In questi giorni abbiamo finto che ci interessasse tutto, dalla campagna elettorale alle gare di slittino, pur di non parlare della strage del liceo di Parkland. Eppure è stata una “bella” strage: due vittime in più di Columbine. I morti sono quasi tutti adolescenti – le nostre vittime preferite – e in più un professore che si è comportato da eroe, morto per proteggere i suoi studenti. Ma niente: la notizia ha resistito un paio d’ore nelle home page, ma poi è arrivata la morte di Bibi Ballandi e la strage ha cominciato rapidamente a perdere interesse, fino a sparire.
Ci sono molte scusanti per questo repentino oblio. Ormai le stragi nelle scuole americane sono così frequenti che abbiamo perso il conto. E poi è colpa loro, visto che i politici di quel paese, pagati dai produttori di armi, si ostinano a non introdurre alcun limite alla loro vendita. E poi l’America è così lontana. E poi Trump ci sta anche antipatico; e Obama in fondo era un negro.
No, non ci sono scuse. Il motivo vero è che fondamentalmente siamo degli stronzi egoisti. Se ci rigano la fiancata dell’auto nel parcheggio del centro commerciale facciamo il diavolo a quattro, se un insegnante dà un brutto voto a nostro figlio, saremmo disposti a bruciare la scuola, se ci rubano in casa, chiediamo che venga introdotta la pena di morte per quel ladro, solo per quel ladro, ma di diciassette persone morte per colpa di un ragazzo che è impazzito e di un sistema che permette a un giovane fragile di avere a disposizione un’arma da guerra non ci importa nulla.
E non diamo la colpa al sistema dei media, siamo noi che siamo fatti così. Non ho un dato, ma credo di non sbagliarmi dicendo che in quelle stesse ore sul sito di un importante quotidiano sia stato visto di più il video della modella che, mentre si faceva fotografare mezza nuda sugli scogli di fronte all’oceano, è stata travolta da un’onda gigante. Questa sì che è la notizia perfetta: una bella donna che fa una figura fantozziana, un po’ di sana pornografia e un po’ di sberleffo per le disgrazie altrui.
Ci sono molte reazioni possibili di fronte a un fatto come la strage del liceo di Parkland. Io non capisco chi decide di pregare, sarà che sono ateo, ma almeno chi prega pensa che ci sia qualcosa da fare di fronte a una tragedia simile. Ci si può arrabbiare, ci si può mobilitare per chiedere che cambino le leggi che hanno permesso una strage così. Non ci si dovrebbe voltare dall’altra parte. E invece è quello che noi facciamo. Tutte le volte. E non ci vergogniamo di farlo.
Qualche anno fa – non molti, a dire il vero – pensavamo che questo pianeta fosse destinato a scomparire a seguito di una guerra nucleare. Non so se il pericolo ci sia realmente mai stato, ma noi lo vivevamo come tale. Ora nessuno credo che abbia più una tale paura, ma la morte che ci attende non è meno dura. E solo più infame.

 

 

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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