Francesco Cecchini

 

Con lettere inviate al presidente della Federazione calcistica dell’Argentina, Claudio Tapia, la Confederazione calcistica sudamericana, la FIFA e il presidente della Federazione calcistica della Palestina (APF), Jibril Rajoub, hanno protestato per l’amichevole della nazionale argentina con Israele, prevista  il 9 giugno a Gerusalemme. Jibril Rajoub ha accusato Israele di “politicizzare lo sport” per organizzare la  partita al Teddy Stadium che si trova nella terra che un tempo era sede di un villaggio palestinese, prima che fosse distrutto dalle forze israeliane nel 1948. Rajoub ha affermato:  “L’Argentina e molti altri paesi latino-americani sanno molto bene come il calcio è stato utilizzato dalle rispettive dittature militari per sbiancare i gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani”. Donald Trump è stato il primo a muovere l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, poi imitato da Paraguay e Guatemala. E’ in  corso un boicottaggio di artistica, sportiva e culturale internazionale contro Israele e il suo alleato americano per i crimini in medio oriente che sembra ignorato dalla nazionale di calcio argentina. La visita della squadra nazionale argentina in Israele è sostanzialmente una estorsione politica ai  giocatori e all’allenatore, è una imposizione della diplomazia israeliana, con lo scopo di dare leggitimità a una città con una sola bandiera, quella israeliana, mentre ne ha due, quella israeliana e quella è palestinese. Il governo di Trump ha deciso, con un atto  arbitrario, di trasferire la propria ambasciata in una città che, secondo le Nazioni Unite,  per appartenere a due Stati: a Israele e alla Palestina. La provocazione del governo degli Stati Uniti implica una mancanza di conoscenza di tutti i regolamenti internazionali, compresa la risoluzione 478 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che classifica l’annessione come contraria al diritto internazionale. L’iniziativa per rimuovere l’identità di Al-Quds, il un nome con il quale i palestinesi sono chiamati Gerusalemme  è accompagnata dal governo Netanyahu con l’occupazione di nuove aree di territorio della West Bank, appartenenti all’Autorità Nazionale Palestinese. La colonizzazione israeliana della Cisgiordania è parte delle politiche di negazione dei diritti civili degli abitanti palestinesi. Questa situazione di conflitto è approfondita dalla crisi di Gaza. La Striscia di Gaza è uno dei territori più densamente popolati al mondo. Vivono due milioni di persone e nell’ultimo mese migliaia di loro abitanti hanno manifestato contro il trasferimento delle ambasciate, e sono stati brutalmente repressi dalle truppe israeliane che hanno provocato 130 morti e 3.000 feriti. Molti dei giocatori della nazionale argentina e il tecnico Jorge Sampaoli, hanno richiesto all’AFA che la partita del 9 giugno non venisse effettuata. La risposta che hanno ottenuto è stata che l’annullamento non poteva essere preso dall’AFA poiché c’era un accordo intergovernativo, tra Macri e Netanyahu ( le relazioni politiche tra Macri e Netanyahu si stanno intensificando)  che non poteva essere infranto in alcun modo. Tuttavia il dispiacere, protesta, innanzitutto del giocatore Sampaoli, ha generato martedì scorso una situazione di tensione tra i giocatore e lo stesso tecnico, che si è conclusa con la riduzione del soggiorno a 2 giorni, quando inizialmente era previsto per 4 giorni. Inoltre gli atleti e l’allenatore hanno chiesto che fosse garantita l’assenza di politici israeliani, né prima né dopo la partita. Uno dei giocatori, che ha chiesto riservatezza, ha dichiarato: “E’ DIFFICILE GIOCARE UNA PARTITA AMICHEVOLE IN UN PAESE CHE HA APPENA UCCISO 130 PERSONE, TRA CUI 10 BAMBINI.”

 

 

 

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “LA NAZIONALE ARGENTINA DI CALCIO NON DEVE APPOGGIARE IL GENOCIDIO PALESTINESE DI ISRAELE.”
  1. Sono pienamente d’accordo. Israele come Stato, non gli ebrei per piacere, dovrebbe essere isolato anche sportivamente. Si bsa bene, la storia ce lo insegna, che lo sport viene utilizzato e manipolato a fini di propaganda, purtroppo essendo il cane da guardia degli USA nessuno, nel mondo occidentale, ha il coraggio di boicottare anche solo una manifestazione sportiva. Con indignazione penso che anche l’Italia ha consentito che il Giro partisse da Gerusalemme, dove gli USA di Trump hanno voluto sportare la loro ambasciata: 60 morti e oltre 1000 feriti. I cecchini israeliani sparano molto bene.

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