Viola Carofalo.
LA CAMPAGNA ELETTORALE E IL POTERE AL POPOLO.
Mancano pochissimi giorni alla chiusura della campagna elettorale, quindi è tempo di bilanci. Qualcuno potrebbe a ragione pensare che solo l’esito elettorale può dirci se il nostro lavoro di questi mesi è stato positivo, negativo, o di nessun significato; noi, che amiamo fare tutto al contrario, diciamo invece da subito che è stata la campagna elettorale più bella che potessimo fare, e il risultato elettorale non potrà cambiare questa valutazione. Qui di seguito i pochi, semplici motivi.
1. Dal basso e da sinistra
Lo confessiamo, non siamo degli aficionados delle urne, ma alcuni di noi vanno verso la quarantina, altri hanno passato il mezzo secolo e qualche elezione l’abbiamo vista. Non ricordiamo una partecipazione così ampia e capillare come quella che, al di là delle nostre aspettative, siamo riusciti ad innescare. Ormai siamo a quasi 300 assemblee in ogni posto d’Italia, e in ogni posto d’Italia centinaia di compagne e compagni si sono riattivati, tante e tanti giovani si sono avvicinati per la prima volta alla politica, abbiamo visto sale e piazze piene, le code ai banchetti per raccogliere le firme, insomma, numeri che fanno girare la testa! Le assemblee, inoltre, non sono state una formalità, ma hanno deciso i candidati, elaborato contributi al programma, inventato forme nuove e originali di fare la campagna elettorale. Siamo già riusciti, con questo meccanismo, a riportare nel dibattito collettivo parole e narrazioni popolari e di sinistra, che rischiavano di sparire totalmente in questa tornata elettorale.
2. Sovvertire il discorso dominante
Hanno provato primaditutto a renderci invisibili, ma non potevano farci nulla perché ci muoviamo nelle masse come pesci nell’acqua. Abbiamo fatto solo quello che già facevamo: volantinaggi, presidi, occupazioni, esercizi di potere popolare e di lotta al degrado, ed ovunque ci conoscevano perché ci avevano già visto. Fallito il primo tentativo, i media hanno tentato di affibbiarci l’usurata immagine della sinistra residuale, rancorosa, isolata, ma non avevano fatto i conti con i nostri sorrisi e la nostra capacità di parlare al popolo con le parole del popolo. Hanno quindi pensato di schiacciarci sul piano degli opposti estremismi, ma anche lì siamo sgusciati via, dimostrando che se c’è una polarizzazione in questa campagna elettorale non è tra noi e i fascisti, ma tra noi e tutti gli altri, dal PD a Berlusconi, fascisti compresi. Abbiamo riportato costantemente il nostro intervento sui contenuti, e sui contenuti gli altri ammutoliscono.
3. La prova TV
Non eravamo mai stati in televisione, se non in qualche immagine confusa dove ci chiamavano balordi. Ora siamo andati, all’inizio con pochi spazi, poi sempre più presenti, ed ogni volta è andata meglio. Il circo televisivo è vecchio e stantio, basta poco a comprenderne i meccanismi e ci è bastato pochissimo per presentarci anche lì con i nostri contenuti. Per me in particolare, che sono stata più presente in quanto portavoce, è stata un’esperienza particolarmente formativa: all’inizio arrivavano insulti, apprezzamenti, messaggi fastidiosi, poi sempre meno, mentre aumentavano i messaggi di affetto e sostegno. Le persone che ho incontrato e che mi hanno fermato per strada non mi hanno riconosciuto, ma si sono riconosciuti in noi. Credo che siamo riusciti nella difficile impresa di consentire l’identificazione in una storia, un volto e una voce senza cadere in rischi leaderistici o personalistici. Questo, naturalmente, è merito del fatto che, a differenza di chi nasce ed esiste solo ad uso dei media, noi esistiamo a prescindere dai media. Una differenza fondamentale.
4. Il 4 Marzo
Domenica prossima festeggeremo. Siamo scaramantici, ma non per questo smettiamo di essere ottimisti, e crediamo davvero di farcela. La verità, però, è che festeggeremo perché saremo gli unici a poterselo permettere in qualunque caso. Chi vincerà, infatti, governerà tradendo il popolo e le sue esigenze, mentre chi perderà andrà incontro a crisi, divisioni e assenza di prospettive future. La nostra vittoria o sconfitta, invece, non si misurano su quel tavolo, noi sappiamo già cosa fare il 5, ci resta solo da capire quanto è alto il trampolino dal quale spiccheremo il salto.
5. Il 5 Marzo
A Napoli, primaditutto, festeggeremo ancora perché l’ex-OPG compie tre – solo tre! – anni…poi passeremo la giornata al telefono a parlare con tutte e tutti coloro con cui abbiamo fatto questo pezzo di strada insieme, e poi sempre insieme, sempre in modo orizzontale, ragioneremo sul da farsi. Non abbiamo una road map già tracciata ma sappiamo dove vogliamo arrivare: riportare le classi popolari ad essere protagoniste nella società, smetterla con la politica dei ricchi fatta sulle spalle dei poveri. Non sappiamo ancora che forma prenderemo, ma sappiamo come arrivarci: con la partecipazione attiva, lo scambio, la costruzione di reti, il protagonismo delle masse popolari. Chi pensa di mettersi alla testa di un esercito, oggi, rischia fortemente di cadere da un cavallo immaginario; noi vogliamo invece continuare a lavorare, pancia a terra. per la ricostruzione di una prospettiva di classe, popolare, radicale, anticapitalista. Non ci fermeremo: l’abbiamo ripetuto tante volte ma è la cosa più vera e sicura che possiamo dire adesso. Non ci fermeremo!
Il 5 marzo inizia il bello. Io sostengo potere al popolo da una prospettiva “verde-rossa”. Nella mia città , Firenze, il Pd ha il predominio assoluto e l’attuale sindaco Nardella, “nominato” da Renzi è stato eletto con più del 60%.
Vorrei che nel 2019 si presentasse una lista locale di Potere al popolo , alleata magari con una lista civica ecologista.