Di Ramzy Baroud

20 giugno 2018

L’Europa sta affrontando la più importante crisi di rifugiati fin dalla II Guerra mondiale. Tutti i tentativi di risolvere il problema sono falliti perché hanno ignorato le cause alla radice del problema.

L’11 giugno, il nuovo Ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, ha bloccato la nave di soccorso, Aquarius, che trasportava 629 rifugiati e migranti economici (coloro che emigrano per motivi economici) e le ha impedito di attraccare nei porti italiani.

In una dichiarazione di Medici senza Frontiere (MSF) si afferma che la nave trasportava 123 minori non accompagnati e sette donne incinte.

“Da ora in poi l’Italia comincia a dire NO al traffico di esseri umani, NO al business della immigrazione illegale,” ha detto Salvini che è anche a capo del Partito della Lega, di estrema destra.

Il numero dei rifugiati veniva ripetuto continuamente nei notiziari, come semplice statistica. In realtà sono 629 vite preziose a rischio, ognuna con un motivo stringente per cui lei/lui aveva intrapreso il viaggio fatale.

Mentre la crudeltà di rifiutare l’ingresso a una nave carica di rifugiati disperati è ovvia, deve essere vista nell’ambito di una più ampia narrativa che riguarda il panorama politico in Europa che cambia rapidamente e le crisi in corso in Medio Oriente e in Nord Africa.

Il nuovo governo dell’Italia, una coalizione del Movimento Cinque Stelle anti-establishment, e il partito della Lega, di estrema destra, sembrano decisi a fermare il flusso dei migranti nel paese, come promesso nella campagna elettorale.

Tuttavia, se i politici continuano a ignorare le cause alla radice del problema, la crisi dei rifugiati non se ne andrà da sola.

La verità inquietante è questa: l’Europa è responsabile di gran parte del caos in corso in Medio Oriente. Gli opinionisti di destra forse desiderano omettere del tutto quella parte del dibattito, ma i fatti non scompariranno semplicemente quando sono ignorati.

I politici europei dovrebbero affrontare onestamente il problema: quali sono i motivi che spingono milioni di persone a lasciare le loro case? Dovrebbero creare soluzioni ugualmente oneste e umane.

Nel 2017, una rivolta trasformatasi in guerra civile in Siria, ha provocato l’esodo di milioni di rifugiati siriani.

Ahmed è un rifugiato siriano di 55 anni che è fuggito dal suo paese con la moglie e due figli. Il motivo per cui è andato via non è stato altro che la guerra logorante e mortale.

Ha raccontato all’Agenzia dei Rifugiati dell’ONU: “Sono nato a Homs, e volevo vivere lì per sempre, ma questa guerra feroce non ci ha lasciato altra scelta che lasciaci tutto dietro. Per amore del futuro dei miei figli, abbiamo dovuto correre il rischio.”

Ho dovuto pagare ai trafficanti 8000 dollari per ogni membro della mia famiglia. Non ho fatto mai nulla di illegale in tutta la mia vita, ma non c’era nessun altra soluzione.”

Salvare la sua famiglia ha voluto dire infrangere le regole; milioni di altri avrebbero fatto la stessa cosa di fronte allo stesso serio dilemma. Infatti, milioni di persone hanno agito così.

Gli immigrati africani vengono spesso incolpati di ‘trarre vantaggio’ dalla linea di costa “porosa” della Libia per ‘sgaiattolare’ in Europa, ma tuttavia molti di questi rifugiati hanno vissuto pacificamente in Libia e sono stati costretti a scappare in seguito alla guerra guidata dalla NATO contro quel paese, nel marzo 2011.

“Sono originario della Nigeria, e avevo vissuto 5 anni in Libia, quando è scoppiata la guerra,” ha scritto Hakim Bello sul Guardian.

Avevo una vita buona: lavoravo come sarto e guadagnavo a sufficienza da mandare il denaro a casa ai miei cari. Dopo che sono iniziati i combattimenti, però, le persone come noi, persone di colore, sono diventate molto vulnerabili. Se uscivamo per mangiare qualcosa, una banda ci fermava e ci chiedeva se li sostenevamo. Potevano essere ribelli, governativi, non lo sapevamo.”

La confusione per la sicurezza in Libia, ha provocato non soltanto la persecuzione di molti Libici, ma anche di milioni di Africani, come Bello. Molti di quei lavoratori non hanno potuto né  tornare in patria, né restare in Libia. Anche loro si sono uniti alle pericolose fughe di massa verso l’Europa.

L’Afghanistan devastato dalla guerra è servito come tragico modello della stessa storia.

Ajmal Sadiqi è scappato dall’Afghanistan che è stato in una costante situazione di guerra per molti anni, una guerra che ha preso una piega molto più letale fin dall’invasione americana nel 2001.

Sadiqi ha detto alla CNN che la vasta maggioranza di coloro che si sono uniti a lui nel suo viaggio dall’Afghanistan, attraverso altri paesi per andare in Turchia, Grecia e altre nazioni dell’Unione Europa, sono morti durante il viaggio. Però, come molti nella sua situazione, aveva poche alternative.

“L’Afghanistan è stato in guerra per 50 anni e le cose non cambieranno,” ha detto.

“Qui non ho nulla, ma mi sento al sicuro. Posso camminare per strada senza avere paura.”

Ahimè, quel senso di sicurezza è, forse, temporaneo. Molti in Europa si rifiutano di esaminare la loro propria responsabilità nel creare o alimentare conflitti in tutto il mondo, percependo allo stesso tempo i rifugiati come una minaccia.

Malgrado la ovvia correlazione tra le guerre sostenute dall’Occidente e la crisi dei rifugiati nell’UE, si deve ancora realizzare un risveglio morale. Peggio ancora, la Francia e l’Italia sono ora coinvolte nello sfruttamento delle attuali fazioni belligeranti in Libia, per i loro propri interessi.

La Siria non è una storia del tutto diversa. Anche lì, l’Europa non è certo innocente.

La guerra in Siria ha prodotto un massiccio flusso di rifugiati, la maggior parte dei quali sono ospitati da paesi limitrofi mediorientali, ma molti hanno attraversato il mare per cercare salvezza in Europa.

Tutta l’Europa ha la responsabilità di impedire  alla gente di affogare. E’ in parte dovuto alle loro azioni in Africa se la gente ha dovuto lasciare le proprie case,” ha detto Bello.

Paesi come la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio e la Germania, pensano di essere molto lontani e non responsabili, ma tutti hanno preso parte alla colonizzazione dell’Africa. La NATO ha partecipato alla guerra in Libia. Sono tutti parte del problema.”

Prevedibilmente, l’italiano Salvini e altri politici con una mentalità uguale, si rifiutano di inquadrare la crisi in quel modo.

Usano qualunque discorso sia necessario a garantire voti e allo stesso tempo ignorano il fatto ovvio che, senza interventi militari, senza sfruttamento economico e ingerenze politiche, una crisi dei rifugiati – per lo meno una crisi di tale rilevanza, sarebbe prima di tutto esistita.

Fino a quando questo fatto non è riconosciuto dai governi dell’Unione Europea, il flusso di rifugiati continuerà, aumentando la tensione politica e contribuendo alla tragica perdita di vite di persone innocenti, la cui unica speranza è semplicemente di sopravvivere.

Nella foto: La nave Aquarius arriva in Spagna

 (Romana Rubeo, una scrittrice  italiana,  ha contribuito a questo articolo).

Ramzy Baroud è un giornalista, scrittore e direttore di Palestine Chronicle. Il suo libro più recente  è: ‘The Last Earth: A Palestinian Story’ (Pluto Press, London). Baroud ha un dottorato in Studi Palestinesi dell’Università di Exeter ed è Studioso  Non Residente presso il Centro Orfalea per gli Studi Globali e Internazionali all’Università della California, sede di Santa Barbara.  Visitate il suo sito web: www.ramzybaroud.net.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/end-the-wars-to-halt-the-refugee-crisis

Originale: non indicato

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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