MOHAMED DIHANI – OMAR BACHIR ZEIN

Il Sahara Occidentale ha dato alla luce molti difensori dell’indipendenza contro l’occupazione marocchina, Tra loro c’è il Mandela del Sahara Occidentale, Sidi Mohamed Dadesh, che ha trascorso più di 22 anni nelle carceri marocchine, con una condanna a morte per essersi unito ai ranghi dell’esercito saharawi. Sidi Mohamed Dadesh si unì al Fronte Polisario nel 1974 all’età di 17 anni e fu catturato nel 1976 durante una battaglia nella regione di Amgala. Le forze di occupazione marocchine lo hanno trasferito nella prigione della base aerea militare di Marrakech, dove ha trascorso due anni sotto tortura e maltrattamenti. Verso la fine del 1976, le autorità di occupazione marocchine gli offrirono di lavorare con loro in cambio della sua liberazione. Accettò a causa delle torture fisiche e psicologiche a cui era sottoposto. È stato rilasciato dopo essere stato trasferito a Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale, ma Sidi Mohamed Dadesh, in realtà, aveva altri piani: un tentativo di rientrare nelle fila del Polisario. Sidi Mohamed Dadesh, che ha perso i suoi due fratelli durante gli scontri militari tra il Marocco e l’esercito Sahrawi, non aveva perso la volontà di confrontarsi e tentare nuovamente di lottare per la liberazione del Sahara Occidentale. Dadesh approfittò della libertà dopo la prigionia per organizzarsi con i suoi compagni e fuggire verso le aree liberate, ma sfortunatamente prima del loro arrivo nel luogo di destinazione, vennero inseguiti da veicoli corazzati dell’occupazione marocchine che li bombardarono con artiglieria pesante. Alcuni riuscirono a fuggire, ma l’auto in cui si trovava Sidi Mohammed Dadesh è stata colpita durante l’attacco: il suo compagno è stato ucciso, lui è rimasto gravemente ferito alle spalle e in varie altre parti del corpo. Durante la detenzione Dadesh fu sottoposto a sistematica tortura psicologica e fisica, oltre ai problemi di salute a seguito di fratture. Ma alla fine riuscì a far uscire una lettera dalla prigione per far conoscere le sue condizioni e far sapere che era ancora vivo: Amnesty International e la Croce Rossa furono le prime organizzazioni a chiedere la sua liberazione. Dopo l’uscita della lettera, sono nate campagne internazionali per la sua liberazione che hanno costretto il regime marocchino a cambiare la sentenza di morte. Visite frequenti della Divisione Nordafricana e del Medio Oriente della Croce Rossa hanno contribuito a migliorare le condizioni all’interno della prigione. “Mi hanno svegliato a mezzanotte, pensavo che sarei stato messo a morte, non sapevo cosa stava succedendo” ha raccontato Dadash, ma quando lo hanno condotto dal direttore del carcere gli è stato detto: “Dadash, te ne andrai oggi”. Seguirà un altro articolo sulla decisione di Sidi Mohamed Dadesh di continuare la lotta in modo pacifico nei territori occupati.

Di Mohamed Dihani/Omar Zein Bachir

Mohamed Dihani Sono un ragazzo saharawi del laayoune la capitale del Sahara Occidentale. Sono il responsabile generale del sito www.wesatimes.com Piattaforma di informazione sul popolo saharawi in 5 lingue. Attivista lotto per i diritti umani collaboro con l'associazione ASVDH (Associazione Saharawi per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani) Omar Zein Bachir ragazzo saharawi dei campi profughi di Tindouf - Algeria. Abito a Modena dove ho studiato Tecnico Informatico aziendale e lavoro all'Avis di Modena. Collaboro con l'associazione Kabara Lagdaf di Modena per far conoscere la questione del Sahara Occidentale. Responsabile del sito in italiano Wesatimes piattaforma di informazione sul popolo saharawi.

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