Carmelo Musumeci

“Potere al popolo” e il carcere: il punto di vista di un ergastolano

• L’abolizione dell’ergastolo, sia condizionale che ostativo: l’assenza di ogni possibilità di uscita è incompatibile con la finalità rieducativa della pena, prevista dall’art. 27 della Costituzione;
• l’abolizione del 41 bis, riconosciuto quale forma di tortura dall’ONU e da altre istituzioni internazionali, adottando al suo posto misure di controllo, per i reati di stampo mafioso, allo stesso tempo efficaci ed umane, che non permettano la continuità di rapporto con l’esterno;
• l’emanazione di un provvedimento di amnistia e indulto che risolva il problema del sovraffollamento carcerario;
• una riforma della vita carceraria, soprattutto attraverso un più ampio utilizzo delle misure alternative e di validi percorsi per il reinserimento dei detenuti.

(dal Programma elettorale sulla giustizia del movimento politico “Potere al Popolo”)

In politica si è sempre detto che il garantismo e l’impegno per i detenuti fanno perdere voti.
Io, invece, credo che se qualcuno s’interessasse del carcere i voti li potrebbe anche prendere. E la proposta elettorale del movimento politico “Potere al popolo” di combattere le mafie con l’abolizione dell’ergastolo e del 41bis mi ha fatto venire l’idea di fare campagna elettorale all’interno delle carceri per le prossime elezioni legislative del 4 marzo 2018.

Dietro questa idea c’è un traguardo molto più importante che portare voti al movimento politico “Potere al Popolo”: quello di migliorare le carceri, rendendo protagonisti i prigionieri che ci vivono. Sono, infatti, convinto che i detenuti dovrebbero imparare ad organizzarsi politicamente, lottare in gruppo e sentirsi persone, e non cose, per chiedere di poter scontare una pena nella legalità, in giustizia e umanità.  Noi non possiamo votare, ma lo possono fare i nostri parenti e amici: il loro voto è l’unico mezzo per trasformare la debolezza del singolo detenuto in forza per tutti i reclusi. La mia proposta quindi è di far votare ai nostri familiari e amici il movimento politico “Potere al Popolo”, che nel loro programma hanno dimostrato d’interessarsi di carcere, che sono favorevoli all’abolizione dell’ergastolo e ad una pena rieducativa. Diamogli la forza per lottare per noi, affinché, la prigione non sia più territorio di non diritto.

  • Chiediamo il diritto alla libertà di opinione e d’espressione, il diritto alle relazioni affettive, il diritto al lavoro e il diritto all’istruzione.
  • Chiediamo che l’autorità amministrativa penitenziaria non tratti i detenuti come “cose” e non vanifichi, di fatto, la quasi totalità dei diritti dei detenuti: un detenuto custodito con più attenzione, meglio curato e meglio trattato, potrebbe diventare una persona migliore.
  • Chiediamo l’abolizione dell’ergastolo, perché imprigionare una persona per sempre è come togliergli tutto e non si fa più parte degli esseri umani, con l’ergastolo la vita diventa una malattia: non ci uccidono, peggio, ci lasciano morire.
  • Chiediamo che l’amministrazione penitenziaria non interpreti la legge a proprio modo: gli articoli di legge favorevoli ai detenuti sono spesso stravolti o semplicemente ignorati, così, molte volte i direttori dei vari istituti penitenziari diventano i veri legislatori.
  • Chiediamo che la nostra pena abbia un senso, anche per rispetto alle vittime dei nostri reati.
  • Chiediamo la territorializzazione della pena, perché ognuno possa scontare la propria pena vicino ai propri cari, per non condannare anche loro a lunghi e costosi viaggi per incontrarci, senza che Ministero adduca sempre la scusa della “sicurezza” e del sovraffollamento.
  • Chiediamo pene più giuste, umane e costruttive; chiediamo uguaglianza fra le condanne che prendono i ricchi e le condanne inflitte ai poveri.

Per sperare di ottenere qualcosa di questo, faccio appello alle famiglie dei detenuti e alle persone più sensibili della società di dare il loro voto al movimento politico “Potere al Popolo”, che ci potrebbe dare la speranza di un futuro migliore, dentro e fuori le mura di un carcere.

“Potere al popolo” e il carcere: il punto di vista di un ergastolano

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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