“Sfoglio le pagine dei quotidiani italiani. Si parla di brogli – copione tipico e ormai un po’ stantio. Occorre quindi un’altra arma, meno spuntata, da agitare contro il chavismo. Stavolta è quella dell’astensione.
Alle urne si è recato infatti il 46% degli aventi diritto. E i nostri si scatenano: “affluenza crollata” titola Il Fatto Quotidiano; “voto dominato dall’astensione” riporta La Repubblica.
L’obiettivo è chiarissimo: far passare l’idea che l’elezione di Maduro sia illegittima per avere un pretesto per stringere ancor di più l’assedio contro il chavismo e il Venezuela. U.S.A., U.E. e diversi stati latinoamericani governati dalle destre (Argentina, Colombia, Brasile, ecc.), prima ancora della giornata elettorale, avevano asserito di non voler riconoscere i risultati di queste elezioni e minacciato nuove sanzioni, che inevitabilmente andranno a colpire la popolazione venezuelana. E sul tavolo c’è sempre l’ipotesi di un intervento armato, “umanitario” lo chiamano. Come le bombe che i governi NATO negli ultimi 20 anni hanno sganciato su popolazioni inermi, seminando morte e distruzione.
46,1% di votanti sono tanti? Sono pochi? Sicuramente rispetto alle cifre fatte registrare in Venezuela in questi vent’anni di chavismo, non sono altissime. C’era il boicottaggio di parte dell’opposizione, quella riunita nella MUD, che rivendica l’intervento diretto di Colombia, USA e chiunque possa liberarli – costi quel che costi – dal nemico politico del chavismo, visto che da soli non ne sono assolutamente capaci. C’era la consapevolezza che Maduro avrebbe vinto, senza troppi problemi (solo il nostro Il Fatto Quotidiano poteva dare notizia di un sondaggio che dava per vincente l’oppositore Henri Falcòn), il che non ha sicuramente prodotto quella mobilitazione popolare ampia che si era invece registrata in momenti in cui la vittoria del chavismo poteva essere in forse. Infine, la guerra contro il Venezuela ha portato – in parte – ad una depoliticizzazione di fette della società, con il presentarsi del fenomeno del ripiegamento sul privato, necessario per chi deve “luchar la vida”, come dicono a Cuba. Vale a dire lottare per campare.
I titoloni dei nostri giornali sono però assolutamente pretestuosi, visto che in altre elezioni, con percentuali di astensione simili o addirittura maggiori, nulla si è detto. Non si è gridato allo scandalo, né alla illegittimità delle tornate elettorali. Di seguito solo alcuni esempi:
1) Cile: Elezioni presidenziali 2017: 50.98%;
2) Cile: Elezioni presidenziali 2012: 51.02%;
3) USA: Elezioni presidenziali 2016: 43,10%;
4) Colombia: Elezioni generali 2014: 57%
Ancora dubbi sulla portata di una guerra mediatica di cui anche noi siamo bersaglio, per ammansirci e poterci portare a scenari sempre più da guerra guerreggiata contro un popolo e un governo che hanno la duplice colpa – irredimibile – di voler scegliere il proprio cammino e di riposare su enormi giacimenti petroliferi?”.
Giuliano Granato