Come da previsioni, Viktor Orbàn conquista il terzo mandato consecutivo (il quarto in assoluto) stravincendo le elezioni politiche ungheresi.
di Adriano Manna
Fidesz, il partito del primo ministro ungherese anti-immigrati, che si presentava in coalizione con il piccolo partito cristiano-democratico, ha raccolto 133 dei 199 seggi del parlamento ungherese, una maggioranza di due terzi che gli consentirà anche di approvare autonomamente progetti di riforma costituzionale e leggi costituzionali.
Alla chiusura dei seggi, avvenuta alle ore 19:00 di ieri, si erano recati alle urne 5,5 milioni di elettori, pari al 70% degli aventi diritto (quasi il 10% in più rispetto al dato del 2014).
Si tratta di un risultato in parte atteso, ma le dimensioni de consenso raccolto dal primo ministro uscente e soprattutto i numeri e la “natura” delle principali opposizioni emerse dalle urne, parlano di un paese ormai completamente rivolto a destra: il secondo partito è quello dell’ultra-destra Jobbik (formazione che negli ultimi anni, dinanzi all’oltranzismo nazionalista del primo-ministro ha moderato alcune sue posizioni cercando di occupare lo spazio politico del centro-destra) che col 19,5% rimane sostanzialmente stabile rispetto alle consultazioni del 2014.
Il partito social-democratico (ex comunista) esce addirittura dimezzato dalle urne con appena il 12,4%, un risultato modestissimo racimolato anche grazie all’aiuto del piccolo partito verde alleato, passando da 38 a 20 deputati.
“Abbiamo vinto, ci siamo dati l’opportunità di un cambiamento per proteggere l’Ungheria”, ha detto Orban festeggiando, con una folla di sostenitori a Budapest la vittoria.
“Dal tempo del cambiamento di sistema nel 1989 il Paese non ha mai visto una campagna così piena di bugie”, ha detto Antal Csardi, candidato di un partito di opposizione che ha vinto un seggio a Budapest, dove la sinistra ha ottenuto più sostegno.
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