Forza Italia). Come il Rosatellum prevede una quota di deputati (e senatori) eletti nei collegi uninominali e una quota sulla base di liste proporzionali bloccate. Aumentano quelli selezionati nei listini così da venire incontro alle preferenze di Berlusconi. Se prima erano 303 uninominali e 303 proporzionali (il resto erano 12 deputati eletti all’estero, 11 in Trentino Alto Adige con il Mattarellum e uno in Valle d’Aosta) adesso dovrebbero essere 231 nell’uninominale e 386 nel proporzionale (più Valle d’Aosta e estero). Ma per eleggerli è previsto ancora un solo voto nell’uninominale, che automaticamente si estende alla lista che appoggia il candidato nel collegio: dunque il proporzionale è schiacciato dall’impulso al voto utile.
Fiano non ha ancora presentato alcun testo, ha detto che intende farlo entro giovedì sera: la flemma è un altro indice delle reali intenzioni del Pd. Prima ci sarà un altro giro di consultazioni tra i gruppi, in questo modo la commissione potrà cominciare a lavorare non prima di martedì prossimo. Si può dunque già escludere che un testo approvato possa arrivare in aula prima di metà ottobre. «Il Rosatellum – bis è uno strumento di distrazione di massa per distogliere l’attenzione dal vero obiettivo di Renzi: andare al voto con il Consultellum», commenta l’esperto di leggi elettorali di Mdp, il senatore Fornaro. I bersaniani sono tra i sicuramente contrari alla nuova proposta. Mentre Berlusconi potrebbe essere tentato dalla possibilità di evitare il listone unico con dentro la Lega e Fratelli d’Italia, anche se il cavaliere non ha mai digerito i collegi uninominali. I 5 Stelle sono sicuramente contrari, a loro non interessa la possibilità di stipulare false coalizioni che invece è la carta in più della proposta con la quale il Pd vuole tentare sia Alfano che Pisapia (per entrambi c’è anche la riduzione della soglia di sbarramento al 3% anche al senato).
Con questa legge, infatti, per consentire il trasferimento del voto dal candidato alla lista, anche quando più liste sostengono lo stesso candidato nel collegio (ipotesi: sia il Pd che Ap che Campo progressista) è necessario che lo facciano singolarmente, ripetendo il nome del candidato accanto a ogni simbolo che lo appoggia. Meccanismo che apre la strada a una valanga di schede da annullare (tutte quelle in cui l’elettore traccia due segni senza rispettare l’allineamento tra candidato uninominale e listino) ma che consente l’ambiguità sulla coalizione. E pone le basi per una separazione tra alleati in parlamento, nel momento in cui bisognerà trovare una maggioranza di governo.
Nel cercare la benedizione di Pisapia (più che immediatamente i voti, non determinanti alla camera e non disponibili al senato), il Pd Rosato è assai esplicito: «Serve uno scatto di coraggio da parte di Giuliano, il Rosatellum è la proposta più sensata che consente governabilità e rappresentatività». Fredda la replica del leader di Campo progressista: «Sono favorevole a una legge che garantisca governabilità, rappresentanza e possibilità per gli elettori di scegliere il candidato da votare». Cosa, quest’ultima, che nel 65% dei casi il Rosatellum – bis non fa.
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