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il manifesto, 3 maggio 2018.
Tentativi generosi di trasformare il capitalismo rimanendo nel suo ventre e utilizzando “a buon fine” le innovazioni tecnologiche non sembrano suscettibili di interrompere la sua discesa verso il baratro«Lavoro e tecnologie. Marc Saxer suggerisce di pensare a un’”economia umana” e di strutturarla in una sorta di “economia a due settori” intercomunicanti – simile a quella suggerita da Riccardo Lombardi in Italia alla fine degli anni ’70»
Sarebbe sbagliato negare che ci troviamo in una fase nuova, con molte trasformazioni incubate proprio nei dieci anni trascorsi dall’esplosione della crisi del 2007/2008, la cui più drammatica eredità è una disoccupazione giovanile ancora elevatissima. Ne cogliamo i segni anche nel singolare connubio che si viene realizzando tra il neoliberismo e varie forme di populismo, pregne di nazionalismo, nativismo, xenofobia.
Rispetto alla portata di tali trasformazioni – mentre è semplicemente strabiliante la superficialità con cui esponenti politici concentrati solo sul proprio ego, e sul desiderio di uccidere “Sansone con tutti i filistei”, decretano la fine della discriminante destra/sinistra – l’urgenza maggiore, per la sinistra e le forze progressiste che vogliono continuare a vivere, risiede nella necessità di uscire da un silenzio e un’inerzia che durano ormai da troppo tempo e le condannano alla scomparsa, attivando, al contrario, un cantiere culturale alternativo di vastissima portata.