Provare a capire quello che sta succedendo in questi giorni in Germania, credo ci aiuti a capire anche cosa è successo – e cosa potrebbe succedere – nel nostro paese. A leggere le cronache di queste ultime ore pare che la responsabilità del fatto che a due mesi dalle elezioni non sia ancora stato formato il governo sia da imputare alla Spd, perché quella forza politica, nettamente sconfitta alle urne, ha deciso di non continuare a sostenere la Große Koalition. Il problema invece è delle forze di destra che, pur avendo ancora una maggioranza relativa al parlamento, non riescono a esprimere un governo. La cosiddetta coalizione Giamaica non è nata perché ci sono cose che non si riescono a mescolare. Sarebbe curioso capire cosa ha spinto i Verdi tedeschi a sedersi allo stesso tavolo con i Liberali, una delle forze politiche più coerentemente ultracapitaliste d’Europa, e con la Csu bavarese, una forza politica violentemente e fanaticamente conservatrice, non troppo diversa da partiti come il Front national e la Lega, ma che, a differenza di questi, gode di una buona stampa.
Comunque sia, al netto della bizzarra scelta dei Verdi e soprattutto dell’incapacità delle destre tedesche di riunirsi sotto la guida di Angela Merkel, questa crisi racconta la morte della sinistra riformista in Europa. In questi venti anni è stato chiesto alle forze della sinistra riformista di assumersi la responsabilità di fare quelle politiche di destra che le destre politiche, nelle loro varie declinazioni, non riuscivano – o non volevano – fare. E’ stato chiesto alla sinistra di fare la destra; e, citando Manzoni, la sventurata rispose. Perché di fatto noi socialisti europei, dal Labour di Blair alla Spd di Schröder, dai compagni francesi a noi del Pds e dei Ds, abbiamo accettato questo schema, che ci ha sì permesso di andare al governo, ma solo tradendo, uno dopo l’altro, tutti i valori che pure proclamavamo. E questa terribile distonia tra quello che dicevamo e quello che invece facevamo ci ha, giustamente, uccisi.
Del fatto che siamo morti alcuni di noi non sono ancora del tutto consapevoli. Steinmeier, assuntosi il compito di essere il Napolitano tedesco, spinge affinché i socialdemocratici partecipino al governo, in nome della governabilità, del fatto che un qualsiasi governo è meglio di nessun governo. Non so se i socialdemocratici tedeschi resisteranno a queste sirene. Spero di sì, anche se continuo a essere pessimista. E’ lo stesso motivo per cui non mi fido di Bersani e di D’Alema, non mi fido dei figliocci di Vendola o dei leopoldini pentiti. E per cui quasi sicuramente non voterò per loro alle prossime elezioni. Perché non mi fido, perché penso che di fronte a una “chiamata”, in nome della responsabilità, in nome della governabilità, molti di loro, se non tutti, sceglieranno ancora una volta di fare le cose che la destra non vuole fare. Il motivo sarà fermare il redivivo Berlusconi o il rimontante Grillo, oppure garantire che il paese non vada in default: un motivo per accettare l’emergenza si trova sempre.
E’ vero, siamo già all’emergenza, democratica e sociale. E ci siamo anche per nostra responsabilità, per quello che noi abbiamo e non abbiamo fatto in questi vent’anni. Non è colpa di quelli che sono venuti dopo di noi, che sono quello che sono, ma sono la farsa rispetto a noi, che siamo la tragedia.
Per questo non mi fido e penso che la risposta che il nuovo centrosinistra sta elaborando sia sostanzialmente inadeguata. Voi dite che è il massimo che si può fare, invece – e dovreste ammetterlo una buona volta – è solo il massimo che voi potete fare; che noi possiamo fare, non voglio sottrarmi alla responsabilità. Forse a voi può sembrare sufficiente, può anche essere che lo sia oggettivamente, ma io non ci riesco, né politicamente né umanamente, a ripercorrere la stessa strada che insieme abbiamo già fatto.

Questa volta dovremmo rispondere all’emergenza in un altro modo, un modo a cui noi probabilmente non siamo neppure in grado di pensare.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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