Il 20% degli indigenti usufruisce di un sostegno reddituale medio di 297 euro al mese. ‘Sono strumenti da difendere’, sostiene Paolo Gentiloni, ma questa non è lotta alla povertà è elemosina di Stato
Il Reddito di inclusione è una misura di contrasto alla povertà condizionata alla valutazione della condizione economica del nucleo familiare. Dall’inizio di quest’anno esso ha sostituito il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva). Il Rei fornisce un sostegno economico e la predisposizione di un progetto personalizzato per l’inclusione sociale e lavorativa elaborato dai servizi sociali del Comune. I requisiti del Reddito di inclusione, oltre a quelli di cittadinanza, residenze e compatibilità (cioè nessun membro familiare deve essere percettore d’indennità di disoccupazione), sono: un valore Isee non superiore a 6mila euro; un valore Isre (l’indicatore reddituale dell’Isee, cioè l’Isr diviso la scala equivalente, al netto delle maggiorazioni) non superiore a 3mila euro; un valore del patrimonio immobiliare, esclusa la casa di abitazione, non superiore a 20mila euro; un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 10mila euro (ridotto a 8mila euro per la coppia e a 6mila euro per la persona sola). Inoltre il nucleo familiare deve trovarsi in una delle seguenti condizioni: presenza di un minore; presenza di una persona con disabilità; presenza di una donna in stato di gravidanza; presenza di una persona pari o superiore a 55 anni che si trovi in stato di disoccupazione. Dal primo gennaio 2018 la misura assume carattere di ‘universalità’, cioè è venuto meno il requisito familiare.
L’Inps e il Ministero del Lavoro hanno presentato i dati dell’Osservatorio statistico sul reddito di inclusione. Le persone che hanno beneficiato della misura sono quasi 900 mila. Di queste sette su dieci risiedono nel Mezzogiorno. Nel primo trimestre del 2018 i soggetti interessati sono stati nel Sud 572.293 (72,72%), nel Centro 88.895 (11,24%), nel Nord 132.373 (16,05%). In particolare in Campania le persone che hanno usufruito dell’indennità sono state 223.369 (28,78%), in Sicilia sono state 192.602 (24,22%).
‘Sono sostegni a persone in carne e ossa, e sono strumenti da difendere’, ha commentato il presidente del Consiglio dimissionario, Paolo Gentiloni. Mentre il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha sottolineato che è stata ‘raggiunta la metà della platea potenziale’. Ed ancora: ‘Chi ha a cuore questo problema si impegni a trovare nuove risorse’.
In Italia ci sono circa 4,5 milioni di persone che vivono in povertà assoluta, altri 3 milioni che sopravvivono con lavori precari e malpagati, e l’unica cosa che lo Stato italiano è in grado di proporre al 20% degli indigenti è un assegno medio mensile di circa 245 euro con il Sia ed ora di 297 euro con il Rei. E agli altri 3 milioni e 600 mila poveri? Nulla.
Non è con le briciole raggranellate nel bilancio statale che si affronta il problema della lotta alla povertà, occorre ben altro. Milioni di italiani, e non solo, aspettano un lavoro ed un reddito adeguato per poter vivere una vita dignitosa, il resto è solo elemosina di Stato.
Fonte: Inps e Ministero del Lavoro