La Turchia non perde occasione per dimostrare la sua durezza e la sua cattiveria. Non può essere diversamente, per un paese che sta diventando sempre più lo specchio delle fanatiche ossessioni del suo Presidente. Erdogan, ha innescato una vera persecuzione ai danni della Grecia che si manifesta in mille modi e con mille facce. Ha dimostrato il suo pugno e pensiero duro nei riguardi delle istituzioni di Atene anche durante la sua recente visita in Grecia. Una visita che, seppur abbia rappresentato un momento storico perché di fatto riapriva le relazioni politiche tra i due paese, è caduta in una fase delicata per l’Europa che si trova a gestire una grave emergenza migratoria che solo l’accordo col paese della mezza luna ha contribuito a tamponare.
di Daniela Sansone
Un accordo pesante, perché Erdogan al tavolo della negoziazione non ha mancato di far pesare le sue richieste e l’accelerazione delle procedure per l’ingresso del paese nell’Unione Europea. Una accelerazione che potrebbe e dovrebbe essere messa duramente in discussione, perché nei suoi comportamenti la Turchia non si rivela rispettosa dei principi che sono posti a fondamento della stessa Europa. Lo ha dimostrato con le epurazioni compiute dopo il tentato colpo di Stato e lo sta dimostrando con una dura, estenuante “lotta” contro la Grecia, sua rivale storica. Un giornalista turco, che vive e lavora a Washington, ha detto chiaramente in un suo articolo che la Turchia andrebbe fermata. Non ci sono solo questioni storiche ancora in gioco ma anche questioni economiche “giustificherebbero” le scelte di Ankara. Ma è chiaro che ci si trova davanti all’ingiustificabile.
Da un mese, la Grecia sta cercando in tutti modi consentiti dalla prassi internazionale, di far tornare a casa due soldati che sono trattenuti in Turchia, Aggelos Mitretodis e Dimitrios Kouklatzis che hanno attraversato il confine tra Grecia e Turchia nella provincia di Edirne il 2 marzo e sostengono di essersi persi a causa della nebbia. Da quel giorno sono in carcere in attesa di processo. Il governo greco ha fatto di tutto per far rientrare in patria i due in occasione della Pasqua Ortodossa. Proprio i militari, nel giorno di Pasqua, hanno allestito un piccolo tavolino per i colleghi ingiustamente detenuti nella stanza dove erano riuniti per consumare il pranzo pasquale. In questi giorni, il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione B8 0194/2018, intitolata “Violazione dei diritti umani e dello stato di diritto nel caso dei due soldati greci arrestati e detenuti in Turchia” con 607 voti favorevoli, 7 contrari e 18 astenuti. L’adozione della risoluzione, è, usando le parole di Dimitris Papadimoulis, “un forte schiaffo ad Erdogan per le sue azioni arbitrarie che violano lo stato di diritto e le regole del diritto internazionale”. Ma è anche un lavoro collettaneo, in cui lo spirito e la solidarietà nazionale hanno prevalso su qualunque ideologia. Il presidente turco, non è mai apparso turbato dalla detenzione ingiusta che sta facendo scontare ai due greci e non ha esitato a dichiarare che la Turchia è uno “stato di diritto” dove la magistratura farà il suo lavoro. Sembra una contraddizione in termini, parlare di stato di diritto quando in realtà la Turchia non rispetta alcun diritto fondamentale.
L’ultimo episodio, in ordine di tempo, perpetrato da Ankara nei riguardi della Grecia è avvenuto pochi giorni fa: una dura provocazione al Premier Alexis Tsipras. Nel pomeriggio di martedì, mentre il capo del governo di Atene era in visita nelle isole di Kastellorizo e di Ro, l’aereo che ospitava sia lui che l’ ammiraglio capo delle forze armate greche Evangelos Apostolakis è stato infastidito da due F16 turchi. I due caccia turchi volavano ad un’altitudine di 10.000 piedi e hanno chiesto al pilota greco, che in quel momento si trovava a 1.500 piedi, di fornire i dettagli del volo. Il pilota ha informato prontamente il primo ministro e l’aviazione greca, che ha subito inviato due Mirage, consentendo la messa in fuga degli aerei di Ankara. Per la prima volta, una azione di disturbo avviene nei riguardi del capo dell’esecutivo greco. La visita del premier greco aveva un valore simbolico, perché, ventiquattro ore prima, la guardia costiera turca aveva inviato le sue motovedette per rimuovere delle bandiere greche che erano state impiantate su alcune isole vicine. Durante la sua visita ai militari di stanza a Ro, Tsipras aveva ripetuto che la Grecia difenderà sempre i suoi diritti sovrani, da un punto all’altro del paese. Lo farà sempre nel rispetto delle regole del diritto internazionale e consapevole che non sempre i vicini si comportano nella maniera adeguata. Il ministero della difesa greco, in risposta alla provocazione turca ha trasmesso al governo di Ankara un “messaggio di cooperazione e di convivenza pacifica”.
La Turchia, si sta avviando ad un nuovo processo elettorale con le nuove regole che sono state imposte da Erdogan e che di fatto rafforzeranno in via definitiva i suoi poteri. Annullando definitivamente l’opposizione parlamentare e concentrando nelle sue mani quasi tutti i poteri. Il nuovo corso della politica turca che scaturirà dalle urne il 24 giugno dovrà far riflettere molto i politici a Bruxelles. Un paese storicamente definito “cattivo” non può pretendere di sedersi ai tavoli europei, al pari di stati che hanno recepito nelle loro costituzioni principi fondamentali che lei stessa rinnega o calpesta. Non bastano le semplici prese di posizione.
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