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Lo studioso Noam Chomsky e l’attore Danny Glover fanno parte di un gruppo di oltre 154 attivisti che hanno condannato le sanzioni imposte al Venezuela dagli Stati Uniti e dal Canada. In una lettera aperta a Washington e Ottawa, gli attivisti sostengono che le sanzioni hanno colpito i poveri e hanno avuto un impatto negativo su ogni possibilità di riconciliazione politica.
“Siamo profondamente preoccupati per l’imposizione di sanzioni illegali, il cui effetto ricade maggiormente sui settori più poveri e più marginali della società, per forzare cambiamenti politici ed economici in una democrazia sorella”, si legge nella lettera.
Le sanzioni economiche e finanziarie contro il Venezuela sono giustificate dai loro sostenitori come misure necessarie per porre fine alla presunta corruzione e alle violazioni dei diritti umani di quello che chiamano un regime dittatoriale.
Tuttavia, i venezuelani hanno partecipato a una lunga lista di elezioni locali e nazionali da quando Hugo Chavez è stato eletto democraticamente nel 1999. L’opposizione di destra ha vinto almeno due di queste elezioni. Diversi gruppi di opposizione hanno inoltre accettato di partecipare alle nuove elezioni presidenziali e legislative il 20 maggio.
Anche se parteciperanno candidati dell’opposizione, la MUD ha deciso di astenersi nel tentativo di boicottare il processo elettorale.
Gli attivisti hanno esortato sia il governo statunitense che quello canadese a riconsiderare queste misure sostenendo che “complicano gli sforzi del Vaticano, della Repubblica Dominicana e di altri attori internazionali per mediare una risoluzione alla profonda polarizzazione in Venezuela.
Il governo venezuelano e l’opposizione di destra si sono impegnati in colloqui tenuti nella Repubblica Dominicana per giungere ad una soluzione pacifica alle loro profonde differenze politiche, ma mentre stavano per firmare l’accordo sostenuto dal paese ospitante e dall’ex presidente spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero, l’opposizione si è tirata indietro rifiutandosi di siglare l’intesa.
La decisione di abbandonare i colloqui ha coinciso con il tour sudamericano del Segretario di Stato statunitense Rex Tillerson, dove questi ha chiesto un embargo petrolifero e ha prospettato un colpo di Stato militare in Venezuela.
La lettera ha anche evidenziato l’ipocrisia nella politica estera degli Stati Uniti. “Non è un segreto che il Venezuela – diversamente dal Messico, dall’Honduras, dalla Colombia, dall’Egitto o dall’Arabia Saudita – sia preso di mira dagli Stati Uniti per provocare un cambio di regime proprio a causa della leadership del Venezuela che resiste all’egemonia degli Stati Uniti e all’imposizione del modello neoliberista in America Latina”, hanno dichiarato gli attivisti.
Diversi governi, tra cui Antigua e Barduba, Ecuador, Dominica, Cuba, Uruguay e Bolivia hanno anche espresso la loro opposizione ad isolare il Venezuela e ad escludere il paese dal Vertice delle Americhe, che si terrà a Lima, in Perù, nel mese di aprile.