MOHAMED DIHANI – OMAR ZEIN BACHIR
La Repubblica Algerina e la Repubblica Saharawi hanno vissuto insieme una grande tragedia dopo l’incidente dell’aereo che si è schiantato lo scorso mercoledì e che ha causato la morte di 257 persone, tra cui 30 cittadini saharawi (tutti i civili) e più di 220 militari algerini.
Il popolo saharawi e il popolo algerino hanno ricevuto condoglianze da tutto il mondo: da stati, organizzazioni, personalità politiche e interi popoli, attraverso i blog e sui social network.
In questa occasione, tuttavia, lo stato marocchino ha affrontato questa terribile calamità con sprezzo e cinismo. La stampa marocchina ha preferito mettere in ridicolo le vittime, mentre i canali televisivi hanno ospitato sui loro schermi analisti immorali che hanno ferito le famiglie dei morti Saharawi. Questo solo perché la diplomazia marocchina è stata esposta ultimamente ad alcune sconfitte nei confronti delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana. Dopo il giudizio storico della Corte di Giustizia Europea sullo sfruttamento delle risorse naturali saharawi, Il Marocco ha visto questa tragedia come un’opportunità per riversare la sua rabbia sui morti, che noi consideriamo martiri.
Lo stato marocchino perde la sua umanità ogni volta che si tratta del Sahara Occidentale e del Polisario (“Fronte popolare per la liberazione di Saguia el-Hamra e la valle dell’oro”). Chi mai può sfruttare una tragedia a causa di una propaganda politica fallita? Il Marocco, infatti, aveva recentemente tentato di accusare il Fronte Polisario di aver commesso una violazione del cessate il fuoco proclamato sotto l’egida delle Nazioni Unite, ma proprio dalle Nazioni Unite è venuta la smentita di questa tesi, perché le truppe ONU schierate lungo il muro di separazione tra le forze di occupazione marocchine e le forze Saharawi non hanno rilevato nessuna violazione da parte del Fronte Polisario.
Canali televisivi marocchini hanno insinuato che le vittime sahrawi, presenti sull’aereo insieme ai soldati algerini, fossero in realtà militari che stavano programmando azioni contro il Marocco. Da qui è iniziata la feroce campagna mediatica marocchina.
Per non parlare del ritardo di tre giorni da parte del governo marocchino nel porgere le condoglianze alle famiglie delle vittime, che ha consentito a questa feccia mediatica di ferire i familiari dei morti.
Chi sono i Saharawi che erano sull’aereo e perché?
Quando le forze di occupazione marocchine hanno invaso il Sahara Occidentale usando tutte le armi proibite in loro possesso contro i civili saharawi, le loro proprietà e i loro animali, decine di migliaia di saharawi sono fuggiti in Algeria, paese che li ha prontamente accolti approntando per loro campi profughi in cui vivere e fornendo loro tutta l’assistenza umanitaria di cui avevano bisogno.
La Repubblica Algerina ha assegnato gratuitamente una serie di viaggi settimanali a studenti universitari e pazienti saharawi diretti nelle città settentrionali dell’Algeria.
L’aereo precipitato stava compiendo uno di questi viaggi e trasportava studenti e pazienti dopo la fine del loro periodo di trattamento ad Algeri. Tra le vittime anche il portiere della squadra di calcio nazionale Saharawi.
Il coraggio della decisione finale del pilota
Le ultime parole pronunciate dal coraggioso pilota algerino che guidava l’aereo sono state: “Ho perso il controllo dell’aereo, siamo spacciati. Ma il luogo della collisione potrebbe essere un complesso residenziale e un incrocio trafficato… Non lo permetterò… L’aereo non risponde… Cambierò rotta per allontanarmi dai civili… Chiudo”.

Di Mohamed Dihani/Omar Zein Bachir

Mohamed Dihani Sono un ragazzo saharawi del laayoune la capitale del Sahara Occidentale. Sono il responsabile generale del sito www.wesatimes.com Piattaforma di informazione sul popolo saharawi in 5 lingue. Attivista lotto per i diritti umani collaboro con l'associazione ASVDH (Associazione Saharawi per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani) Omar Zein Bachir ragazzo saharawi dei campi profughi di Tindouf - Algeria. Abito a Modena dove ho studiato Tecnico Informatico aziendale e lavoro all'Avis di Modena. Collaboro con l'associazione Kabara Lagdaf di Modena per far conoscere la questione del Sahara Occidentale. Responsabile del sito in italiano Wesatimes piattaforma di informazione sul popolo saharawi.

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