Di Juan Cruz Ferre

 

Le mobilitazioni di massa sono esplose in Argentina nelle ultime due settimane del 2017 in seguito a un tentativo del governo di tagliare le pensioni. I sindacati, i partiti politici e le organizzazioni studentesche sono scese in strada per protestare contro le misure di austerità e opporsi ai maltrattamenti della polizia.

La legge, presentata al Congresso dalla coalizione di governo Cambiemos (“Cambiamo”), cerca di ridurre le spese per la previdenza sociale di 3,4 miliardi di dollari. Questo significherà ridurre i benefici a 17 milioni di pensionati, a persone con delle disabilità e alle famiglie che ricevono i sussidi dello stato.

Il 22 ottobre 2017, Cambiemos ha ottenuto il 41% del voto popolare nelle elezioni nazionali per il Congresso. Formatasi nel 2015, Cambiemos è un’alleanza politica guidata da Propuesta Republicana di Mauricio Macri (Partito di Proposta Repubblicana, PRO) con la Coalición Civica (Coalizione Civica, con a capo Elisa Carrió) e la Unión Civica Radical (Unione Civica Radicale, UCR).

I successi di Cambiemos hanno minato il Peronismo, cioè il principale partito al potere degli scorsi 35 anni, fin dalla fine della dittatura militare del paese nel 1983. Il Peroninsmo abbraccia un vasto spettro di politici (dalla destra al centro sinistra), comprese le precedenti amministrazioni di Néstor Kirchner (2003-2007), di Cristina Fernández de Kirchner (2007-2015), e dei loro seguaci.

Nelle elezioni di ottobre per il Congresso, Cambiemos ha fatto meglio del previsto vincendo anche la cosiddetta “madre di tutte le battaglie,”: le elezioni nella Provincia di Buenos Aires. Il movimento peronista è arrivato alle elezioni frammentato e indebolito, e ha sofferto una sconfitta inequivocabile in tutto il paese. Soprattutto, la ex presidente Cristina Fernández de  Kirchner (CFK) è arrivata seconda nella corsa per senatore per la Provincia di Buenos Aires, perdendo nei confronti del candidato di Cambiemos, Esteban Bullrich – anche se entrambi sono stati eletti al Senato grazie al sistema proporzionale di rappresentanza del paese. Tuttavia, le aspirazioni di CFK di unire le diverse ali del peronismo dietro alla sua leadership, sono state ostacolate dalla sua prestazione scialba.

Dopo l’iniezione di fiducia delle elezioni con la legittimità per  Cambiemos, e con il Peronismo sottosopra, il Presidente Mauricio Macri ha proceduto a mandare avanti certe riforme che stima siano necessarie pe rinvigorire l’economia. Quest’anno il suo governo ha goduto di una debole ripresa economica anche se è dipeso pesantemente dal crescente debito estero. Un recente rapporto della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (ECLAC – European Commission for Latin America and the Carribean) dimostra l’aumento del debito pubblico emanato in tutta l’America Latina nel 2017. L’Argentina è stata in cima alla lista con il 28% di questo debito totale su scala regionale.

Dal punto di vista di Macri rivolto alle imprese, l’Argentina ha bisogno di ridurre i costi del lavoro per ricuperare “competitività”, per tagliare le spese pubbliche e abbassare le tasse sulle imprese. Questo permetterebbe al governo di cessare di contare sul debito straniero. Queste erano alcune delle politiche consigliate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) durante la sua recente visita in Argentina, soltanto una settimana dopo le elezioni per il congresso.

Poco  dopo le elezioni del 22 ottobre, l’amministrazione ha proposto una riforma del lavoro il 30 ottobre che ha suscitato una forte opposizione da parte non soltanto dei sindacati più militanti, ma anche di un’ala all’interno della Federazione Generale del Lavoro (CGT), la più grossa federazione del lavoro in Argentina, con oltre due milioni di membri. Il disaccordo all’interno della federazione del lavoro ha compromesso la proposta di legge, e il dibattito al congresso è stato rinviato alla fine di quest’anno.

Sfruttare i deboli

Sembra che il governo di Macri cerchi di seguire alla lettera l’agenda del FMI. Una misura del genere, approvata il 19 dicembre, cerca di tagliare le spese del governo per la previdenza sociale. Gli elettori colpiti dai tagli alla previdenza sociale, o dalla riforma delle pensioni, non hanno la stessa capacità di mobilitazione di cui si possono vantare le organizzazioni sindacali. In effetti questa strategia sfrutta le comunità più deboli dell’Argentina.

La riforma delle pensioni riguarda 17 milioni di pensionati e i beneficiari del programma per il benessere delle famiglie denominato Asignación Universal por Hijo (AUH), cioè un programma di trasferimenti condizionati di contante per famiglie con bambini e con basso reddito. La proposta di legge introduce un nuovo metodo per adeguare le pensioni all’inflazione, che ha ridotto sostanzialmente il reddito finale che i suoi beneficiari ricevono. Questa formula ridurrebbe gli aumenti delle pensioni semestrali dal 12% al 5,7%. Il tasso di inflazione è aumentato di oltre il 20% annuale negli scorsi 7 anni e ha raggiunto il 40% nel 2016.

In America Latina la disparità di reddito è stata collegata a indicatori di salute peggiore. Come è stato documentato altrove, le politiche di austerità consigliate dal FMI, in passato hanno avuto impatti negativi diretti sulla salute e il benessere della popolazione. Questa riforma delle pensioni che ridurrà il reddito minimo per i pensionati che attualmente è di miseri 404 dollari americani al mese, fornisce un chiaro esempio.

Complici del crimine

La proposta di legge sulle pensioni è stata rapidamente approvata dal Senato il 29 novembre e trasferita alla Camera Bassa. Dato che Cambiemos non ha la maggioranza in nessuna delle due Camere al Congresso, il voto di 25 senatori Peronisti a favore della proposta  di legge, si è dimostrato fondamentale per la sua approvazione. Cambiemos ha verosimilmente guadagnato l’appoggio di un numero sufficiente di Peronisti alla Camera Bassa dei Deputati per trasformare la proposta di legge in legge, prima che le cose prendessero una piega inaspettata. Per comprendere questo, dobbiamo fare un passo indietro e vedere dove la riforma delle pensioni entra nel più ampio puzzle della politica argentina.

Alla fine di novembre, tutti i governatori delle 23 province, tranne uno, hanno firmato un accordo fiscale con il governo federale con il quale si impegnavano a ridurre le tasse sule aziende e a congelare la spesa pubblica. Nello stesso accordo, questi governanti si impegnavano ad assicurare l’appoggio alla proposta di legge per la riforma delle pensioni da parte dei rappresentanti al Congresso di queste province. Così facendo, effettivamente “sfumavano” qualsiasi divisione tra il potere esecutivo e il potere legislativo.In cambio, il governo federale non avrebbe ridotto la parte di entrate delle province, provenienti dalle tasse sul reddito.

L’accordo fiscale ha finalmente risolto una controversia sempre più pressante tra le province riguardo al reddito dei finanziamenti federali. Con questo tipo di riorganizzazione, il governo di Buenos Aires sarà quello che ne beneficerà più di tutti: si stima che il contributo federale a questa provincia il prossimo anno aumenterà di 3,4 miliardi.

L’accordo fiscale presenta anche tagli significativi alla Previdenza  Sociale. Infatti, i finanziamenti assegnati alla Agenzia nazionale per la sicurezza sociale (ANSES) diminuiranno approssimativamente di 3,4 miliardi nella Provincia di Buenos Aires. Questi tagli rappresentano un trasferimento diretto di entrate dai pensionati, dai disabili e dalle famiglie povere per l’assistenza sociale al governo della Provincia di Buenos Aires, con 16 milioni di residenti. I finanziamenti destinati a Buenos Aires vengono stanziati per investirli nelle infrastrutture dell’area metropolitana che è economicamente depressa.

La Provincia di Buenos Aires, in particolare i molti distretti oltre la città, sono stati, tradizionalmente, una roccaforte del Peronismo. Nelle elezioni del 2015, Maria Eugenia Vidal, governatrice della Provincia di Buenos Aires che ha partecipato candidandosi con Cambiemos, ha ottenuto una vittoria sbalorditiva. I risultati delle elezioni nella  provincia di Buenos Aires, possono fare la differenza a livello nazionale, e certamente la hanno fatta nel 2015. Il nuovo stanziamento di fondi, urgentemente necessari nelle zone povere di Buenos Aires, avranno indubbiamente un impatto sulle possibilità di continuità per Cambiemos nella provincia e anche a livello nazionale.

Il dissenso popolare si mobilita

Con la benedizione di una larga sezione dei Peronisti al Congresso, il piano di ridurre la previdenza sociale sembrava che filasse liscio, isolato dal dissenso popolare. Tuttavia, quando la legge è stata posta all’ordine del giorno il 14 dicembre, l’appoggio alla Camera dei Deputati, si è ridotto drasticamente. Le mobilitazioni di massa dei sindacati, delle organizzazioni studentesche e delle forze politiche è scesa sulla sessione. Una tensione che stava covando è diventata uno scandalo bello e buono quando una forza di polizia militarizzata ha attaccato i dimostranti con proiettili di gomma e gas lacrimogeni: la Piazza del Congresso si è trasformata in un campo di battaglia.

A causa di questa interruzione, la sessione è stata rinviata alla settimana successiva. Lunedì, 18 dicembre, diecine di migliaia di persone si sono radunate di nuovo sulla Piazza del Congresso per protestare contro l’approvazione della legge. Vari sindacati

si sono radunati davanti al Congresso, mentre la Federazione Generale del Lavoro (CGT) ha indetto uno sciopero generale, anche se lo hanno annunciato soltanto un’ora prima, scoraggiando quindi la mobilitazione dei loro membri.

Intorno alle 12, varie migliaia di persone hanno riempito la Piazza del Congresso e si sono riversate in Avenida de Mayo e nelle altre strade adiacenti alla piazza. La polizia ha operato una severa repressione  sui dimostranti, ferendone molti e arrestandone oltre 60. I manifestanti hanno reagito lanciando sassi ai poliziotti e ne è seguita di nuovo una battaglia nelle strade.

Alla sera, gruppi di persone sono scese spontaneamente nelle strade di tutta la città per esprimere il loro dissenso battendo sulle pentole. Questi cacerolazos, una tipica manifestazione di protesta in Argentina, si sono sviluppate rapidamente nei quartieri di varie città del paese, comprese La Plata, Rosario e Córdoba. Malgrado questo, la legge è stata approvata di mattina presto, martedì 19 dicembre,  quando la maggior parte del paese dormiva.

I capi della coalizione di governo hanno giustificato l’approvazione della legge immensamente impopolare, dichiarando che le proteste davanti al Congresso erano legate alla cospirazione di una minoranza contro un procedimento democratico. Anche Elisa Carrió, una preminente rappresentante di Cambiemos al Congresso di Buenos Aires, ha parlato di colpo di stato. I media ordinati si sono uniti prontamente al coro contro i dimostrati violenti.

Opposizione al Congresso

I Rappresentanti alla Camera dei Deputati appartenenti al Frente Para la Victoria – FPV (Fronte per la vittoria), il partito formato dai Kirchner, si sono opposti, in blocco, alla legge. Questa opposizione  è stata un po’ fasulla dopo che parecchi senatori del FPV hanno votato per la legge al Senato. Inoltre, i governatori all’interno della coalizione del FPV, come Alicia Kirchner, sorella del defunto Néstor Kirchner, hanno firmato l’accordo fiscale che tagliava le pensioni in cambio di   imposta stabile sul reddito. Infine, il candidato presidenziale dl FPV nel 2015 e attuale legislatore, Daniel Scioli non ha partecipato alle sessioni alla Camera dei Deputati, provocando un’ondata di rifiuto sui media sociali.

Il membro del Congresso appartenente al Frente de Izquierda y los Trabajadores, FIT), (Fronte della Sinistra e dei Lavoratori, Nicolas del Caño, ha denunciato la repressione nelle strade, definendo la legge una “rapina” ai pensionati e ai poveri. In quanto membro della principale forza politica che si oppone alla legge sia al Congresso che nelle strade, del  Caño ha sfidato i rappresentanti di Cambiemos a indire un referendum per valutare l’appoggio popolare alla riforma delle pensioni. La sua strategia era chiara: i pochissimi sondaggi sull’argomento hanno mostrato un’opposizione popolare alla riforma delle pensioni, dell’82%-85%.

In agosto, il Capo del Gabinetto dei ministri di Macri, Marcos Peña, consapevole della popolarità della misura, aveva negato pubblicamente la possibilità di attuare qualsiasi tipo di riforma delle pensioni. Anche quando la proposta è stata portata al Congresso, il portavoce del governo ha fatto uno sforzo di nascondere il vero effetto della misura: la riduzione dei diritti pensionistici. I funzionari di Cambiemos sanno che è necessario addolcire le loro politiche conservatrici se vogliono restare al potere.

Un nuovo marchio di liberalismo?

Dopo le elezioni primarie per il Congresso nell’agosto del 2017, gli analisti politici di varie tendenze hanno cercato di cogliere il senso della vittoria inaspettatamente solida della coalizione governante Cambiemos. Il direttore di Le Monde Diplomatique, José Natanson, ha sostenuto che il marchio del neoliberalismo di Macri era di un nuovo tipo: democratico, rinnovato e impegnato nel mantenere i benefici della pensione e dell’assistenza sociale che si erano estesi con il Kirchner. Perlomeno, questo è stato il messaggio della loro campagna elettorale. Natanson ha sostenuto che Cambiemos rappresentava una “potente forza nella transizione verso la costruzione di una nuova egemonia.” Ha asserito che la politica economica progressiva di Macri forniva un terreno solido per la governabilità.

Malgrado la retorica, la dimensione materiale del progetto politico di Cambiemos non è più morbida di qualsiasi altra forma di politica economica neoliberale. Come fa notare l’analista di politica Fernando Rosso, il programma di Macri richiede un attacco frontale alla classe operaia, comprese le sue componenti economicamente inattive, gli strati più bassi e la “riserva militare” di pensionati, disoccupati, famiglie povere che ricevono i sussidi statali, ecc.

Quando si è arrivati a parlare della riforma delle pensioni, questa maschera apparentemente più gentile è stata tolta.  La reazione popolare in  seguito alla legge di riforma, ha messo a nudo la stretta base sociale del progetto politico di Macri. La battaglia circa la riforma delle pensioni ha affrettato molti riallineamenti politici, compresa una scissione del CGT. La ”egemonia” di breve durata di Cambiemos ha lasciato il passo a un repressione brutale nella strade e a un voto anti-democratico del Congresso contro il suo popolo.

Nella foto: la  gente va verso il Ministero della Modernizzazione durante una protesta contro i licenziamenti, svoltasi a Buenos Aires, Argentina, il 4 gennaio 2018.

Juan Cruz Ferre è un attivista politico e medico argentino che attualmente sta    facendo un dottorato in Sociologia alla City University di New York. Collabora regolarmente alla rivista  Left Voice.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/argentinas-new-austerity

Originale: NACLA

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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