the submarine, 18 Aprile 2018. E’ la logica dell’espulsione che spinge forzosamente lavoratori e abitanti al di fuori del sistema. E’ un processo globale e sistemico che caratterizza questa fase del neoliberalismo, ed è endemico. (i.b.)
Quelli dell’Amazzonia sono fiumi che hanno visto molte cose che oggi, purtroppo, stentiamo a ricordare. Il sangue che le loro acque hanno portato via non è l’unica memoria che rischia di scomparire. Nei giornali di tutto il mondo la foresta amazzonica è spesso utilizzata come hashtag per parlare di problemi su scala internazionale (#disboscamento, #clima, #biodiversità), ma le sue storie difficilmente riescono a oltrepassarne i confini.
La diga devia l’80% del flusso producendo enormi aree asciutte. |
La diga ora devia circa l’80% del flusso nel serbatoio principale, attraverso un canale e in un serbatoio secondario.
Diverse tribù autoctone sono state confinate per continuare la realizzazione del complesso idroelettrico di Kararaô (oggi Belo Monte Dam) e della miniera a cielo aperto (Belo Sun), sul fiume Xingu, nonostante le numerose protestee petizioni, iniziate nel 1989 col famoso gesto dell’indigena Tuìra che mise la lama del suo macete sul volto di Jose Antonio Muniz, presidente di Eletronorte, azienda elettrica fondatrice del progetto.
Come gli uomini anche gli animali trovano le loro difficoltà — guardando il fiume non si vede l’orizzonte, ma tra le onde tre delfini rosa cavalcano controcorrente. Li chiamano boto e, secondo una leggenda che qui tutti amano raccontare, sono i seduttori delle giovani fanciulle. Purtroppo per questi animali c’è il rischio estinzione a causa delle costruzioni delle dighe: mentre sono impegnati a risalire il rio si trovano di fronte una barriera, e dal momento che non possono continuare si altera il corso dei loro cicli vitali.
Continua…