Lettera aperta all’Anpi dal Circolo Anpi Renato Biagetti e dal Comitato Madri per Roma Città Aperta
Se non difende la democrazia dal terrorismo fascista non è la nostra Anpi
Sabato 3 febbraio eravamo in viaggio verso Genova, diretti alla manifestazione indetta da “Genova Antifascista” per l’accoltellamento di un antifascista da parte di militanti di CasaPound.
Lungo la strada lo sgomento e il paradosso ci ha travolto: un giovane fascista a Macerata aveva sparato da un auto contro 6 persone per il colore della loro pelle. Scelte come bersagli casuali per mettere in atto un piano razzista: “punire i negri” per la loro stessa esistenza e presenza in Italia.
Fiumi di sdegno ci saremmo aspettati sgorgassero dalle bocche e dalle penne delle istituzioni e dei giornali; il solito bel colpo di spugna a coprire la connivenza e la legittimazione data non tanto alle formazioni di estrema destra e neofasciste, quanto ai loro mortiferi contenuti razzisti e forcaioli.
Ma qualcosa di nuovo si è prodotto: silenzio.
O, ancora peggio, giustificazione per un atto che non esitiamo a definire terroristico, ovvero messo in atto per spaventare ed alimentare paura.
A questo evento drammatico, le realtà sociali di Macerata e delle Marche, hanno risposto lanciando una manifestazione nazionale per esprimere solidarietà alle 6 persone in ospedale, all’intera città ferita e a tutta quella larghissima parte d’Italia che si è sentita colpita ancora una volta, e che ha visto concretizzarsi i deliri che, dalla Lega a Forza nuova, straparlano di invasione, sostituzione della razza e vari argomenti della peggiore tradizione nazifascista.
Avevamo accolto con favore che anche realtà come Anpi, CGIL, ARCI e Libera avessero deciso di aderire ed esprimere una posizione netta di condanna. Ma come si suol dire il diavolo fa le pentole e non i coperchi, e nel giro di 24 ore abbiamo assistito ai seguenti atti: la manifestazione è diventata improvvisamente la “loro” manifestazione; il sindaco di Macerata ha invitato gli organizzatori ad annullare tutte le iniziative previste – equiparando quelle fasciste a quelle antifasciste – le dirigenze di ANPI, CGIL, ARCI e Libera, autoproclamatesi “nuovi proprietari” della manifestazione hanno accettato di ritirarsi nelle loro confortevoli sedi; il ministro Minniti ha ringraziato e vietato la piazza democratica ed antifascista.
Tra presunzioni personali e calcoli elettorali in Italia si stanno calpestando diritti civili e principi costituzionali. Quale sarebbe l’idea di democrazia e partecipazione che intendono il Partito Democratico e le segreterie centrali di ANPI, CGIL, ARCI e Libera? Quale idea di uguaglianza e avanzamento sociale possono promuovere?E’ sufficiente un nome o una sigla per giustificare e coprire le scelte delle dirigenze di queste organizzazioni operate nel chiuso delle loro segreterie?
O possiamo dire che gli atti prodotti in questi giorni sono vergognosi e rappresentano una delle pagine più miserabili della storia della sinistra italiana? Quando si affronterà un dibattito pubblico sulle responsabilità di chi è stato complice dell’avanzamento di politiche razziste e xenofobe?
Per noi i fatti di questi giorni sono una riga tracciata con la spada di Minniti dietro la quale si nascondo istituzioni, realtà associative e sindacali.
Noi, da parte nostra, abbiamo i nostri limiti e la nostra scelleratezza di chi continua ostinatamente a voler rimanere lucido nelle proprie strade e nelle proprie piazze; armati solo della determinazione che le morti per mano fascista dei nostri compagni e fratelli, in questi ultimi 15 anni, ci hanno dato.
Non abbiamo più voglia o tempo da perdere con la paura che quelle stesse organizzazioni hanno introiettato. La paura è una brutta bestia, ti entra dentro, ti piega e ti immobilizza. Noi scegliamo di affrontare quelle paure fatte di miseria, impoverimento e disuguaglianza senza nasconderci.
La nostra scelta non sarà un nuovo Aventino ma ancora una volta in strada, a volto scoperto, senza fare un passo indietro.
Per tutto questo e per tanti altri motivi come a Genova abbiamo scelto di portare il nostro striscione, raccogliendo il favore di molti aderenti all’ANPI, così, in aperto dissenso con la scelta della Presidenza nazionale dell’Anpi saremo a Macerata il prossimo 10 febbraio. E invitiamo gli iscritti e gli attivisti che costituiscono la base di Anpi, CGIL, Arci e Libera ad unirsi a noi.