Di Jonathan Cook
Eventi apparentemente non collegati portano tutti a uno profondo cambiamento in cui Israele ha cominciato a preparare il terreno per annettersi i territori palestinesi occupati.
La settimana scorsa, durante un discorso agli studenti, a New York, il ministro dell’Istruzione di Israele, Naftali Bennett, ha pubblicamente disconosciuto perfino l’idea di uno stato palestinese. “Abbiamo finito con questo,” ha detto. “Hanno uno stato palestinese a Gaza.”
In seguito, a Washington, Bennett, che è a capo di un movimento di coloni di Israele, ha detto che Israele avrebbe gestito le conseguenze negative dell’annessione della Cisgiordania, proprio come aveva gestito l’annessione delle alture del Golan siriano nel 1980.
L’opposizione internazionale si sarebbe dissolta, ha detto. “Fra due mesi si affievolisce e fra altri 20 anni e altri 40 anni, [il territorio è] ancora nostro.”
Di nuovo a casa, Israele ha dimostrato che queste parole non sono vuote.
Il mese scorso il parlamento ha approvato una legge che porta tre istituzioni accademiche, compresa l’Università nella città di Ariel, tutte situate negli insediamenti illegali della Cisgiordania, sotto l’autorità del Consiglio dell’Istruzione Superiore. Finora, sono state controllate da un organismo militare.
Questa mossa segna un rovesciamento simbolico e legale. Israele ha di fatto ampliato la sua sovranità civile in Cisgiordania. E’ un primo passo segreto ma tangibile verso l’annessione.
Per dare un segno di come l’idea di annessione è ora del tutto comune, i i capi dell’università israeliana hanno accettato il cambiamento in silenzio, anche se li espone entrambi a un’azione intensificata da parte del crescente movimento internazionale di boicottaggio (BDS) e potenzialmente alle sanzioni europee sulla collaborazione scientifica.
Leggi aggiuntive che estendono la legge israeliana agli insediamenti sono di prossima realizzazione. Infatti, la ministra della giustizia, di estrema destra, Ayelet Shaked, ha insistito che coloro che stendono la bozza della nuova legislazione, indichino in che modo può anche essere applicata in Cisgiordania.
Secondo Peace Now (https://it.wikipedia.org/wiki/Peace_Now), Ayelet Shaked e i responsabili legali israeliani stanno ideando nuovi pretesti per prendersi del territorio palestinese. Ayelet ha definito la separazione tra Israele e i territori occupati, richiesta dalla legge internazionale, “un’ingiustizia che è durata 50 anni.”
Dopo che è stata approvata la legge dell’istruzione superiore, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha detto al suo partito che Israele avrebbe “agito intelligentemente” per estendere, inosservato, la sua sovranità nella Cisgiordania. “Questo è un processo che conseguenze storiche,” ha detto.
Questo concorda con un voto del comitato centrale del suo partito, il Likud, a dicembre, che unanimemente ha appoggiato l’annessione.
Il governo sta già lavorando alla legislazione per portare degli insediamenti in Cisgiordania sotto il controllo municipale di Gerusalemme – un’annessione per vie traverse. Questo mese i funzionari si sono dati dei poteri aggiuntivi per espellere i Palestinesi da Gerusalemme per “slealtà”.
Yousef Jabareen, un membro palestinese del parlamento israeliano, ha avvertito che Israele aveva accelerato il suo programma di annessione dallo “strisciare al correre”.
In particolare, Netanyahu ha detto che i piani del governo stanno venendo coordinati insieme all’amministrazione Trump. E’ stata un’affermazione che in seguito ha ritrattato dopo aver ricevuto delle pressioni.
Tutte le prove, però, indicano che Washington è pienamente convinto, fintanto che l’annessione viene fatta di nascosto.
L’ambasciatore degli Stati Uniti a Israele, David Friedman, da lungo tempo donatore per gli insediamenti, ha detto di recente al canale televisivo 10: “I coloni non andranno da nessuna parte“.
Il capo dei coloni, Yakoov Katz, nel frattempo ha ringraziato Trump per un grosso aumento della crescita degli insediamenti nello scorso anno. Le cifre mostrano che ora uno su 10 ebrei israeliani è un colono. Ha chiamato la squadra della Casa Bianca “persone a cui persone a cui piacciamo davvero, che amano”, aggiungendo che i coloni stavano “cambiando la mappa”.
Gli Stati Uniti si stanno preparando a spostare la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, in maggio, non soltanto anticipando il problema di una situazione finale, ma strappando via il cuore pulsante da uno stato palestinese.
La spinta della strategia statunitense è così nota ai leader palestinesi, e a ranghi serrati con Israele – che il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas si dice che abbia rifiutato anche solo di guardare un piano di pece che gli è stato di recente sottoposto.
Dei rapporti indicano che la strategia assegnerà a Israele tutta Gerusalemme come sua capitale. I Palestinesi saranno costretti ad accettare i loro villaggi periferici come loro capitale, e anche un “corridoio” terrestre per permettere loro di pregare nella Moschea di Al Aqsa e nella Chiesa del Santo Sepolcro.
In quanto parte più forte, a Israele resterà da determinare il destino degli insediamenti e i suoi confini – una ricetta che porterà avanti con un’annessione al rallentatore.
Il principale negoziatore palestinese, Saeb Erekat, ha avvertito che l’accordo finale di Trump limiterà uno stato palestinese a Gaza e a pezzetti della Cisgiordania, proprio come Bennet aveva profetizzato a New York.
Questo spiega il motivo per cui la settimana scorsa la Casa Bianca ha ospitato un incontro di stati europei e arabi per discutere della crisi umanitaria a Gaza.
I funzionari statunitensi hanno avvertito la leadership palestinese che si teneva lontana, che un patto finale sarà stabilito senza consultarvi, se necessario. Questa volta il piano di pace degli Stati Uniti non è oggetto di negoziato; è pronto per l’attuazione.
Con uno “stato” palestinese effettivamente limitato a Gaza, la catastrofe umanitaria che si svolge lì –una catastrofe che le Nazioni Unite hanno avvertito che renderà l’enclave non abitabile fra pochi anni – è necessario che venga urgentemente affrontata.
Il vertice alla Casa Bianca, però, ha anche ostacolato l’Agenzia dei rifugiati dell’ONU, la UNRWA, che si occupa della situazione umanitaria di Gaza. La destra israeliana odia l’UNRWA perché la sua presenza complica l’annessione della Cisgiordania. E, dato che Fatah ed Hamas sono ancora ai ferri corti, solo questa serve a unificare la Cisgiordania e Gaza.
Questo è il motivo per cui di recente l’amministrazione Trump ha tagliato i finanziamenti degli Stati Uniti all’UNRWA, che erano la maggior parte del suo bilancio. Lo scopo implicito della Casa Bianca è di trovare nuovi mezzi per gestire la miseria di Gaza.
Ciò che serve ora è qualcuno che faccia pressione sui Palestinesi. Lo spostamento di Mike Pompeo dalla CIA al Dipartimento di Stato, Trump potrebbe sperare che produrrà l’uomo forte necessario a costringere i Palestinesi alla sottomissione.
Nella foto: il villaggio di Wadi Foquin, in Cisgiordania, sta cercando di sopravvivere alle espropriazioni di Israele.
Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul quotidiano The National, di Abu Dhabi.
Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale Martha Gellhorn per il Giornalismo. I suoi libri più recenti sono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [ Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e il piano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che scompare: gli esperimenti di Israele di disperazione umana] (Zed Books). Il suo nuovo sito web è: www.jonathan-cook.net.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/us-smooths-israels-path-to-annexing-west-bank
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0