Francesco Cecchini

Mario Abdo Benitez, colorado.
…una isla rodeada de tierra rodeada de tierra en el continente. Augusto Roa Bastos
La destra oligarchica paraguaiana è in festa. Il Paraguay è ancora colorado, nella tradizione storica dello strosnismo, a parte la parentesi dell’ex vescovo Lugo, che interruppe un potere esecitato per 61 anni. Il modello politico-economico colorado è agro-esportatore che costituisce uno dei pilastri dell’oligarchia paraguaiana e significa, tra l’altro maggiore concentrazione di terra, l’espulsione dei paraguaiani dalle loro comunità, l’avvelenamento massiccio prodotto dalla fumigazione di sojales, l’annientamento delle coltivazioni di autoconsumo. Mario Abdo Benítez, figlio dellomonimo segretario del dittatore Stroessner del Partido Colorado ( chiamato ora anche Asociación Nacional Republicana) ha vinto le elezioni e sarà il prossimo presidente. Appena eletto ha dichiarato: “Non riesco a smettere di ricordare mio padre, che era un grande colorado”, un ricordo implicito, quindi, anche di Stroessner, El Rubio, di cui il padre fu la mano destra. La vittoria di Abdo non fu di larga misura, un 46,46 % contro un 42,73% del liberale Efrain Alegre dellAlianza Ganar, coalizione tra Plra e Frente Guasú. Efrain è il presidente del Partido Liberal Radical Auténtico. Abdo ha dichiarato nel suo primo discorso dopo il trionfo, davanti a centinaia di euforici colorados: “Abbiamo costruito un progetto credibile e il popolo ha votato per l’unità e non per la divisione del Paraguay. Sarò un fattore di unità “. Quell’unità deve essere, prima di ogni altra, quella del proprio partito non completamente unito, vedere la posizone dell’ex presidente Horacio Cartes che non ha appoggiato Abdo, anzi. Inoltre il fattore principale di mancanza di unità in Paraguay è dato dal fatto che 1.6% di proprietari terrieri possiede l80% della terra coltivabile o dallevamento. Questa differenza tra latifondisti e campesinos è sempre stata mantenuta e favorita dal Partito Colorado e non sarà superata, se non a parole, da Abdo. La crescita dell’economia paraguaiana è stata considerevole negli ultimi anni, ma ciò non spiega la situazione reale in cui versa il Paraguay. Il paese continua ad essere molto debole in termini sociali e non è stato in grado di generare punti di forza produttivi. Le risorse naturali hanno continuato a essere concentrate in poche mani e il modello ha privilegiato la speculazione e la finanza. Il debito estero e la dipendenza dal capitale internazionale sono diventati elementi centrali dell’economia negli ultimi anni. Sebbene questo sia un problema serio da far crescere costantemente, non è la principale tensione che il paese deve affrontare oggi per svilupparsi. C’è una responsabilità molto più seria: l’insicurezza sociale. Il Paraguay è un paese senza salute, senza istruzione, senza un reddito equo per la maggioranza e senza un’occupazione di qualità. Questo modello genera disuguaglianza, non incoraggia la produzione o stimola il mercato domestico. È un modello di crescita impoverita e Mario Abdo Benítez è schierato su una linea di continuità con il reazionario governo di Horacio Cartes e la sua politica economica e sociale. Sicuramente il popolo paraguaiano continuerà a resistere e a mobilitarsi contro questa politica antinazionale e antipopolare. Va sottolineato che questa situazione non favorirà la giustizia per i contadini ingiustamente condannati e privati di libertà per il massacro di Curuguaty, avvenuto 6 anni fa. Mai come ora è necessaria una mobilitazione internazionale per ottenere giustizia. Il link con un articolo che racconta la vicenda è il seguente:

A cinque anni dal massacro di Curuguaty.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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