Aristotele nella Poeticaspiega che “la favola deve essere compiuta e perfetta”. I pedanti dopo di lui trassero da queste riflessioni la regola che la tragedia dovesse rispettare le unità di tempo, luogo, e azione, ossia che dovesse raccontare un’unica azione, svolta in un unico luogo e in un solo giorno, dall’alba al tramonto. Si tratta evidentemente di una sciocchezza, e infatti neppure molte tragedie greche rispettano questa fantomatica regola aristotelica. E i grandi autori moderni, da Shakespeare a De Filippo, non l’hanno rispettata. Il cinema poi ha permesso di dilatare ulteriormente i tempi e i luoghi, scardinando questa pretesa regola.

Il fatto che quello che hanno detto i suoi stupidi commentatori sia sbagliato non significa che Aristotele sbagliasse. Tutt’altro. E questa riflessione aristotelica trova ogni giorno conferma, anche nel mezzo che noi guardiamo con più frequenza, ossia la televisione.
Prendiamo una “cosa” assolutamente televisiva come il talk show, di cui fortunatamente Aristotele ignorava l’esistenza. E prendiamo uno dei più riusciti esempi di questo tipo di trasmissione: il Late show with David Letterman, di cui ci sono state ben 4.263 puntate. E che probabilmente Aristotele avrebbe apprezzato. Non so quanto Letterman e gli autori di quel programma conoscano la Poetica – ma immagino di sì – ma quel programma aveva una durata molto limitata – un’ora (62 minuti per la precisione) – e una scansione rigidamente definita, che è cambiata molto poco nel corso degli anni.
Anche in Italia c’è chi crede di essere David Letterman; capisco, anch’io sono convinto di essere una sorta di Ambrose Bierce e di Karl Kraus messi insieme, ma non mi pagano per questa mia mania e continuo a lavorare in Comune per pagare mutuo e bollette. Invece uno di questi che si crede Letterman fa uno show che comincia, stando alle guide, alle 20.35 e finisce alle 23.18: salvo sforamenti – che di solito ci sono in queste trasmissioni – sono 163 minuti, quasi tre ore. Aristotele disapproverebbe, con una qualche ragione.
Peraltro per rispettare quello che scriveva il filosofo di Stagira basterebbe riguardare i “vecchi” varietà della Rai. Quando duravano tanto superavano di poco l’ora e c’erano comunque i migliori artisti del momento. E in mezzo non c’era la pubblicità.
In fondo Aristotele ci insegna proprio questo: che in arte sarebbe buona regola avere una misura. E che nella vita occorre avere misura del proprio ego.

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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