FRANCESCO OLIVO
INVIATO A BARCELLONA
I segnali parlano chiaro: non c’è alcun ponte tra Madrid e Barcellona. Anzi, si avvicina la resa dei conti. A poche ore dal durissimo discorso del re Filippo VI che ha attaccato le ambizioni secessioniste della Catalogna, oggi sono arrivati, uno dopo l’altro, nuovi elementi di rottura. Il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma, Josep Lluis Trapero è indagato per sedizione e venerdì prossimo dovrà presentarsi nella capitale spagnola per essere interrogato. Intanto il partito della sinistra indipendentista catalana, la Cup, (Candidatura d’Unitat Popular), annuncia che alla plenaria del Parlament di Barcellona lunedì, si «proclamerà l’indipendenza e la Repubblica catalana». Contro la convocazione il partito socialista catalano ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale. Il governo spagnolo assicura che reagirà, che la tensione stia salendo lo dimostra anche una notizia che arriva da Madrid: la decisione di inviare due convogli militari in Catalogna. Per il momento si tratterebbe solo di “supporto logistico” spiega il ministero della Difesa, ma la mossa viene letta a Barcellona con una un’unica interpretazione: «Ci invadono».
Le accuse contro il capo dei Mossos
Contro «il maggiore» Josep Lluis Trapero l’accusa è grave: aver messo in pericolo la sicurezza degli agenti della Guardia Civil impegnati lo scorso 20 settembre in un’operazione che ha portato all’arresto di 14 funzionari della Generalitat catalana. In quelle ore di tensione, decine di migliaia di manifestanti si radunarono sotto la sede dell’assessorato all’Economia, dove era in corso la perquisizione della polizia spagnola, che cercava prove contro il referendum definito illegale dalla Corte costituzionale. Un assedio durato ore nel centro di Barcellona, che ha costretto i poliziotti a restare chiusi dentro l’edificio per quasi 24 ore. L’ipotesi della magistrata è che i Mossos d’Esquadra non abbiano rispettato gli ordini che arrivavano, per poter evacuare il palazzo senza mettere a rischio la sicurezza dei colleghi.
I Mossos difendono la folla, contrasti con la Guardia Civil
Gli agenti spagnoli riuscirono a uscire soltanto all’alba, scortati proprio dai Mossos, tra gli insulti dei manifestanti. A rimetterci era stata l’automobile della Guardia Civil, parcheggiata sotto il palazzo e diventata una specie di palco per dei comizi improvvisati e poi distrutta dai giovani indipendentisti. Indagati anche gli organizzatori di quella protesta, il presidente delle associazioni Assemblea Nazionale catalana, Jordi Sanchez e Omnium cultural, Jordi Cuixart, veri motori del processo indipendentisti.
Cup: proclameremo l’indipendenza lunedì
Il presidente catalano Puigdemont riferirà lunedì mattina davanti al parlamento di Barcellona convocato per una seduta straordinaria sui «risultati e sui loro effetti» del referendum. Lo ha deciso l’ufficio di presidenza dell’assemblea. Secondo il Psc, che rappresenta in Catalogna il Psoe spagnolo, la riunione è «illegale» in base alle decisioni della Corte costituzionale contro il referendum di indipendenza. Il segretariato del Parlament ha avvertito che, in base ai pronunciamenti della Corte spagnola, la sessione non dovrebbe tenersi. Il partito di sinistra Cup che fa parte del fronte secessionista ha chiesto che nella sessione si approvi una dichiarazione di indipendenza.
Le risposte di Madrid
Il governo spagnolo sta valutando diverse opzioni per una risposta legale proporzionata a un’eventuale dichiarazione di indipendenza da parte del governo regionale catalano, mossa considerata illegale oltre ogni proporzione. Le misure evocate potrebbero arrivare all’attivazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola, fino a un’eventuale sospensione dell’autonomia regionale catalana. Sembra esclusa l’ipotesi di una mediazione internazionale così come il dialogo con chi a loro parere «non rispetta lo stesso statuto di autonomia catalano». Dal governo si dicono anche «fiduciosi» che la Commissione europea sosterrà le posizioni di Madrid.