‘Andrea aveva 23 anni, tutti i giorni si faceva 80 chilometri per recarsi al lavoro. Il 20 giugno Andrea si alza alle 4 del mattino per essere in fabbrica alle 5. Alle 6,10 la pressa si ferma, Andrea d’istinto si sporge dentro ma all’improvviso la macchina si rimette in moto… Ora Andrea non c’è più e in casa resta un grande dolore e un silenzio enorme… manca la sua musica, la sua chitarra, la sua tromba…’, Morota Gagliardoni Graziella, mamma di Andrea, morto sul lavoro. Dichiarata dai medici del reparto di terapia intensiva cardiochirurgica dell’ospedale San Raffaele di Milano la morte cerebrale del 61enne operaio dell’azienda Lamina di Milano. Da più di quarant’anni era dipendente dell’azienda ed uomo di fiducia dei titolari, ora in pensione, era rimasto nello stabilimento per formare un collega più giovane. Un lavoratore che ‘amava il suo lavoro e ogni giorno dovevamo pregarlo di tornare a casa’, ricordano i familiari. Giancarlo Barbieri è il quarto operaio deceduto per l’incidente avvenuto nei giorni scorsi nell’azienda milanese. Nella stessa fossa che conteneva il forno per l’acciaio infestato dall’azoto hanno perso la vita il fratello Arrigo di 57 anni, l’operaio Giuseppe Setzu di 48 anni e l’elettricista di una dita esterna Marco Santamaria di 43 anni. Il giorno dopo, sotto gli occhi del padre, è morto, schiacciato dal tornio su cui era rimasta incastrata una manica del suo maglione, un giovane operaio 19enne di Rovato, in provincia di Brescia. Questi sono gli ultimi episodi di una ‘mattanza’ che si ripete quotidianamente. Il lavoro dovrebbe essere un mezzo per realizzare le proprie capacità ed attitudini professionali, invece è, spesso, un luogo di fatica e sofferenza. E, nonostante gli obblighi sempre più stringenti per i datori di lavoro introdotti con il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro entrato in vigore nel 2008, i casi di morte e di malattie professionali rimangono una costante del nostro sistema produttivo. Il motivo è sempre lo stesso: l’esasperata ricerca del ‘profitto’. I lavoratori su istruzione del ‘padrone’ o semplicemente di propria iniziativa, talvolta, eseguono la loro mansione senza rispettare le norme previste dai protocolli sulla sicurezza, che, è bene ricordarlo, sono obbligatori in tutti i luoghi di produzione. ‘Il lavoro è vita e senza quello esiste solo paura e insicurezza’ scriveva John Lennon nel 1969, ma troppo spesso esso si trasforma in tragedia. E tutte le precauzioni del mondo non basteranno ad evitarle, almeno fino a quando al centro dell’attività produttiva anziché il profitto e gli speculatori non ci saranno il lavoro ed i lavoratori.
Fonte wikipedia.org