Di Rohullah Naderi
9 febbraio 2018
Uno degli obiettivi dichiarati di una coalizione di forze guidate dagli Stati Uniti per invadere l’Afghanistan nel 2001, era di rovesciare i Talebani dal potere e di aiutare gli Afgani a formare un governo democratico e relativamente stabile. Il principale obiettivo di liberarsi del gruppo estremista – i Talebani – era quello di sconfiggere il terrorismo comandato dalla rete Al-Qaeda di Osama bin Laden, incolpato degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Si presumeva che Al-Qaida avesse basi in Afghanistan.
Dato che il centro dell’interesse delle forze di coalizione era di eliminare il terrorismo, vale la pena analizzare questo obiettivo dopo questa campagna di 17 anni e scoprire quali progressi si sono fatti per ottenere questo scopo. Parlerò delle vittime civili – lo scopo di questo articolo – e del loro impatto sugli Afgani e sulle strategie politiche di conquistare i cuori e le menti e di sconfiggere il terrorismo. L’importanza di parlare delle vittime civili è notevole perché la campagna per combattere il terrorismo continua a produrre significative vittime civili. Di recente, i Talebani hanno fatto un attacco al centro di Kabul, uccidendo 105 persone. L’Agenzia di stampa Reuters ha riferito che le autorità militari americane stanno aprendo un’indagine circa un video di vasta circolazione in cui si vede un soldato americano che spara contro un camion civile in Afghanistan. I civili afgani vengono presi di mira dai loro acerrimi nemici, i Talebani e, ironicamente, dal loro partner, gli Stati Uniti, che dovrebbero aiutare il loro governo a proteggerli e a sconfiggere i Talebani. E’ realmente una situazione paradossale per il popolo afgano.
La guerra afgana è ora la più lunga della storia americana. E’ appena entrata nel suo 17° anno. Con l’annuncio del Presidente Trump in cui dichiara che aumenterà il numero delle forze americane in Afghanistan, la guerra si protrarrà per anni a venire. Non sembra esserci una fine in vista. Per aiutarci a comprendere i progressi fatti dalle forze americane nel sconfiggere il terrore in Afghanistan, il Watson Institute della Brown University, ha fatto uno studio esaustivo sulla campagna e ha prodotto un rapporto dettagliato. Secondo uno studio, la cosiddetta guerra al terrore non ha prodotto il risultato desiderato di eliminare le minacce terroriste. Quando l’ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha dato il via alla “Guerra al Terrore” co grande ostentazione e applausi, il paese preso di mira era soltanto l’Afghanistan. Ora, dopo 17 anni di guerra in Afghanistan, il conflitto si è esteso. Infatti si è diffuso in altri 76 paesi, toccando il 39% di questo pianeta.
In Afghanistan, la cosiddetta guerra al terrore ha operato devastazione. Ha trasformato l’intero paese in un campo di battaglia dove uccisioni, esplosioni e bombardamenti sono diventati la norma. Gli attacchi aerei si stanno intensificando senza fine, causando dolorosi danni collaterali nel loro corso. Malgrado la campagna dell’America durata 17 anni, i Talebani hanno guadagnato altro territorio in Afghanistan. Ora, circa il 43% dei distretti del paese è o sotto il controllo dei Talebani o è contestato dal gruppo. Complessivamente, i Talebani minacciano il 70% dell’Afghanistan. Molto tristemente, ISIS, mentre è sconfitta in Siria e in Iraq, si sta espandendo rapidamente nella parte orientale dell’Afghanistan. Questo brutale gruppo terrorista è un grave pericolo per la sicurezza delle minoranze religiose in Afghanistan che aderiscono alla setta Sciita dell’Islam. Il gruppo ha già dimostrato la sua codardia e brutalità prendendo di mira i luoghi Sciiti di culto e uccidendo moltissimi Musulmani sciiti. Il gruppo è una minaccia alla stabilità, alla tolleranza religiosa e al tessuto sociale del paese. Finora, tranne avvertimenti riguardo al gruppo e alle sue intenzioni, espressi da funzionari della sicurezza, non abbiamo visto nessuna strategia chiara o efficace da parte del governo per combatterla. Ciò che è più inquietante è la veloce diffusione di altri gruppi terroristici nella regione. Secondo un recente rapporto del Pentagono, ci sono “più di venti gruppi terroristi o di insorgenti in Afghanistan e Pakistan.” Questi gruppi spingeranno ulteriormente l’Afghanistan e il Pakistan verso l’instabilità e il caos.
La cosiddetta guerra al terrore è stata deleteria anche per gli Stati Uniti. E’ estremamente costosa, con un sconvolgente di 5,6 trilioni di dollari. Questo costo ha stremato dal punto di vista fiscale i contribuenti americani e ha contribuito a un debito federale che ha raggiunto i 20 miliardi di dollari. Questo costo è sempre più insostenibile in un periodo in cui le strutture americane si stanno sgretolando e hanno un disperato bisogno di essere rinnovate, la disuguaglianza è in aumento e il debito studentesco supera un trilione di dollari. I premi assicurativi sanitari stanno aumentando, mettendo a rischio la salute di molti Americani. I redditi ristagnano e ogni anno fiscale c’è un deficit di bilancio. Alla luce di questi sviluppi, il prezzo per la cosiddetta guerra al terrore sembra illogica e antieconomico. Il denaro speso per la guerra al terrore fallita si sarebbe potuto usare per migliorare il livello di vita degli Americani, prendendosi cura delle loro istruzione, salute, e sicurezza del posto di lavoro. In campo militare, la guerra è costata tanto, ugualmente. Quei soldati che tornano dai campi di battaglia sperimentano problemi mentali e psicologici come il disturbo post-traumatico da stress. (DPTS). Questa condizione della salute mentale, che viene scatenata dalle spaventose esperienze di guerra, è diventata un’enorme sfida per le famiglie dei reduci con il DPTS e per l’Amministrazione dei Reduce è nel caos. La sua burocrazia è inefficace ed è classificata tra i posti meno attraenti del governo federale dove lavorare. L’Amministrazione dei Reduci non soltanto deve far fronte alla “marea” di pazienti che cercano le cure e che talvolta muoiono a causa di lunghe attese, ma anche a 20 suicidi al giorno tra i reduci.
La tragedia delle vittime civili
Per gli Afgani, uno degli svantaggi della cosiddetta guerra al terrore è stata la notevole percentuale di morti tra i civili. Questa tragedia è costata all’ex presidente afgano Karzai il suo rapporto con gli Americani. Il problema ha messo Karzai in concorrenza co le operazioni militari americane/NATO. Le forze americane/NATO sostenevano di prendere di mira i militanti e i terroristi che si nascondono tra i civili. Il danno collaterale, però, è stato inevitabile. Karzai ha replicato alle rivendicazioni di antiterrorismo degli Stati Uniti, segnalando che i terroristi non si nascondono tra i civili afgani. Il terrore arriva da oltre i confini dell’Afghanistan. Controbattendo agli stereotipi americani islamofobi, è noto che abbia dichiarato che chiunque abbia una barba e indossi un turbante, non era automaticamente un terrorista. Anche le vittime civili hanno intaccato l’immagine di Karzai perché è stato considerato come debole e incline al compromesso davanti alle forze Americane/NATO. Gli Afgani pensavano che non era duro quanto avrebbe dovuto essere nel trattare il problema delle vittime civili. Indubbiamente questo ha reso gli Afgani rabbiosi e frustrati. Per quanto tempo si ipotizza che debbano pagare il prezzo della cosiddetta guerra al terrore? Il prezzo è diventato estremamente alto. Soltanto l’anno scorso c’è stato un aumento del 50% di vittime civili a causa degli attacchi aerei americani, paragonati allo stesso periodo del 2016. Secondo un’indagine dell’ONU, nel 2017, sono stati uccisi almeno 250 civili e 261 sono stati feriti dagli attacchi aerei. Anche le forze aeree afgane sono state coinvolte negli attacchi. Gruppi terroristici come i Talebani, Al-Qaida e e ISIS hanno preso di mira gli Afgani. Il loro obiettivo è diffondere il terrore e uccidere, ma le forze di coalizione si suppone che prendano di mira i gruppi terroristi e che proteggano i civili. Invece le forze della coalizione uccidono anche gli Afgani. Questa dicotomia è incomprensibile per gli Afgani. L’etichetta di guerra al terrore non rappresenta la realtà sul terreno. Uccidere ingiustamente non aiuta a conquistare i cuori e le menti degli Afgani. Hanno necessità di protezione e di appoggio, particolarmente dell’intelligence. Vogliono che il loro paese sia libero da guerre per procura, di rivalità regionali e di guerra. Hanno bisogno di sostegno politico per combattere il terrorismo che ha origine al di fuori dell’Afghanistan.
Scorrendo sommariamente la storia durata 17 anni della “guerra al terrore” in Afghanistan, qualunque osservatore può facilmente concludere che la strategia è stata
imperfetta. Non ha raggiunto il suo obiettivo dichiarato. Al contrario, l’obiettivo è stato confuso. Dopo tutti questi anni, qualsiasi osservatore critico si porrà una domanda: che cosa significa questa guerra in Afghanistan? Se la strategia era fattibile, e con tutte le risorse che hanno a disposizione gli Stati Uniti, l’obiettivo dichiarato di smantellare il terrorismo oramai sarebbe stato raggiunto. Il terrore, però, non è diminuito. E’ diventato più letale, avendo causato altre perdite e avendo distrutto altre vite. La strategia militare degli Stati Uniti di placare i Talebani e di eliminare il terrorismo, non ha funzionato. Ha ucciso più civili che terroristi.
L’unico modo di risolvere la minaccia del terrore in Afghanistan, è di cercare una soluzione politica. Il terrorismo è una tattica usata dai gruppi terroristici per raggiungere i loro obiettivi politici. Bisogna, quindi occuparsi della causa fondamentale della tattica, identificare le cause che spingono alla violenza terrorista, comprenderle e farsi venire in mente soluzioni più efficaci. Volontà politica, forte determinazione e onestà sono necessarie per riuscire. Purtroppo, questi fattori mancano fin dall’inizio dalla cosiddetta guerra al terrore.
Nella foto: uomini afgani trasportano il corpo di un uomo ucciso in un attentato suicida, vicino a Jalalabad, nell’Afghanistan orientale.
Rohullah Naderi è un osservatore politico afgano. E’stato borsista Fullbright. Ha una laurea in scienze politiche dell’Università di Lehigh. Si può contattare su roohullah.naderi@gmail.com
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0