di Fabrizio Poggi
Un miliardo di euro: la somma che il Parlamento europeo ha deciso alla fine di destinare all’Ucraina. Pur con circa nove mesi di ritardo – la somma era attesa a Kiev lo scorso dicembre, ma verrà versata il prossimo autunno – 527 deputati, contro 124 e 29 astenuti hanno votato l’ulteriore tranche di “aiuti” ai nazisti di Kiev. Vero è che la fetta principale di quel miliardo va a coprire gli interessi dei precedenti crediti UE e che, come scritto da Petro Porosenko, la decisione finale deve arrivare dal Consiglio d’Europa; ma intanto “grazie a tutti gli amici dell’Ucraina nel Parlamento europeo e nelle istituzioni europee per l’unità nel sostegno all’Ucraina! Questa è un’altra testimonianza del nostro reale progresso sulla strada delle riforme”. E che riforme!
Secondo la radio ucraina Hromadskeradio, nel destinare fondi dal bilancio statale – dunque, anche provenienti da quel miliardo di euro – a organizzazioni e settori vari, lo scorso 8 giugno, mezzo milione di grivne è andato, tra gli altri, anche al finanziamento di alcuni progetti presentati dai nazionalisti di “C14”. Altre 760.000 grivne sono andate ai progetti del gruppo musicale “Golosïïvska krïvka”, fondato da attivisti di “Svoboda” nel medesimo spirito dell’organizzazione neonazista, un tempo così magnificata anche da diversi media nostrani. Si dirà che, in fondo, non si tratta che di poche decine di migliaia di euro: ma pur sempre indicativi delle linee “ideologiche” di Kiev.
Nella commissione che ha deciso i finanziamenti, anche il direttore della sezione per l’educazione nazional-patriottica del Ministero per la gioventù e lo sport; lo stesso personaggio che, nel 2016, aveva stanziato alcune decine di migliaia di grivne per l’opuscolo pro OUN-UPA “Polesskaja Sec”, organizzazione nazionalista attiva durante la Seconda guerra mondiale e ispirata dalla Wehrmacht.
Nel complesso, i finanziamenti sono andati all’organizzazione di “campi estivi” per i più giovani orientati a: “L’educazione nazional-patriottica a garanzia della sicurezza delle informazioni di stato”; “La popolarizzazione del patrimonio storico nazionale con il gioco storico-simulativo “Kholodnyj Jar” (sottosezione di OUN-UPA attiva in Volinija durante la guerra); “Centro remoto di educazione nazionale-patriottica”.
Per la cronaca, i giovani “nazional-patrioti” dell’organizzazione “C14”, non sono altro che la versione aggiornata di “Pravyj Sektor”, adattata alle nuove circostanze. A parere degli osservatori ucraini, si tratterebbe di una elementare necessità di “marketing”, quella di far salire sul palcoscenico ora questa, ora quella organizzazione: dapprima i beniamini della stampa occidentale di “Pravyj Sektor”, poi i più truci terroristi di “Azov” e “Ajdar”, oppure i “Patrioti d’Ucraina”: tutti legati in qualche misura a questo o quel Ministero o agli ordini di questo o quell’oligarca – Igor Kolomojskij o Julija Timošenko, tanto per fare due nomi a caso.
Ora, dunque, sarebbe il turno del “C14”, tra i cui ultimi progetti nazional-patriottici, in ordine di tempo, i pogròm anti-rom alla stazione ferroviaria centrale di Kiev e al campo rom nei pressi di Kiev; il sequestro di un brasiliano, “colpevole” di aver militato nelle milizie della DNR, trascinato per la città e malmenato; quindi, hanno imbrattato di vernice rossa il monumento al generale sovietico Nikolaj Vatutin, liberatore di Kiev dal nazismo; hanno sequestrato il caporedattore del sito “Strana.
ua”, Igor Guzhva, poi riparato in Austria; e così via.
D’altronde, anche a livello di propaganda terroristica radio-televisiva nazionale, si marcia nella medesima direzione, aizzando il pubblico a denunciare chiunque – conoscenti, vicini di casa e anche parenti – si renda colpevole, ad esempio, di discorsi contro la guerra, di recarsi in Russia per il mondiale di calcio; si propone di attivizzare il rapimento di persone sospette di simpatie per le Repubbliche popolari, per scambiarle coi soldati ucraini fatti prigionieri dalle milizie; si consiglia di arrestare cantanti, attori, showmen russi che intendano esibirsi in Ucraina; e via di questo passo. Conduttori televisivi, comici, attori si prestano volentieri alla bisogna e incitano dagli schermi TV o dalle pagine di feisbuc a marchiare pubblicamente chi si renda colpevole di essersi recato in Russia, anche solo per far vista a parenti.
Ma intanto, mentre dagli schermi televisivi ucraini i nazisti sproloquiano della “inferiorità dei russi”, della necessità di “eliminarli”, Kiev spedisce all’ONU “cento chilogrammi di accuse” contro Mosca, per “finanziamento del terrorismo” e “discriminazione razziale”. Il copione è sempre lo stesso: appena pochi giorni fa, in coincidenza con il vertice del “Quartetto normanno” a Berlino, l’ufficialissima Deutsche Welle, che pure non nasconde le proprie simpatie ucraine, aveva azzardato una veritiera “guerra civile” in Ucraina. Era subito intervenuto il Ministero degli esteri golpista e pochi attimi dopo la dicitura veniva corretta nel pro-golpista “conflitto nell’est dell’Ucraina”. Pare che il Ministero golpista pretendesse da DW, senza successo, di scrivere anche di “aggressione russa”: troppo anche per loro.
Manca dunque ora solo la reazione putschista alle dichiarazioni degli osservatori OSCE i quali, bontà loro, hanno ammesso che le truppe ucraine portano “violenza e distruzione” nel Donbass. L’ammissione si riferisce, nello specifico, alla situazione del villaggio di Cigari, una delle aree che ricadevano nelle “zone grigie” (terra di nessuno) lungo il fronte e poi occupato dalle truppe di Kiev, nel loro tentativo di accerchiare Gorlovka. Mentre le forze golpiste stanno ammassando mezzi corazzati (sembra che in alcuni punti del fronte, la superiorità rispetto alle milizie, sia di 3-4 volte) a ridosso della linea di demarcazione, gli osservatori OSCE scrivono che “secondo le parole degli abitanti di Cigari” – di quelli che non sono fuggiti verso Gorlovka e Toretsk, che mancano degli elementari prodotti di prima necessità e che hanno visto le abitazioni occupate dai soldati ucraini – “la nuova situazione ha portato nel villaggio ancora maggiore violenza e distruzione”.
Anche a questo servono i miliardi pagati dai cittadini UE e così amorevolmente elargiti da “tutti gli amici dell’Ucraina”: socialdemocristiani del PD in testa.