Letta si sfila dalle prossime politiche, oggi Pisapia al convegno sugli Stati uniti d’Europa. Dall’altra parte Mdp, Si e Possibile verso l’assemblea di dicembre, ma resta l’incognita dell’adesione dei civici del Brancaccio

«Abbiamo forze limitate, se ci poniamo obiettivi troppo ambiziosi e non realistici rischiamo di venire meno a un dovere più limitato ma non meno importante: fare in modo che in Italia tornino ad avere voce la politica e gli ideali della sinistra». Nella capitale, al convegno «Era notte a Roma» – citazione felliniana – organizzato da Mdp per cominciare a parlare di un futuro del Campidoglio quando sarà passata «’a nuttata» a 5 stelle, un Massimo D’Alema realista fa il punto dello stato dell’arte a sinistra. «Noi non abbiamo la forza per costruire un’altra prospettiva di governo. Non vorrei che inseguendo progetti troppo ambiziosi finissimo per non fare quello che ci compete. È chiaro che la sinistra deve fare una politica di alleanze, ma la condizione è esistere». La (finta) alleanza proposta da Renzi è «una scimmiottatura blairista che porterà il centrosinistra allo sfacelo», dice.

Ma la costruzione del listone stenta. Si aspettano i risultati di Claudio Fava alle regionali siciliane del 5 novembre. C’è chi ipotizza uno smottamento nel Pd. Alla Camera Mdp, Sinistra italiana e Possibile hanno ottenuto per novembre la discussione di una proposta di ritorno all’art.18 dello statuto dei lavoratori. Una legge di «bandiera» che sarà presentata come partenza di un programma elettorale comune.

Partenza che in realtà c’è già stata: lontano dai cronisti, è in corso un (faticoso) confronto su un documento che possa costituire una base di confronto interno per ciascuna organizzazione e – è l’obiettivo – confluire in un’assemblea unitaria a dicembre.

Della partita, pur con qualche distinguo, è anche l’area civica del Brancaccio. «Troveremo un programma e un metodo inclusivo anche con loro», è la convinzione – o forse l’auspicio – di Stefano Fassina (Si). Una convinzione però assai meno diffusa in Mdp, attraversata da una tormentata discussione sulle alleanze a sinistra. Archiviata ingloriosamente la leadership di Pisapia, e vagheggiando ora di sostituirlo con il presidente del senato Grasso, sul percorso unitario continuano a pesare i ’paletti’ del professore Montanari e dell’avvocata Falcone, il «rinnovamento» nel programma e nelle liste.

Paletti, o meglio, macigni che ieri Rifondazione comunista, che rivendica di far parte dell’area Brancaccio, ha messo nero su bianco con un documento della sua direzione: «Niente alleanze col Pd dopo le elezioni, programma di radicale rottura e liste senza ministri e esponenti dei governi responsabili di 25 anni di politiche neoliberiste». Cioè degli esecutivi dell’Ulivo e dell’Unione di cui pure, almeno nel secondo caso, il Prc ha fatto parte. Tradotto in volgari concretezze: no alla candidatura di D’Alema e di Bersani nelle eventuali liste «della sinistra unita».

Dall’altra parte della sinistra resta ancora molto per aria l’ipotesi di listone «civico» e di centrosinistra che aleggia intorno all’iniziativa di Emma Bonino. La storica leader dei radicali (ed ex ministra di Prodi e Letta) ieri a Roma, in una sala strapiena, ha aperto la convention sugli «Stati Uniti d’Europa». «Oggi siamo qui per parlare di questioni che riguardano l’Europa e non di altre cose, di cui magari ci sarà tempo di ragionare nelle prossime settimane», ha avvertito. Anche l’ex premier Enrico Letta, dal palco, ha chiarito: «Non parteciperò alle prossime elezioni politiche, in nessun modo». Si è attenuto al tema del giorno anche il ministro Calenda, altro ospite di un parterre molto orientato al centrosinistra (il centrista ’pisapiano’ Tabacci, il verde Bonelli, l’ex ministro Santagata). Oggi parleranno Pisapia e Prodi in videomessaggio. Anche l’ex sindaco di Milano ha già avvertito i cronisti: «Si parla di Europa, non di liste».

Ma si parla di Europa pensando – e giustamente – al futuro dell’Italia. Quindi al prossime politiche: «Se non riusciamo a mostrare agli europei il volto di un’Europa che innova siamo spacciati», ha avvertito Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani, «il prossimo anno alle elezioni italiane ci giochiamo la sconfitta dei neo-nazionalisti ma anche la credibilità di avere un governo capace di mettere in campo riforme strutturali per rilanciare il Paese. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».

 

http://www.lasinistraquotidiana.it/wordpress/da-dalema-ai-radicali-sinistra-e-centrosinistra-gli-opposti-listoni-immaginari/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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