Francesco Cecchini
Ernest e Fidel
Nosotros los cubanos vamos a ganar. ‘I´m not a gringo’, you know? Ernest Hemingway, 1959
L’Avana è una bella, antica e vasta città, il cui confine è il mare, el Mar Caribe. E’ diversa dalle altre capitali latinoamericane, non è stata rovinata dalla speculazione edilizia, non è circondata da barracopoli. La fusione tra elementi europei, africani e originari, elementi etnici e culturali diversi, caratterizzano un’identità meticcia. L’Avana è una città multiple e universale. Lo è nella architettura e nel carattere di chi la abita. Anche Hemingway per una buona parte della sua vita ha vissuto in questa città. Per questo lo possiamo chiamare un habanero. All’ Avana le tracce dello scrittore Hemingway sono molte. Finca Vigia a San Francisco de Paula, ora un museo, La Bodeguita del Medio, El Floridita, l’ Hotel Ambos Mundos, il cocktail Papa Doble, lo yacht Pilar, Plaza Hemingway. Ma anche in Hemingway vi sono tracce di Cuba. I suoi romanzi ambientati a Cuba sono Isole nel golfo, Avere e non avere, Il vecchio e il mare. Inoltre vi sono riferimenti all’isola in Verdi colline d’Africa, La quinta colonna e Per chi suona la campana. Fidel Castro disse, allo stesso Hemingway, che questo romanzo gli era piaciuto e quando era nella Sierra ne aveva una copia nello zaino, perché racconta la lotta alle spalle di un esercito convenzionale e aveva delle somiglianze con la loro guerriglia. Ernest Hemingway andò all’Avana per la prima volta nel 1928 di passaggio verso Key West. Dieci anni dopo nel 1938 vi si stabilì devinitivamente,con intervalli in vari luoghi del mondo. Hemingway non era un comunista, ma fu un amico della rivoluzione cubana e di tutte le rivoluzioni. Fu un anche un militante anti nazi-fascista attivo, durante gli anni della seconda guerra mondiale con lo yacht Pilar debitamente attrezzato e con armi a bordo, oltre alla pesca, si dedicò alla caccia di sottomarini tedeschi lungo la costa da Pilar del Rio a Camaguey. In realtà non vi furono battaglie navali tra la Pilar e sottomarini tedeschi, ma la vicenda è significativa della mentalità e dell’atteggiamento di Hemingway. Nonostante il suo impegno contro i nazisti l’FBI aprì un paio di fascicoli su Heningway, perché ritenuto un pericoloso comunista. Un suo amico Herrera Sotolongo fu testimone dei suoi rapporti con i comunisti cubani. In diverse occasioni dette denaro a Ramon Encolau del Partito Comunista de Cuba. Encolau era incaricato di inviare volontari nella Guerra Civile di Spagna contro i franchisti. Molto tempo dopo Encoalu racconto che Hemigway lo chiamava companero e lui camarada. ” Hemingway non era comunista, ma era un umanista e collaborava con noi. E’ stato lo straniero che più dette denaro al Partido Comunista de Cuba.” Durante la dittatura agenti di Fulgencio Batista perquisirono Finca Vigia. Una volta irruppero anche soldati in uniforme. Gregorio Fuentes, che fu, oltre che amico, maestro di navigazione e di pesca e cuoco dello scrittore ricordò che varie volte lo yacht Pilar trasportò armi destinate ai guerriglieri nella Sierra. Nel 1956 dopo lo sbarco del Gramma agenzie giornalistiche nordamericane diffusero la notizia che Fidel Castro era stato ucciso ed Hemingway dichiarò a un giornalista cubano: ” E’ una bugia. Lo dicono perché vogliono squalificare il movimento. Fidel non può morire, deve fare la rivoluzione.” Dopo la vittoria dei barbudos si scatenò una campagna di diffamazione internazionale contro il castrismo. In un viaggio negli Stati Uniti avvicinato da giornalisti che si perstavano alla diffamazione e alle loro domande rispose: ” Tutto va bene a Cuba. La gente con onore crede nella Rivoluzione Cubana.” Riguardo alla sua posizione, un amico dello scrittore, lo spagnolo e medico Josè Luis Herrera Sotolongo disse:” Era sinceramente dalla parte del processo rivoluzionario. Aveva simpatia per la persona di Fidel. Non erano amici, ma Fidel lo ammirava. Una delle voci più importanti nel mondo a difesa della rivoluzione cubana dall’ inizio fu quella di Hemingway.” Quando ritornò a Cuba dopo la vittoria dei castristi, rilasciò a Prensa Latina di Rodolfo Walsh la seguente dichiarazione. ” Sono molto felice di stare nuovamente qui perché mi considero un cubano. Non ho mai creduto a nessuna delle notizie che si pubblicano all’estero contro Cuba.” Hemingway difese la Cuba che si era liberata dalla dittatura anche quando vi furono le fucilazioni degli assasini criminali al servizio del dittatore Batista. Negò con la stampa negli Stati Uniti che si trattasse di un bagno di sangue come si voleva far credere. In merito rilasciò una dichiarazione registrata in un disco per una radio di Sun Valley, che mai fu trasmessa o pubblicata in giornale americano. Hemingway portò l’articolo a Cuba. Riferendosi a un fucilato disse:” Conobbi personalmente uno degli uomini fucilati a Cuba. Se fosse stato fucilato cento volte non sarebbe stato sufficiente per gli atti criminali commessi nel passato.” Ernest Hemingway morì suicida, sparandosi un colpo di fucile in testa, il 2 luglio 1961 nella sua abitazione di Ketchum nell’Idaho. Si può pensare che non lo fece a a Finca Vigia per rispetto a Cuba. In un’intervista del 1984 al giornalista cubano Norberto Fuentes su Ernest Hemingway e la sua opera letteraria così concluse Fidel Castro: ” L’uomo può affrontare le avversità, inoltre deve farlo. Il finale non sta scritto, non sempre si otterrà il trionfo. Ma è imperativo cercarlo, lottare per esso. E questo è il messaggio di Hemingway che teniamo presente a Cuba, nel mezzo di una rivoluzione. Per la verità ci ha accompagnato nei momenti cruciali e difficili che abbiamo attravesato. Anche noi durante decenni siamo stati vulnerabili e esposti alla distruzione. Ma i motti rivoluzionari sono stati ricorrenti e fermi: trasformare i rovesci in vittorie. Potevano mille volte distruggerci, ma non vincerci. Hemingway aveva completamente ragione: un uomo può essere distrutto, ma mai vinto. Non fu altro il messaggio che abbiamo ricevuto. Non è stato altro il reclamo degli uomini che in tutte le epoche hanno lottato e della loro letteratura.”
Bibliografia:
Tras las huellas de Hemingway en La Habana di José Prado Laballos. Publigraf, 1995 L’uomo come fine di Alberto Moravia, Bompiani, 2000. Hemingway di Fernanda Pivano, Bompiani, 2001. Linda Wagner-Martin Hemingway. Una vita da romanzo. Castevecchi, 2015.