Oltre 25mila persone hanno sfilato in corteo nel centro di Roma. Migranti, rifugiati, sans papiers, precari, disoccupati, studenti si sono mobilitati in maniera comune contro le politiche che producono morte lungo le frontiere e marginalizzazione, razzismo e povertà nel Paese. «Oggi non siamo in piazza solo per i nostri diritti, ma per quelli di tutti, italiani e stranieri, per il diritto alla casa, al lavoro e alla dignità», ha gridato al microfono una donna migrante.
Il fiume meticcio è partito da piazza della Repubblica, attraversando piazza Barberini e una parte di centro città, per terminare in una piazza del Popolo gremita, dove si sono alternati gli interventi dei promotori della manifestazione.
Aboubakar Soumahoro, portavoce della Carovana Internazionale dei Sans-Papiers e Migranti (CISPM), ha detto che questa manifestazione è soltanto un passaggio di un lungo percorso di mobilitazioni e lotte per ristabilire la dignità e il rispetto di tutti gli esseri umani, contro il razzismo e per la giustizia sociale. «Vogliamo incontrare Minniti, abbiamo cose molto precise da dire e dei punti di vertenza che bisogna affrontare: ritiro dei decreti liberticidi, cancellazione dell’articolo 5, permesso umanitario per tutti i richiedenti asilo diniegati, sanatoria generalizzata».
Il corteo, promosso dalla CISPM, ha visto l’adesione e la partecipazione di moltissime realtà di base e percorsi di lotta: dai movimenti per il diritto all’abitare romani, ai centri sociali del Nord-Est, ai migranti che hanno recentemente ottenuto la chiusura del mega-ghetto di Cona, ai sindacati di base (con una forte presenza di USB).
Nello spezzone Nessuna Persona È Illegale, inoltre, si sono trovati centri sociali romani e bolognesi, occupazioni abitative ed esperienze di solidarietà di base. Una composizione meticcia che ha preso ripetutamente parola dal camion sollevando temi importanti: la denuncia del “bando della vergogna” per umanizzare i lager libici e coprire con una pennellata di umanitarismo le politiche genocide che vanno dal Niger al Mediterraneo; l’importanza di creare percorsi solidali attraverso lo sport e la musica; la stanchezza di tante donne e uomini migranti per il clima di razzismo e di odio vissuto ogni giorno sulla propria pelle; l’accusa ai partiti di governo, e in particolare al PD, di aver fomentato le dinamiche fasciste e xenofobe attraverso le politiche di austerity che hanno impoverito larghi settori sociali.
Gli interventi dal camion di questo spezzone si sono aperti con un saluto ad Antonello Sotgia, «un compagno di strada che ci ha insegnato che le città sono di chi le abita, al di là del colore della pelle e del tipo di passaporto, che le città meticce e di tanti colori sono più belle di quelle asettiche e uniformi». Un grande striscione recitava: «Ciao Antonello, per sempre nelle strade di questa città». Un saluto che dopo aver urlato in piazza, vogliamo ripetere, ancora una volta, dalle pagine del nostro sito.