Francesco Cecchini

Tracce di sangue sulla neve, tra Cavalese e Cermis.

STRAGE DI CERMIS.

Vent’anni fa, il 3 febbraio del 1998, sulla funivia che collega il centro abitato di Cavalese al monte Cermis, venti persone vennero assassinate da un caccia americano di stanza nella base militare Nato di Aviano. L’aereo volava al di sotto della quota prescritta di 500 piedi e tranciò, con il rumore di una frustata, i cavi della funivia su cui viaggiavano le vittime. Nella strage persero la vita sette tedeschi, cinque belgi, due austriaci, un olandesi e tre italiani. I quattro colpevoli il pilota, Richard Ashby, il navigatore Joseph Sweitzer e altri due membri dell’equipaggio rimasero impuniti. Gli  Stati Uniti non  riconobbero mai l’inchiesta aperta in Italia dalla Procura di Trento e conclusasi con la richiesta di rinvio a giudizio del colonnello Durigon, responsabile della base di Aviano. Gli Stati Uniti opposero alle richieste della magistratura italiana l’inaccettabile sentenza emessa dalla Corte Marziale dei marines, con la quale il capitano Richard Ashby, pilota del caccia, fu assolto da tutti i reati imputatigli. Una sentenza inaccettabile

MASSIMO D’ALEMA.

D’ALEMA E CLINTON

Il 4 marzo 1999 all’allora presidente del Consiglio D’Alema ora di Liberi e Uguali, durante una visita negli Usa, ai giornalisti che gli chiedevano un giudizio sulla decisione della Corte militare statunitense, oppose un vergognoso No comment. salvo poi, resosi conto della gaffe, definì la sentenza sconcertante. Ma forse è proprio la prima reazione di D’Alema, quel non voler commentare le sentenze in un Paese straniero, a inquadrare la strage del Cermis nel giusto cornice. Nella sua drammaticità la strage del Cermis si colloca all’interno della storia italiana che, dal secondo dopoguerra, è una storia di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti.

POTERE AL POPOLO.

POTERE AL POPOLO CONTRO LA NATO.

A venti anni di distanza dal massacro di Cermis è importante non dimenticare, non perdonare. L’unico vero atto di giustizia nei confronti dei venti morti del Cermis e di tutte le altre vittime italiane della impunita violenza statunitense sarebbe l’immediata revisione dei trattati internazionali sulla dislocazione di basi militari straniere sul territorio nazionale. Avendo di mira, finalmente, la soppressione di quell’antistorico strumento bellico che è la Nato. E’ compito anche di Potere al Popolo portare avanti questi obiettivi.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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