Di Elizabeth Benjamin
14 maggio 2018
Mentre la Francia celebra il 50° anniversario delle rivolte del Maggio 1968, Emmanuel Macron potrebbe ottenere di più di quello per cui ha negoziato. Invece di festeggiare l’occasione, sembra che il presidente francese la stia ricreando inavvertitamente. Ha proposto una controversa riforma della scuola superiore, in un momento particolarmente inopportuno, suscitando considerevoli proteste.
Il maggio del ’68 ha avuto un impatto significativo sulla società, la politica e la cultura francese. Cominciando con le proteste studentesche, i disordini civili presto si estesero e assunsero una dimensione filosofica, toccando ogni ambiente sociale. Oggi questi eventi sono diventati un mito riconosciuto globalmente di cultura francese e di cambiamento sociale.
Macron che aveva appena completato il suo primo anno al potere, designò l’anniversario come un’occasione per la Francia di “uscire dai modi ‘cupi’ in cui vengono discussi gli eventi che hanno contribuito alla modernizzazione della società francese”. Per anni, anche gli ex presidenti, hanno parlato di questo periodo della storia francese, in maniera negativa, lo ritenuto colpevole degli attuali mali sociali della Francia. La contraddizione di scopi e di richieste, all’epoca, (chiara da parte dei lavoratori, vaga e confusa da parte degli studenti) hanno reso il Maggio ’68 una faccenda caotica. Subito dopo, le opinioni sono state così divise, che il suo ricordo è spesso distorto.
Macron, in quanto primo presidente nato dopo il maggio ’68 sembrava volesse infondere un atteggiamento più positivo. Cionondimeno ha cambiato presto idea e ha deciso di non celebrarlo affatto, ma senza dare una vera spiegazione. E’ in questo scenario che ha introdotto le sue riforme, il che forse spiega il motivo per cui si trova ad affrontare una “replica”.
Le riforme proposte da Macron comprendono una selezione competitiva e processi di specializzazione per le università, nel tentativo di contrastare le troppe iscrizioni e le alte percentuali di bocciature. I piani sono stati accolti con indignazione da tutta l gente e con azioni mirate nei campus. Le università di tutta la Francia hanno subito delle chiusure nel mese scorso dato che gli studenti si oppongono a questi cambiamenti, denigrando l’elitismo e l’ingiustizia sociale.
Gli studenti hanno occupato i campus hanno innalzato sbarramenti e son scesi nelle strade per protestare. Striscioni e cartelloni si sono ispirati al ’68 per dare una voce visuale alle folle. Tutto questo accade mentre la sessione di esami è in pieno svolgimento, e impedisce a molti di fare valutazioni.
Radici filosofiche
Il sistema francese di istruzione ha le sue radici egualitarie nel 19° secolo. Una serie di leggi ha progressivamente reso l’istruzione scolastica obbligatoria, laica e gratuita. Fondamentale per il sistema di istruzione superiore è la regola che nessuno in possesso del baccalaureato (grosso modo equivalente al Livello A – esame di maturità di livello avanzato) può frequentare l’università. La riforma di questo diploma è uno dei punti centrali di disputa nelle proteste studentesche.
Questa storia equivale a un violento senso di morali pedagogiche e guai a chiunque le minaccia. Se le leggi e i requisiti per l’ingresso si sommano all’uguaglianza e alla libertà di accesso, l’ultimo elemento che resta del motto francese è la fraternità necessaria a opporsi e a difendere il diritto all’istruzione.
Purtroppo, questi ideali luminosi portano con loro un costo diverso: il successo. Mentre circa il 90% degli allievi superano il baccalaureato, meno del 40% degli studenti universitari completano il corso di laurea inizialmente scelto. Questa discrepanza è stata quella che ha fatto in modo che il governo di Macron varasse una riforma del baccalaureato di vasta portata. La nuova legge, introdotta nel marzo 2018, darà alle università il potere di introdurre criteri di selezione e classificazione dei candidati nella speranza di portare avanti soltanto studenti con le doti adatte ad andare fino in fondo.
2018: l’anti-Maggio del 1968?
Il giornale francese di centro-sinistra, Libération, ha iniziato l’anno chiedendosi: “Il 2018 sarà l’anti-Maggio ’68?” Cantando le lodi della rivolta e dello spirito rivoluzionario del Maggio ’68, il giornale ha presentato un 2018 rivoluzionario in cui la libertà, l’uguaglianza e la fraternità cercate in quei giorni sono soffocate dal dalle minacce alla sicurezza, e dal malessere sociale. Il giornale non si è reso poco conto che il Maggio 2018 avrebbe avuto una somiglianza straordinaria con il suo predecessore.
Il malcontento sociale è venuto fuori in modi simili in entrambi i casi. Gli studenti di oggi hanno occupato i campus in tutto il paese, in una situazione di scioperi dei trasporti, di proteste nelle strade dei ferrovieri, e degli aerei dell’Air France trattenuti a terra perché il personale sciopera per lo stipendio. Gli avvenimenti del maggio ’68, come quelli del maggio 2018, derivano dall’opposizione degli studenti alle misure per reagire al numero eccessivo di iscrizioni. Entrambe sono state riflesse dalla protesta n altri gruppi fondamentali. Inoltre, entrambi i casi sono esplosi in una feroce difesa dei principi francesi.
L’attuale protesta studentesca potrebbe trovarsi in un contesto radicalmente diverso da quello del ’68, rispetto a quelle del ’68 (con uno spostamento dal contesto socio-culturale a quello socio-economico), ma non si può negare la continuità di spirito. In entrambi i casi abbiamo una “convergence des luttes” (convergenza di lotte) che dimostra che c’è in gioco la minaccia al modello sociale francese.
Le cifre non sembrano buone per Macron se vuole evitare una scena. Recenti sondaggi di YouGov indicano che nel contesto delle attuali proteste, il 52% dei Francesi appoggiano un ritorno agli avvenimenti del Maggio ’68. Dato che c’è soltanto il 28% che è soddisfatto del primo anno di Macron, il presidente francese potrebbe trovarsi a rivivere invece che a ricordare il Maggio ’68.
Malgrado lo scarso tempismo delle proposte di riforma di Macron, la convergenza di Maggio 1968/Maggio 2018 sottolinea un impegno per i problemi socio-politici che potrebbero essere usati a suo vantaggio. Nello stesso sondaggio che indicava l’insoddisfazione riguardo al primo anno del presidente, oltre la metà dei Francesi ha
valutato che Macron adempie le sue promesse. La voce collettiva francese chiaramente non sarà fatta tacere, e Macron farebbe bene a prestare orecchio al suo messaggio. Gli ideali rivoluzionari sono duri a morire, specialmente in Francia.
Nella foto: gli studenti francesi protestano contro i piani che permettono la selezione nelle università statali.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/emmanuel-macron-and-echoes-of-may-1968
Originale: The Conversation
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0