di Giorgio Cremaschi
L’arresto di Sarkozy, che tra l’altro ci mostra il carattere feudale della immunità da noi riservata agli ex presidenti della Repubblica, ha riscoperto il verminaio della guerra di Libia del 2011. Secondo gli inquirenti, nel 2007 Sarkozy avrebbe ricevuto ben 50 milioni di euro per la sua campagna elettorale. Eletto presidente anche grazie a quei soldi, egli avrebbe poi scatenato la guerra di Libia per torbidi motivi, tra i quali non si può fare a meno di considerare anche quello di mettere a tacere un creditore scomodo. E Gheddafi fu puntualmente giustiziato.
Il 19 marzo del 2011 i jet francesi iniziavano i bombardamenti in Libia, senza alcun mandato formale dell’ONU, che si era limitata a condannare il governo libico. Ben presto Sarkozy riuscì a coinvolgere nella sua sporca guerra tutta la NATO e a tal fine fu decisivo il presidente italiano Giorgio Napolitano.
Giorgio Napolitano è stato il peggior presidente della Repubblica e anche l’unico ad essere rieletto. Il che significa che egli ben rappresenta un’intera classe politica di destra e sinistra, responsabile dei disastri del paese. Napolitano sulla vicenda libica scatenò quell’interventismo prepotente che poi usò a dismisura nelle crisi economiche e politiche successive. Il presidente della Repubblica cominciò subito a pretendere che l’Italia scendesse in guerra. All fine convinse il capo del governo Berlusconi, che era recalcitrante, e ottenne, ma era scontato, la piena adesione del PD. Così l’Italia entrò nella sporca guerra, e il ministro della difesa La Russa offrì basi e aerei per l’impresa. Naturalmente tutta la grande stampa salì a bordo dei bombardieri, con la sua solita retorica da guerrafondai umanitari.
Ora che la Libia non è più uno stato, ora che motovedette non si sa di chi minacciano di uccidere chi salva i migranti in mare, ora che il governo italiano paga i tagliagole perché fermino quei migranti nel deserto, i colpevoli della sporca guerra di Libia dovrebbero essere chiamati a risponderne. Giorgio Napolitano per primo dovrebbe andare sotto inchiesta, anche se a differenza di Sarkozy non rischierebbe nulla vista l’immunità. E con lui dovrebbero essere messi sotto accusa Berlusconi e tutti coloro che, più o meno convinti, hanno coinvolto l’Italia nell’intervento militare in Libia. Gran parte della classe dirigente colpevole di quella sporca guerra è stata punita dall’ultimo voto. È positivo ma non basta. Bisogna che si faccia piena luce su quella vicenda le cui conseguenze ancora paghiamo. Il parlamento faccia una commissione d’inchiesta e non lasci nulla di impunito, almeno politicamente. E i colpevoli, a partire da Napolitano, di aver trascinato il paese in una azione militare totalmente illegale, paghino per ciò che hanno fatto.