FRANCESCO CECCHINI

Il trasferimento di Milagros Sala dalla prigione in una casa lontana da San Salvador de Jujuy, che non è suo domicilo, viola una volta di più la legalita e conferma la volontà di persecuzione da parte del governatore Morales e del suo complice Mauricio Magri. A fine novembre la Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) ha richiesto al governo di Macri che Milagro Sala abbandoni la prigione di Alto Comedero e compia gli arresti domiciliari a casa sua: “Richiediamo che lo Stato dell’Argentina adotti, immediatamente, le misure di protezione che sono necessarie ed efficaci per garantire la vita, l’integrità personale e la salute della signora Milagro Sala”. Ma uno dei giudici del governatore Gerardo Morales, Pablo Pullen, ha disubbidito e ha ordinato il trasferimento a un edificio a 40 km dalla città che l’organizzazione Tupac Amaru utilizza per il trattamento di bambini con dipendenze, ma che non può essere assolutamente considerato domicilio di Milagro Sala. Pablo Pullen ha ordinato che l’edificio sia controllato dalla gendarmeria nazionale. Il monitoraggio della cavigliera elettronica di Milagro sarà a carico del Patronato de Liberados y Menores Encausados della Provincia di Jujuy, con la collaborazione della polizia provinciale. L’edificio è in pratica una nuova carcere. Hanno innalzato attorno un recinto di filo spinato, costruito una cabina sopraelevata vicino alla casa per controllare il suo interno, oltre a un sistema di telecamere di sorveglianza. Vi sarà un posto di blocco per controllare le auto dirette alla casa/prigione. Il numero di visite e i giorni e le ore in cui Milagro può ricevere è limitato come in prigione. Di fronte a questa nuova persecuzione inumana il movimento per la liberazione di Milagro deve mobilitarsi sia livello nazionale che internazionale per esercitare pressione su Morales e Macri e per sollecitare un ulteriore intervento della Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH).

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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