Il ruolo del debito nella storia: parla Éric Toussaint, fondatore del Cadtm, il comitato per l’abolizione del debito

di Erwan Mana’ch. Traduzione di Gigi Viglino

Erwan Mana’ch ha intervistato Éric Toussaint per il settimanale francese Politis in occasione della pubblicazione del libro Le système dette. Histoire des dettes souveraines et de leur répudiation (Les liens qui libèrent, Paris, 2017)

Tutta la sua analisi si basa sull’idea che il debito ha avuto un ruolo determinante nella storia. Perché?

Il debito sovrano è stato un elemento dominante in tutta una serie di avvenimenti storici maggiori. È stato il caso, a partire dal 19° secolo, degli Stati che lottavano per la loro indipendenza, in America Latina dal Messico all’Argentina, come in Grecia. Per finanziare la guerra d’indipendenza, questi paesi nascenti hanno contratto prestiti presso banchieri di Londra a condizioni leonine, che in realtà li hanno portati in un nuovo ciclo di subordinazione.

Altri Stati hanno perso completamente, in forma ufficiale, la loro sovranità. La Tunisia aveva una relativa autonomia nell’impero ottomano, ma si era indebitata con i banchieri di Parigi. È chiaramente utilizzando l’arma del debito che la Francia ha giustificato la sua messa sotto tutela e colonizzazione. Dieci anni dopo, nel 1882, anche l’Egitto ha perso la sua indipendenza, occupato militarmente dalla Gran Bretagna, che voleva recuperare i debiti contratti dal paese presso banche inglesi, prima di essere trasformato in colonia.

Ci si può spingere a dire che il debito è impiegato volutamente, per «bloccare» posizioni di dominio di un paese su un altro?

Non si tratta di un complotto globale e sistematico. Quando i repubblicani indipendentisti greci e latinoamericani sono andati a Londra per prendere in prestito dei fondi, quello che sarebbe successo in seguito non era previsto dalla monarchia britannica. Ma le grandi potenze si sono rese conto molto rapidamente dell’interesse che potevano avere nell’indebitamento estero di un paese per giustificare un intervento militare e una messa sotto tutela, in un’epoca nella quale era permesso fare la guerra per recuperare un debito.

Lei si sofferma sulla crisi del debito greco del XIX secolo che, secondo lei, presenta similitudini con la crisi attuale. Perché?

I problemi iniziano in seguito alla prima grande crisi bancaria internazionale, che scoppia a Londra nel dicembre 1825. Le banche, indebolite, non vogliono più prestare, come dopo la crisi della Lehman Brothers nel 2008. Gli Stati nascenti, come la Grecia, avevano contratto prestiti in condizioni talmente onerose, e le somme incassate erano talmente basse in rapporto alle somme realmente prese in prestito, che erano incapaci di rimborsare i loro creditori senza un nuovo prestito. Quando le banche smettono di prestare, la Grecia non è più in grado di rifinanziare il suo debito. I suoi rimborsi si interrompono nel 1827.

È qui che il «sistema debito» assomiglia a quello di oggi: le monarchie francese, britannica e lo zar di Russia – la «Troika» – si mettono d’accordo per concedere un prestito alla Grecia e permetterle di nascere come Stato indipendente, il che conviene loro in quanto destabilizza l’impero ottomano. In cambio, firmano nel 1832 una «convenzione sulla sovranità della Grecia», che riesumo nel mio libro. Questa crea in Grecia una monarchia, mentre gli indipendentisti avrebbero voluto una Repubblica. Il re scelto, Ottone 1° è un principe bavarese di 15 anni, che non parla greco e non ha mai messo piede in Grecia. Il documento stipula che questa monarchia ha come compito di consacrare come priorità nel suo bilancio il rimborso di un debito contratto con le tre potenze, tramite la banca Rotschild di Parigi, affinché queste rimborsino i banchieri londinesi. Anche le spese affrontate dalla Troika per installare questa monarchia, con il reclutamento di 3.500 mercenari bavaresi per condurre una guerra «d’indipendenza» devono essere rimborsate dalla Grecia.

Metto anche in luce che all’inizio del 19° secolo, solo il 20% della somma prestata alla Grecia va effettivamente alla Grecia. Il resto va alle commissioni prese dalla banca Rotschild, al pagamento dei mercenari, alle loro spese di trasferimento verso la Grecia, e ad altre spese per installare la monarchia.

Da allora, la Grecia ha vissuto in una situazione di subordinazione permanente. Vi è ricaduta in maniera ancora più forte dal 2010. Di nuovo, potenze pubbliche si sono riunite per raccogliere fondi destinati a rimborsare i creditori privati. In questo caso, le banche francesi, tedesche, belghe e olandesi.

La storia mostra ugualmente una specie di alleanza oggettiva tra le classi dominanti dei paesi indebitati e gli Stati prestatori, che favoriscono un certo «conservatorismo»…

Non possiamo comprendere la storia del sistema debito senza considerare il ruolo della classe dominante locale. In ogni esempio, questa spinge le autorità a prendere in prestito all’interno e all’estero, poiché il prestito contribuisce a far sì che le imposte, che pesano sulla borghesia, non siano elevate. Si comporta anche da redditiera, investendo essa stessa nei prestiti di Stato emessi dal proprio paese.

Quando il regime del liberaldemocratico messicano Benito Juarez ripudia una parte dei debiti contratti in precedenza dai conservatori, alcuni borghesi chiedono la naturalizzazione francese, affinché la Francia intervenga militarmente per rovesciarlo, in nome del rimborso ai suoi cittadini.

È vero anche oggi. Alla fine del 2001, quando l’Argentina sospende il pagamento del proprio debito, la borghesia argentina si offende, poiché una grande parte del debito emesso a Wall Street era detenuta da capitalisti argentini.

Al contrario, la nozione di debito «odioso», nata negli anni 1920, non proveniva dalla sinistra o da quelli che oggi si chiamano gli «altermondialisti». Da dove viene?

Nel corso del 19° secolo c’è una serie di ripudi del debito. In particolare negli Stati Uniti. Nel 1830, quattro Stati degli Stati Uniti sono scossi da rivolte sociali che rovesciano i loro governi corrotti, e ripudiano il debito che questi avevano contratto con banchieri corrotti. I progetti di infrastrutture che avrebbero dovuto finanziare non sono stati realizzati a causa della corruzione.

Nel 1865, quando i «nordisti» vincono contro i «sudisti», decretano che questi ultimi devono ripudiare i debiti contratti con le banche per finanziare la guerra (è il contenuto del 14° emendamento della costituzione degli Stati Uniti). Un debito considerato «odioso» poiché contratto per difendere il sistema schiavista.

Alla fine del 19° secolo, gli Stati Uniti rifiutano anche che Cuba, diventata indipendente in seguito al loro intervento militare, rimborsi il debito che la Spagna aveva contratto a Parigi a nome della sua colonia. Gli Stati Uniti lo considerano «odioso» perché è servito a finanziare la dominazione di Cuba e le guerre che gli spagnoli hanno condotto altrove.

E nel 1919, quando il Costarica ripudia un debito contratto dall’ex dittatore Tinoco a solo beneficio della sua famiglia, un ex presidente degli Stati Uniti interviene in qualità di arbitro e convalida il ripudio. Poiché il denaro preso in prestito era destinato a interessi personali.

È sulla base di tutta questa giurisprudenza che un giurista russo, esiliato dopo la rivoluzione bolscevica, elabora una dottrina giuridica. Sostiene che uno Stato resta impegnato dai debiti contratti dal regime precedente, ma aggiunge un’eccezione: se il debito è stato contratto contro l’interesse della popolazione e i creditori ne erano coscienti, o avrebbero dovuto esserlo facendo le verifiche, può essere decretato odioso e ripudiato.

Questa dottrina emana dunque da un professore conservatore, che voleva difendere gli interessi dei creditori, ma anche dire loro di fare attenzione a guardare per chi e perché prestano. In questo modo conferma che per gli Stati c’è una reale possibilità di ripudiare un debito se è odioso.

Perché considera il debito greco come «odioso»?

Dal 2010, la Troika esige dalla Grecia dei prestiti che sono stati chiaramente concessi contro l’interesse dei Greci stessi. Poiché gli sono state imposte delle misure che hanno degradato l’esercizio dei loro diritti fondamentali e delle loro condizioni di vita. È stato dimostrato che il denaro prestato è partito immediatamente per le banche straniere o greche responsabili della crisi. E si può dimostrare che i governi della Troika ne erano perfettamente coscienti, dato che sono questi stessi che hanno dettato il contenuto del memorandum. Sono stati attori diretti.

Questa riflessione è estendibile alla Francia?

Sì, i lavori dei collettivi di audit, presentati nell’aprile 2014, individuano che il 59% del debito francese è illegittimo. Non è servito all’interesse dei Francesi, ma a quelli di una minoranza che ha beneficiato di regali fiscali, e delle banche che hanno prelevato tassi di interesse troppo elevati.

“L’idea diffusa secondo la quale uno Stato che ripudia il debito non potrebbe più trovare prestiti sui mercati, in realtà risulta falsa”

Dopo un ripudio, gli Stati possono ritrovare delle banche disposte ad accordargli nuovi prestiti?

Certamente c’è un timore da parte dei creditori, ma l’idea diffusa secondo la quale uno Stato non può ripudiare il proprio debito perché poi non può più prendere in prestito sui mercati, in realtà risulta falsa. Ad esempio, il Messico ha ripudiato il proprio debito nel 1861, 1867, 1883, 1913 e ogni volta ha trovato nuovi prestatori. Perché certi banchieri non esitano a impegnarsi quando vedono che un paese ha ritrovato una buona salute finanziaria sospendendo il pagamento di un debito o ripudiandolo.

Il Portogallo ha ripudiato il proprio debito nel 1837. Questo non gli ha impedito di contrarre 14 prestiti successivi presso banchieri francesi. Nel febbraio 1918, i Soviet hanno ripudiato i debiti contratti dallo Zar, perché erano serviti per fare la guerra. È stato decretato un blocco, ma è stato tolto dopo il 1922, poiché i Britannici hanno deciso di accordargli un prestito affinché la Russia acquistasse materiali britannici. La Germania, la Norvegia, la Svezia e il Belgio hanno seguito. Anche la Francia ha rinunciato al blocco, benché 1,6 milioni di Francesi avessero acquistato titoli russi dal Crédit Lyonnais, ripudiati dopo la rivoluzione. Sono stati i grandi produttori della metallurgia francese a fare pressione affinché la Francia prestasse ai Sovietici, poiché vedevano gli ordini passargli sotto il naso.

Ennesimo esempio, più recente: dieci giorni dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003, il segretario di Stato americano al Tesoro ha convocato i suoi colleghi del G7 per annullare i debiti contratti da Saddam Hussein, utilizzando l’argomento del debito odioso. Tuttavia, gli stessi Stati Uniti gli avevano prestato molto alla fine degli anni 1970 e negli anni 1980 per condurre la guerra contro l’Iran. Nell’ottobre 2004, l’80% del debito dell’Iraq è stato annullato. Questo dimostra la validità dell’argomento di diritto internazionale.

Il debito sembra anche una morsa che impedisce qualsiasi alternativa …

Certo, questo significa che l’annullamento del debito illegittimo è una condizione indispensabile per liberare dei mezzi per attuare una politica di transizione ecologica. Ma anche che questa è insufficiente! Ripudiare dei debiti e non realizzare altre politiche rispetto alle banche, la moneta, la politica fiscale, le priorità d’investimento e la democrazia… Sarebbe ripartire in un ciclo d’indebitamento. Il ripudio deve iscriversi in un piano d’insieme.

 

Liberarsi dal debito per liberare tutti

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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