Il tasso di disoccupazione nelle regioni del Nord è tornato ai livelli pre-crisi, il reddito pro-capite è il più alto del paese, ma tutto questo non basta, i leghisti vogliono anche le briciole, quelle che finora hanno garantito un minimo di sviluppo economico anche al Sud. Il risultato del referendum consultivo che si è svolto domenica in Lombardia ed in Veneto era scontato. La richiesta di maggiore autonomia da parte delle regioni è prevista dall’articolo 116 della Costituzione, pertanto la consultazione voluta dalla Lega aveva solo finalità politiche ed è stata uno spreco di denaro pubblico. Il principale obiettivo dei veneti e dei lombardi sono i soldi, sono le risorse tributarie che essi versano allo Stato. Il mezzo per raggiungere tale scopo è la riduzione della cosiddetta sperequazione fiscale, vale a dire della redistribuzione delle risorse che è alla base del principio di solidarietà sancito negli articoli 2 (‘dovere di solidarietà politica, economica e sociale’) e 53 (principio della capacità contributiva) della Costituzione. Chi vive nel benessere, dopo essersi arricchito utilizzando il Meridione come mercato di sbocco per i prodotti delle proprie imprese, ora vuole tutto, vuole ‘affamare’ il Sud. Una terra dove le condizioni di povertà ed esclusione sociale di gran parte della popolazione non consentono di avere risorse finanziarie sufficienti per garantire i servizi pubblici essenziali. E l’accusa di sprechi e di cattivo governo degli amministratori locali ripetuta con enfasi dai leghisti non è sufficiente a spiegare il ritardo economico in cui versa da sempre il Mezzogiorno. Tante volte nel corso dei secoli i tentativi di emancipazione delle classi sociali più povere sono state represse nel sangue, basta ricordare la repressione fatta in Sicilia da Garibaldi nel 1860 e la strage di Portella della Ginestra nel 1947 o il controllo del territorio operato dalla mafia con il consenso implicito delle istituzioni pubbliche nazionali e locali. Per il governatore Luca Zaia e soprattutto per tanti veneti e lombardi quello dell’autonomia è solo un primo passaggio verso la secessione. L’Italia è ‘una e indivisibile’, sancisce l’articolo cinque della Costituzione. E’ quindi giuridicamente impossibile che l’eventuale ‘scissione’ possa avvenire pacificamente. Chi pensa diversamente si sbaglia. Di certo se dovesse venir meno il principio di solidarietà fiscale tra le regioni a chiedere la separazione dovrebbero essere i meridionali e non i leghisti veneti o lombardi.
Interessante articolo. La sinistra veneta, persone, organizzazioni e movimenti a sinistra del PD, non hanno sostanzialmente partecipato al referendum perdendo così l’occasione di proporre una visione corretta di autonomia e federalismo. Un deficit di egemonia culturale. Il mio riferimento per il federalismo è quanto scrisse in merito Antonio Gramsci che ne parlò anche al congresso del PCdI del 1921. In relazione a quanto sta accadendo in Spagna segnalo l’intervista al compagno Alberto Garzòn Espinosa di Izquierda Unita, pubblicata nel Manifesto di oggi: ” Non è coerente essere comunista e indipendentista.”