A Castrignano de’ Greci, un piccolo comune della Grecìa salentina, ossia uno dei paesi in cui si parla ancora il griko, la sede del pd è passata, armi e bagagli, a Mdp. Mentre un’insegna veniva tolta e l’altra veniva messa, tra gli applausi dei militanti, sono risuonate le note dell’Internazionale: un tuffo nel passato, l’occasione per un piccolo articolo di colore, presto dimenticato.
Non sono mai andato a Castrignano, ma nella mia vita ho visitato parecchie sezioni, quando si chiamavano ancora così: spesso erano posti piuttosto tristi, a essere sincero. Non so se esista ancora la sezione di cui sono stato segretario molti anni fa. Sono abbastanza vecchio da ricordarmi com’era la politica quando non c’era internet e c’erano invece le sezioni. A dire la verità quando allora parlavo in una sezione mi ascoltavano molte meno persone di quante adesso leggano le cose che scrivo nel mio blog. Con Facebook faccio conoscere le mie idee a persone che mai avrei potuto incontrare nella mia piccola sezione del contado bolognese – o anche quando facevo il funzionario della federazione -eppure allora facevo politica, mentre adesso le mie parole rimangono qui, sostanzialmente sterili, non avendo neppure la possibilità dell’oblio, come forse meriterebbero.
Io sono uno dei tanti che la politica l’ha conosciuta e imparata in sezione, perché, pur durante riunioni spesso noiose e talvolta inconcludenti, imparavi a parlare e soprattutto ad ascoltare prima di parlare; una buona abitudine che qui in rete abbiamo perso, visto che spesso commentiamo senza neppur aver letto quello che gli altri hanno scritto, solo in base a quello che pensiamo che abbiano scritto. La politica in sezione procedeva lentamente – e molte volte questa lentezza ti esasperava – qui in rete va decisamente più in fretta, ma quante volte ci siamo resi conto di aver scritto una cosa stupida solo perché non ci siamo presi neppure un minuto per pensare e abbiamo scritto di getto, magari commentando una notizia non vera. In sezione imparavi a capire cosa era importante e cosa no, imparavi che le opinioni di tutti erano importanti, ma che c’erano compagni il cui parere dovevi ascoltare con maggiore attenzione, perché non rappresentavano solo se stessi, ma altre persone che facevano lo stesso lavoro, o vivevano nella stessa zona o avevano lo stesso problema. Qui in rete invece siamo tutti allo stesso livello, sembra una conquista democratica, perché tutti contiamo uno: è vero, ma così nessuno rappresenta davvero gli interessi e i bisogni degli altri e quindi rischi di prendere per buona la cosa detta da una persona solo perché la dice prima o più forte degli altri, e magari è qualcosa che interessa solo a lui. La sezione serviva anche a radicare una rappresentanza, ma abbiamo voluto annullare perfino l’idea che ci servano strumenti per gestire la rappresentanza, pensiamo di poter dialogare direttamente con le persone che prendono le decisioni, ma siamo più deboli perché siamo soli e quella che ci sembra più democrazia – perché siamo “amici” su Facebook del sindaco, del senatore, del ministro e possiamo loro dire quello che pensiamo – è meno democrazia. La sezione poi rappresentava una comunità, un luogo, non solo fisico, in cui eri meno solo, in cui sapevi che c’erano altre persone che vivevano il tuo impegno.
So che queste riflessioni mi fanno sembrare uno che guarda solo indietro, perso nella nostalgia di un tempo che non verrà più. E’ vero, e devo ammettere che già ai miei tempi le sezioni facevano fatica a vivere, se non erano animate da gruppi di compagne e compagni davvero molto volonterosi, che dedicavano a quello gran parte del loro tempo. E penso che una nostra responsabilità sia stata quella di non fare abbastanza per aiutare quelle compagne e quei compagni, perché pensavamo che le sezioni non fossero “moderne”.
Non so bene cosa siano diventate le sezioni oggi, visto che non le frequento da diversi anni. Quello che leggo però mi preoccupa. Ho letto che a Bologna hanno praticamente chiuso tutte le sezioni che c’erano nei luoghi di lavoro – compresa quella “mitica” dei tramvieri – leggo che in vista del congresso della federazione ci sono sezioni in cui si sono visti raddoppiare gli iscritti in una notte. Non sono le sezioni che io conoscevo, anche se per lo più gli indirizzi sono gli stessi. Qualche anno fa conoscevo bene tutti i segretari di sezione di Bologna e della sua provincia, so che qualcuno di loro c’è ancora, ma è cambiato tutto, non solo l’insegna attaccata fuori della porta. E’ cambiata l’idea che una sezione serva, perché si è immaginata che la politica debba vivere solo fuori. Anche allora dicevamo che la sezione non ci bastava, ma distruggere – come è stato fatto – quel tessuto ha significato distruggere un modo di fare politica, un modo che aveva sicuramente dei limiti, ma che ha contribuito a costruire la democrazia.
Sinceramente non so se può tornare il tempo delle sezioni, se basta cambiare per l’ennesima volta le insegne. Credo di no. Perché abbiamo distrutto ormai i ponti alle nostre spalle. E perché sarebbe anacronistico far finta che la rete non esista. Magari una generazione diversa dalla nostra capirà come sfruttarne le enormi possibilità per creare una nuova forma di comunità.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…