Francesco Cecchini
CARTA D’IDENTITA’.
Titolo: Un sessantotto lungo una vita.
Autore: Fulvio Grimaldi
Prefazione: Vladimiro Giacché
Editore: Zambon
Anno: gennaio 2018
Pagine: 64 pagine, con foto Prezzo: 10,00 €
Fulvio Grimaldi su Un sessantotto lungo una vita: “Questo scritto viene pubblicato in Germania nel catalogo della mostra sul ’68 del Dipartimento federale per la cultura politica. Lascio ai miei lettori questo lungo testo su quello che considero il periodo più significativo nella storia recente del nostro paese, il decennio ’68-’77. Un decennio di cui non si dovrebbe perdere la memoria e di cui si devono contrastare le analisi strumentali, quelle fatte con facile senno di poi, spesso denigratorie, o mettendo al centro le scelte opportuniste e il degrado politico e morale di alcuni personaggi allora molto in vista. Si tratta anche di una mia esperienza personale di grandissima intensità e che alle radici molto lontane nel tempo aggiunge un retaggio che non muore.
Fulvio Grimaldi
Il 1968 è stato un anno fondamentale nella storia e non solo in Italia, ma nel mondo intero, basti pensare a quello che ha significato in Viet Nam l’ offensiva, durante il Têt di quell’anno, dei viet cong e della NVA (North Vietnam Army) contro l’imperialismo americano. Che il 68 non abbia raggiunto l’obiettivo di abbattare il sistema capitalistico, non significa che abbia fallito e che sia morto. Il 68 esiste ancora, ne è esempio Fulvio Grimaldi, un giornalista militante che usa immagini e parole per informare e anche, a volte, per colpire. Fulvio Grimaldi racconta la sua esperienza e il suo impegno nel libro Un 68 lungo una vita. Lo dice chiaramente alla fine: ” Io continuo a fare il giornalista. E cioè a intervenire ovunque ci sia bisogno di buttare sabbia negli ingranaggi e verità in faccia di coloro che noialtri, meglio di molti, avevamo individuato e colpito molti anni fa.”
Tra le tante esperienze Fulvio Grimaldi, dopo Adele Cambria e Pierpaolo Pasolini è stato direttore responsabile del giornale Lotta Continua dal 1972 1975. Lotta Continua, prima settimanale e poi quotidiano, apparve in edicola con la testata rossa e il pugno chiuso nel novembre del 1969. Lo scopo principale era quello di saldare le lotte operaie con quelle degli studenti, dei tecnici, dei proletari più in generale, in una prospettiva rivoluzionaria, in armonia con la parola dordine, Prendiamoci la Città. Questo ruolo gli costò 150 processi per i quali dovette abbandonare l’Italia. Contribuì anche con articoli dall’estero e contatti tra i quali quelli con l’IRA, Irish Republican Army, Esercito Repubblicano Irlandese. in Irlanda del Nord in quegli anni esplode un odio di secoli. Protestanti e cattolici si amazzano, ma non è una guerra di religione, è uno scontro politico e sociale, i primi hanno tutti, i secondi niente, solo disoccupazione, miseria e umiliazioni. Fulvio Grimaldi assiste al Bloody Sunday, Domenica di sangue, la strage di 14 civili avvenuta a Derry, in quel lontano 30 gennaio del 1972, per mano del 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dellesercito britannico, che aprì il fuoco contro una folla di cattolici che manifestavano per i diritti civili. Ne colpirono 26, tredici persone, la maggior parte delle quali giovanissime, morirono prima di essere soccorse, mentre una quattordicesima vittima perse la vita quattro mesi più tardi per le ferite riportate. Grimaldi non fu solo un giornalista, testimone passivo, ma parte ATTIVA. Così si legge a pagina 196 del libro I ragazzi che volevano fare la rivoluzione di Aldo Cazzullo: ” Lotta Continua entra in contatto con l’IRA attraverso un giornalista Fulvio Grimaldi. In Ulster va Enrico Deaglio, due militanti irlandesi di LC nel marzo del 72 (e inizialmente la polizia sospetterà del loro coinvolgimento nell’omicidio Calabresi). Grimaldi, mandava al giornale Lotta Continua reportages da Belfast, ricorda Deaglio, Bolis mi disse tu che sai l’inglese vai a Belfast a vedere cosa succede. Arrivai a Belfast il primo febbraio, il martedì dopo il Black Sunday. La polizia aveva ucciso tredici cattolici irlandesi. Grimaldi andò a testimoniare alla comissione militare, la pubblica accusa rigettò la testimonianza accusandolo di essere affiliato all’IRA, lui tirò fuori centocinquanta bossoli raccolti a Londonderry e urlò: Ecco i vostri delitti. Il giorno dopo finì sulla prima pagina di tutti i giornali inglesi.”
Fulvio Grimaldi ha un rapporto speciale con un piccolo paese africano, l’Eritrea. La parola Eritrea deriva dal greco erythros, che significa rosso. LEritrea è oggi una macchia rossa nell Africa neocoloniale, per questo viene chiamata la Cuba dAfrica. Come Cuba lEritrea si è liberata attraverso la lotta armata ed entrambi i paesi sono socialisti .La storia dellEritrea, dalla guerriglia degli anni Settanta allattuale ostracismo internazionale è una storia che lItalia ha accantonato archiviando, insieme allesperienza coloniale, la ricchezza della terra e lorgoglio della gente eritrea. Oggi la battaglia e limpegno dellEritrea è per lo sviluppo e la crescita del paese, ma anche di questo in Italia si sa poco. Fulvio Grimaldi ha il merito di aver sostenuto e raccontato lEritrea dalla guerra di liberazione ai giorni nostri. Uno dei suoi ultimi docufilm è ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL AFRICA che racconta la plurienalle lotta a di liberazione del popolo eritreo dal dominio etiopico appoggiato in varie fasi prima dagli Stati Uniti, poi dall URSS e da Cuba e le vicenda eritrea dallindipendenza, sancita con referendum a oggi.
http://ancorafischia.altervista.org/eritrea-stella-nella-notte-dellafrica/
Grimaldi parla dell’Eritrea e del suo documentario e dell’Eritrea in un’intervista con Cesare Germogli,
Intervista a Fulvio Grimaldi sull’Eritrea di Cesare Germogli. Introduzione di Francesco Cecchini
CHI E’ FULVIO GRIMALDI?
Nasce a Firenze il 12 maggio 1934. Studia a Genova e il suo primo lavoro è di redattore alla BBC – World Service a Londra. Da Londra invia articoli a diversi giornali italiani. Per Paese Sera segue sul campo la Guerra dei 6 giorni Per Paese Sera e il settimanale Giorni — Vie Nuove è inviato in Africa, Europa, Vietnam, Medio Oriente, Irlanda. E’ direttore del giornale Lotta Continua dal 1972 al 1975. Ripara a Londra per cumulo di processi per reati di stampa. Dal 1977 al 1979 corrispondente dallo Yemen per una catena di riviste terzomondiste britanniche. Firma anche reportage dallestero su La Repubblica, LEspresso, il manifesto. Dal 1984 in Rai, prima al TG1 e poi al TG3. Lascia la Rai nel 1999 per dissensi sulla linea adottata sulla guerra alla Jugoslavia (intervento umanitario). È stato insignito dal presidente della Serbia della Medaglia dOro per meriti giornalistici Dal 1999 è un autore indipendente E’ autore di molti docufilm, tra i quali, Americas Reaparecidas (2005), Gaza, Baghdad, Beirut… Delitto e Castigo (2007), L’asse del bene (2008),Gaza, Baghdad, Beirut: Delitto e Castigo (2006), Araba Fenice, il tuo nome è Gaza (2009), Usa – Honduras – America Latina, Il ritorno del Condor (2010), MESSICO, angeli e demoni nel laboratorio dell’Impero (2011), Maledetta Primavera. Arabi tra rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre NATO (2011), Armageddon sulla via di Damasco (2012), Target Iran (2013), Fronte Italia-Partigiani del 2000″ (2014),L’Italia al tempo della peste. Eritrea. Una stella nella notte dell’Africa (2017) Sue opere sono: Rambo, Nando e io, Roma, Il salvagente, 1995. Blood in the Street, Guildhall Press, (1998), Mondocane. Serbi, bassotti, Saddam e Bertinotti, Milano, Kaos, 2004. Delitto e castigo in Medio Oriente. Gaza, Baghdad, Beirut…, Roma, Malatempora, 2007. Mamma ho perso la sinistra, Roma, Malatempora, 2008. Di resistenza si vince. Il futuro di Palestina e Medio Oriente, la riscossa araba, la crisi di Israele, Roma, Malatempora, 2009. L’Occidente all’ultima crociata, Francoforte, Zambon (2012) Tiene un blog, www.fulviogrimaldicontroblog.info, di politica nazionale e internazionale.
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