Di Joe Emersberger

 

Amnesty International mi ha detto che “non prende posizione sulla attuale applicazione delle sanzioni economiche degli Stati Uniti che l’amministrazione Trump ha imposto ina al Venezuela “ma piuttosto mette in evidenza la necessità urgente di occuparsi della seria crisi del diritto alla salute e al cibo che il Venezuela sta affrontando. In termini di diritti umani, è responsabilità dello stato venezuelano risolvere questa.”

L’espressione che “il silenzio equivale al consenso” si applica perfettamente alla posizione di Amnesty che tacitamente appoggia l’aggressione di Trump contro i Venezuelani. Per rendere questo ancora più ovvio, Amnesty si rifiuta anche di condannare le osservazioni fatte da Rex Tillerson e da Marco Rubio che incoraggiano un colpo di stato militare in Venezuela. Richiesta di commentare queste osservazioni, Amnesty ha risposto che “crede che una discussione responsabile sullo stato attuale dei diritti umani in Venezuela non dovrebbe essere incentrata su affermazioni fatte da partiti al di fuori del paese e del contesto”.

Nel mezzo di una già grave crisi economica, quest’anno le sanzioni costeranno al governo del Venezuela miliardi di dollari. I suoi 64 miliardi di dollari americani in   obbligazioni in valuta estera sono tutti governati dalla Legge di New York, ma le sanzioni hanno vietato al Venezuela di prendere a prestito o di vendere beni nel sistema finanziario degli Stati Uniti. La ristrutturazione del debito è quindi resa impossibile e impedisce al governo di rifinanziare le obbligazioni bancarie (contro bilanciando i costi principali emettendo un nuovo debito).  Le sanzioni impediscono anche che la CITGO, una compagnia con base negli Stati Uniti di proprietà del governo venezuelano, rispedisca  indietro i suoi profitti o dividendi (che ammontano in totale a circa 2,5 miliardi di dollari americani fin dal 2015) al Venezuela.

Le sanzioni degli Stati Uniti che sono illegali in base al capitolo 4 articolo 19 della Carta OAS, sono un attacco diretto al “diritto alla salute e al cibo” del popolo Venezuelano. Non c’è modo di evitare questa conclusione anche se si pensa il peggio di quello che è stato detto riguardo al governo del Venezuela. Troverete estremamente difficile apprenderlo dai media internazionali, ma le sanzioni non sono appoggiate dalla maggior parte dei Venezuelani secondo la stessa agenzia di sondaggi venezuelana Datanalisis, allineata con l’opposizione che i media hanno citato fino alla nausea, circa l’indice di gradimento per il Presidente del Venezuela Nicola Maduro.

Secondo Datanalisis, circa il 45% della popolazione ha ricevuto un bonus in contanti che il governo ha pagato negli scorsi tre mesi. Un’altra fonte dell’opposizione, cioè un gruppo di accademici venezuelani che presentano le annuali indagini ENCOVI  (Encuesta sobre Condiciones de Vida Venezuela – Inchiesta sulle condizioni di vita in Venezuela) sostiene che l’87% delle famiglie ha ricevuto sussidi alimentari   direttamente dal governo. Lo studio dell’ ENCOVI è particolarmente improbabile  come ha spiegato Jacob Wilson e la cifra di 87% è probabilmente un’esagerazione folle, ma anche se una stima accurata è più vicina al 50%, la depravazione delle sanzioni di Trump e del rifiuto di Amnesty di denunciarle, dovrebbe essere chiara dalle statistiche prodotte dalle fonti dell’opposizione.

Le persone per bene si erano indignate per le sanzioni che gli Stati Uniti e i loro alleati avevano imposto negli anni ’90 all’Iraq, un paese che era realmente governato da un dittatore. Dovrebbero essere ancora più indignate che la stessa gang di stati che ha devastato l’Iraq è stata in grado di prendere di mira una democrazia grazie a un sistema di propaganda in cui grosse ONG come Amnesty svolgono una parte importante.

Tra l’altro, l’impatto delle sanzioni degli Stati Uniti fa sembrare piccola qualsiasi offerta di aiuto umanitario che hanno fatto. Questo non ha fermato dei titoli di giornali come: “Perché il paese non accetterà aiuti?” e articoli che invariabilmente non riescono a esaminare che cosa è stato offerto e in che modo è paragonabile ai miliardi di dollari perduti a causa delle sanzioni illegalmente imposte dagli Stati Uniti. Il programma annuale di spese di gruppi come la Caritas (4 milioni di dollari) e la Pan American Development Foundation (82 milioni di dollari) sono una goccia nell’oceano, paragonato all’impatto delle sanzioni.

Per varie ragioni sono stato disgustato, ma non sorpreso, dal tacito appoggio di Amnesty all’aggressione di Trump contro il Venezuela.

Amnesty si è rifiutata di riconoscere Chelsea Manning Prigioniero di Coscienza, per moti ridicoli, ma ha dato quella designazione a Leopoldo Lopez – un uomo coinvolto in quattro diversi tentativi di rovesciare violentemente il governo del Venezuela democraticamente eletto. Uno di questi, nell’aprile 2002, per breve tempo è riuscito.

Quando, nel 2004,  il governo degli Stati Uniti (aiutato dai suoi fidati alleati Canada e Francia) hanno deposto il presidente di Haiti democraticamente eletto, e hanno installato una dittatura che ha governato con terribile brutalità per due anni, la risposta di Amnesty è stata gravemente guastata dalla codardia politica e dal sistema di due pesi e due misure. La cosa più gentile che si poteva dire circa l’opera di Amnesty ad Haiti, e in generale, era che l’Osservatorio per i Diritti Umani (Human Rights Watch – HRW) è stato anche peggiore. Per esempio, all’Osservatorio ci sono voluti anni di più che ad Amnesty per dare qualsiasi serio contributo alla lotta per ritenere la missione ONU ad Haiti responsabile dell’uccisione di 10.000 Haitiani, avendo portato il colera nel paese nel 2010. I fatti fondamentali sono stati ben conosciuti almeno nel 2011, anni prima che Amnesty intraprendesse qualsiasi azione significativa nel 2015.

Il libro più recente  di Norman Finkelstein, “Gaza: An Inquest into its Martyrdom” ha un capitolo dedicato a esaminare minuziosamente i rapporti sul selvaggio attacco di Israele a Gaza nel 2014, Protective Edge (Margine di protezione), Finkelstein scriveva: “Fornendo a Israele i pretesti per le atrocità che sono state tra le più atroci  che ha commesso durante Protective Edge, Amnesty ha efficacemente ridotto il fardello degli hasbara (i propagandisti) israeliani”.

In uno scambio di mail che ho avuto con Amnesty riguardo alla Siria, nel 2012, Amnesty difendeva una posizione che diceva all’Arabia Saudita che è forse il governo più brutale e arretrato della terra, di essere semplicemente attenta a quali ribelli riforniva di armi in Siria. Allo stesso tempo, Amnesty chiedeva un embargo di armi per i Palestinesi quasi del tutto indifesi.

Amnesty ha ripetutamente dimostrato che non è disposta o capace di denunciare la brutalità del governo americano o dei suoi alleati in modo minimamente vicino   alla misura con cui  dovrebbe farlo. Le persone che vivono negli Stati Uniti o in paesi come il Canada che regolarmente forniscono copertura politica ai crimini degli Stati Uniti all’estero, dovranno operare  e anche contro le ONG come Amnesty International per impedire che i loro governi continuino a distruggere un paese dopo l’altro.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/amnesty-international-winks-at-trump

Originale : Counterpunch

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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